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Perché cambiare le regole di Dublino è giusto. Con buona pace di Parigi

70 anni, Sicurezza

Già da tempo due ex ministri del Governo Letta, Emma Bonino (ex ministro degli Esteri) e Mario Mauro (ex ministro della Difesa) avevano reso noto a gran voce che “siamo stati noi tra il 2014 e il 2016 a chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia” (intervista della Bonino al Fatto quotidiano dell’estate 2017) e che “Renzi e Alfano hanno accettato di accogliere tutti i migranti in cambio di più soldi e di una maggiore flessibilità sui conti pubblici” (intervista di Mauro a Libero Quotidiano dell’estate 2017). Nel frattempo il Governo è cambiato e gli italiani (considerando l’esito del voto) sono stanchi dell’accoglienza indiscriminata.

L’Europa in questi anni aveva risolto il problema migranti: da una parte la Turchia che ha fermato il flusso di migranti che arrivava in Europa attraverso la rotta balcanica; dall’altra l’Italia che ha sempre accolto tutti rifugiati e migranti economici. Anche il PM di Catania, Carmelo Zuccaro, aveva denunciato il traffico di essere umani ma la politica si è dimostrata sorda alla denuncia del businness in corso nel Mediterraneo. Adesso sono tutti preoccupati perché c’è il rischio che al prossimo vertice salti l’approvazione della riforma del regolamento di Dublino, ma siamo sicuri che gli altri Paesi europei sono proprio convinti di questa riforma o alcuni di loro cercano la scusa per farla saltare?

Intanto nei corridoi di Bruxelles gli esperti commentano che le modifiche proposte a Dublino “mirano a porre rimedio alle carenze dell’attuale sistema”; ma porre rimedio alle carenze, non vuol dire che la riforma sia fatta bene. Vediamo di che si tratta. Intanto nel testo si parla di rifugiati e non di migranti economici e siccome la maggioranza di migranti che sbarca in Italia, stando ai dati, sono migranti economici, come si risolverebbe il problema con tutti gli altri (che sono la maggioranza)? Inoltre la redistribuzione in altri Paesi partirebbe solo in casi di emergenze gravi. Nello specifico ci sarebbero le quote volontarie quando il numero di arrivi nell’Ue supera il 160 per cento dell’anno precedente e le quote obbligatorie se il flusso supera per più di due anni il 180 per cento (in questo caso le quote sono da adottare all’unanimità dei capi di Stato e di Governo, e si sa già che alcuni sono contrari alle quote). A tutto questo bisogna aggiungere che in base alle norme, i Paesi contrari all’accoglienza potrebbero cavarsela con il pagamento di una multa e senza accogliere nessuno.

Quindi tutto sommato Dublino può essere riformato meglio e non è uno scandalo se il ministro Salvini sta facendo “la voce grossa” perché vuole risolvere il problema. E stando ai fatti è ancora più assurdo che Salvini si debba preoccupare anche di rispondere al presidente Macron che dopo Ventimiglia, Bardonecchia e tutte le operazioni che compie la polizia francese al limite della legalità e umanità, lancia accuse ipocrite all’Italia.

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