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Se Erdogan vince soprattutto in Germania. L’analisi (da leggere) del generale Jean

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La diaspora turca in Germania ammonta a 3-4 milioni di persone. Di esse 1,55 milioni possiede una doppia cittadinanza e 1,44 milioni ha diritto al voto. Non si conosce quanti di essi siano curdi, poiché la legge, sia turca sia tedesca, vieta i censimenti etnici. Gli esperti li valutano fra i 650 e gli 800mila (mediamente il 15% del totale dei turchi residenti in Germania). Nelle elezioni il partito curdo – l’HDP – ha ottenuto meno del 10% dei voti.

Nelle recenti elezioni presidenziali e politiche ha votato circa la metà. I risultati hanno dato luogo a notevoli discussioni. Il partito islamico di Erdogan, l’AKP – Partito della Giustizia e dello Sviluppo – ha ottenuto il 64% dei suffragi, percentuale nettamente superiore al 52% della media nazionale. Per inciso, il principale competitore dell’AKP, il CHP – o Partito Repubblicano del Popolo – ha ottenuto il 22% dei voti, percentuale inferiore rispetto a quella raggiunta in Turchia.

Il notevole successo dell’AKP ha suscitato in Germania preoccupazioni e un acceso dibattito. Le prime riguardano il timore che la minoranza turca – la più numerosa di quelle residenti in Germania – stia abbandonando il secolarismo che veniva dato per scontato. Tale timore è stato alimentato dalle dimostrazioni di giubilo che ha provocato l’annuncio del risultato elettorale. Molti elettori di Erdogan sono sfilati agitando bandiere turche e taluni anche gridando “Allah Akbar”.

Il dibattito riguarda il livello d’integrazione della minoranza turca nella società tedesca e la condivisione da parte sua dei valori democratici liberali. Si è subito esteso alla validità della legge, voluta nel 2005 dal governo rosso-verde, che ha previsto la possibilità per i lavoratori stranieri in Germania di avere una doppia cittadinanza. I toni del dibattito si sono scaldati anche per le difficoltà che sta conoscendo la Cancelliera Angela Merkel con la Csu bavarese, proprio sulla questione dell’immigrazione. Secondo i suoi critici, tale legge, che avrebbe dovuto facilitare l’integrazione, l’avrebbe resa più difficile. Andrebbe quindi abolita.

A parer mio, molti dei timori espressi sono eccessivi. La doppia cittadinanza può provocare in qualcuno una dissociazione psicologica e un’incertezza sulla propria identità, quindi la tendenza di aggrapparsi a riferimenti più solidi, quale la forte personalità di Erdogan. Ma il successo dell’AKP non mi sembra dovuto a questo. Già nelle precedenti elezioni, a partire da quella del novembre 2015, l’AKP aveva ottenuto in Germania una percentuale di voti superiore a quella raggiunta in Turchia. Ha influito certamente il fatto che la principale associazione politica turca in Germania – l’Unione Democratica Turco-Europea – mobilitatasi completamente nelle recenti elezioni è strettamente collegata con il partito di Erdogan. Altri fattori più contingenti hanno certamente influito sul grande successo dell’AKP. Uno è stato la rabbia suscitata nella comunità turca dal divieto del governo tedesco a comizi di esponenti turchi in Germania. Un secondo fattore è la rabbia per il riconoscimento da parte del Bundestag del genocidio degli armeni e per la pubblicazione di vignette satiriche sul presidente turco. Va comunque tenuto conto che le preoccupazioni suscitate in Germania non vanno del tutto trascurate. Come negli altri Paesi europei, sta crescendo un “sovranismo” intollerante verso le minoranze etniche. L’utilizzazione, da parte dei partiti estremisti di destra e di sinistra, del successo elettorale dell’AKP, potrebbe accrescere il razzismo e l’intolleranza nel Paese europeo più importante, oltre ad accrescere le difficoltà per l’attuale governo tedesco, centrale per gli equilibri nel nostro continente.

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