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I dolori (di welfare) del giovane Macron

macron

Non è tutto oro quello che luccica sotto la Torre Eiffel. Di risultati sino ad oggi Emmanuel Macron ne ha portati a casa alcuni, come il buon accordo commerciale con la Cina, il rapporto recuperato con il principe saudita MBS (Bin Salman) in ottica futura, il filo diretto con Donald Trump costruito dal nulla.

È sul fronte interno, però, che si stanno presentando alcuni dossier complessi e ad oggi irrisolti con la volontà dell’Eliseo di procedere alla riforma della Sncf, scoglio su cui hanno fatto marcia indietro i suoi predecessori.

SNCF

Più di 700 posti di lavoro verranno tagliati in tre anni da Sncf, il colosso francese dei trasporti. Più del 10% del totale. La notizia è ufficiosa ma dovrebbe essere confermata il 10 luglio nel prossimo Cda e i sindacati sono già sul piede di guerra. Ci sarà la non sostituzione di pensionamenti, in primis. È dallo scorso aprile che si sta infuocando il conflitto dei lavoratori ferroviari contro la riforma che investe la filiale del suo ramo merci, con un deficit monstre da 4,3 miliardi di euro.

Ma dopo una ricapitalizzazione effettuata all’interno del gruppo Sncf ecco che per la nuova governance si parla del 2020. Con, nel frattempo, l’esigenza di tagliare la forza lavoro.

Lo scorso 28 giugno si è concluso un altro turno di scioperi e mobilitazioni (con in piazza i sindacati sindacati CFDT e Unsa) che però riprenderanno il 6 luglio prossimo per altre 48 ore. Trentasei giorni di sciopero, il più lungo da 30 anni a questa parte in Francia.

Difendere il “modello sociale e repubblicano”, sostengono le rappresentanze sindacali, con la nota dolens che riguarda i nodi del contendere: l’80% delle richieste, dicono, non sono neanche state dibattute dall’azienda. Per questa ragione hanno cerchiato in rosso il prossimo fine settimana, in concomitanza con il primo mini esodo della stagione estiva appena iniziata.

QUI SINDACATI

I sindacati contestano metodo e merito della riforma. Sostengono che la nuova formula dell’azienda non rappresenta, per il momento, alcuna garanzia reale né per il servizio pubblico né per i ferrovieri. Non solo i due sindacati chiedono un altro sciopero (venerdì 6 e sabato 7 luglio) ma fanno capire di avere già in calendario altri giorni estivi per ulteriore mobilitazione in agosto e settembre, quando in Francia c’è il clou della stagione turistica.

Tra l’altro Sncf è stata condannata a pagare i lavoratori per i giorni di riposo programmati durante i giorni di sciopero nella controversia in corso. Nello specifico, il tribunale di Bobigny ha stabilito che la protesta contro le previste riforme dovrebbe essere conteggiata come 18 scioperi separati. Per cui lo stesso tribunale ha dichiarato che le singole comunicazioni di previsto sciopero sono state emesse per ciascuno dei 18 scioperi della durata di due giorni. Secondo l’azienda, che farà appello, verranno versati ai lavoratori tutti i soldi dovuti per i giorni di sospensione in attesa della decisione finale.

RIFORMA

Lo scorso 14 giugno la camera alta del parlamento francese ha approvato le riforme contestate dell’operatore ferroviario statale, la Sncf. Le modifiche in questione avevano già incassato il via libera della camera bassa. Il disegno di legge prevede la fine di posti di lavoro a tempo indeterminato, fine dell’automaticità del progresso salariale, ed elimina la possibilità di pensionamento anticipato per le nuove assunzioni.

In più ridefinisce lo status giuridico legale della Sncf che il governo afferma voler uniformare ai cambiamenti della normativa europea sulla concorrenza. Ma cittadini e dipendenti non hanno gradito e lo hanno dimostrato scendendo in piazza, sostenendo che riforme simili in tutta Europa hanno comportato un degrado complessivo dei servizi, un aumento dei costi per gli utenti e condizioni di lavoro peggiori.

SCENARI

La compagnia gestisce l’intero traffico ferroviario nazionale del Paese con 14.000 treni in circolazione ogni giorno, impiegando oltre 180.000 persone in 120 Paesi in tutto il mondo. L’idea di una profonda riforma della società statale finanziariamente in difficoltà nasce su stimolo del rapporto Spinetta, commissionato nell’ottobre dello scorso anno dal ministro dei Trasporti Elisabeth Borne, che ha incaricato l’ex direttore generale dell’Air France Jean-Cyril Spinetta di valutare l’attuale e il futuro stato del settore ferroviario francese nel contesto del debito crescente della Sncf.

Lo scorso mese di febbraio il report ha visto la luce e ha decretato lo stato di salute della rete: insoddisfacente. Ad oggi il debito che zavorra Sncf ammonta a 46 miliardi di euro (dati del 2017) e l’elemento di maggiore preoccupazione per l’Eliseo è il trend di crescita: continua a lievitare ad un tasso annuale di circa 3 miliardi di euro.

twitter@FDepalo

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