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Hamas e Teheran verso la riconciliazione, Hezbollah punta il mirino

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Il regime di Teheran ha stabilito dal 1979 una nuova festa: la Giornata Internazionale per al-Quds, che cade l’ultimo venerdì del mese di Ramadan ed è occasione di marce e manifestazioni anti-israeliane in Iran e nel mondo. Quest’anno, l’Iran avrebbe finanziato un iftar (pasto alla fine del digiuno quotidiano) proprio a Gaza con un collegamento internet di Ali Akbar Velayati, consigliere del Leader Supremo e mente del programma nucleare. Secondo l’analista Avi Issacharoff, l’Iran ha finanziato anche “la grande marcia del ritorno”, pagando i feriti e i morti secondo una lista di premi fatta circolare da Hamas all’inizio delle proteste.

Tra il 2011 e il 2012 i leader di Hamas avevano preso posizione contro Assad e in favore dei ribelli. Dopo la chiusura degli uffici e l’espulsione degli attivisti, Siria e Iran avevano rotto le relazioni con Hamas. Dall’inizio del 2018 ci sono però segnali di distensione.

A gennaio 2018 sono stati rivelati i nuovi nomi della gerarchia di Hamas nella West Bank, tra cui Maher Obeid, uomo vicino al regime iraniano e oggi a capo di Hamas in Cisgiordania. Un ulteriore segno di distensione sarebbe la collaborazione tra Hamas e Hezbollah in Libano, come riportato la scorsa settimana dal giornale libanese anti-Hezbollah al-Jumhuriya. La questione sarebbe anche oggetto di un’intensa attività diplomatica di Israele all’Onu, come riportato anche dal giornale israeliano YNet.

Hamas ha bisogno di nuove fonti di finanziamento. La distruzione dei tunnel e le sanzioni imposte dall’Autorità Palestinese fanno vacillare il regime di Gaza. L’Iran vuole una guerra contro Israele, quindi i comuni interessi porterebbero a un una nuova era di relazioni Teheran-Gaza. Qassem Soleimani, il capo delle Brigade Qods, le truppe di élite delle Guardie della Rivoluzione, sarebbe la mente dell’attacco contro Israele dalla Siria. Chiamato “il comandante ombra”, Soleimani vive una vita estremamente riservata e le sue capacità militari e politiche sono servite a consolidare la presenza iraniana in Siria. La ferma volontà di intraprendere una guerra con Israele può aver spinto l’Iran a riallacciare i rapporti con Hamas. Soleimani sarebbe vicino al leader di Hamas Yahya Sinwar, che in un’intervista alla rete TV libanese al-Madayeen a maggio lo ha lodato e ringraziato per il sostegno militare e logistico alle Brigate Izz a-Din al Qassam.

La prospettiva di una nuova guerra con Israele si fa più probabile per la vicinanza degli attori ostili. Dopo il fallimento siriano, l’Iran starebbe agendo da Libano e Gaza per rafforzare le capacità militari di Hezbollah e Hamas, perseguendo il progetto di un conflitto diretto con Israele.


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