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La pace val bene una epurazione ai vertici militari. Ecco le nuove mosse di Kim

corea

Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un ha rimosso tre dei top brass dell’esercito dai propri ruoli, come segno di buona volontà nei confronti del vertice che tra una settimana si terrà a Singapore con il presidente americano Donald Trump. Gli alti ufficiali erano considerati scettici nei confronti dell’avvicinamento di Pyongyang a Seul e Washington, almeno secondo le informazioni rivelate in forma anonima alla Reuters da un funzionario militare americano informato sul dossier.

Reuters non ha identificato i tre ufficiali militari, ma lo ha fatto la sempre ben informata Yonhap, agenzia stampa sudcoreana, che ha citato una fonte dell’intelligence: si tratta del ministro della Difesa, Pak Yong-sik; di quello dello Stato maggiore dell’Esercito del popolo coreano (Kpa), Ri Myong-su, e di Kim Jong-gak, direttore dell’Ufficio politico generale del Kpa, sostituzione quest’ultima annunciata anche sui media del Nord qualche settimana fa.

I tre falchi storici avrebbero voluto mantenere la linea dura, zero contatti, mentre Kim ha avviato una stagione di colloqui che dovrebbe portare verso un negoziato per la denuclearizzazione. Tutti e tre i funzionari militari sono stati rimpiazzati da elementi più giovani: certamente non privi del peso ideologico anti-americano, ma probabilmente più malleabili davanti alle novità dell’attuale linea del Leader.

Kim, come molti dei sovrani assoluti, soffre di una sindrome paranoica da dissenso: sa che il suo potere è forte, ma al tempo stesso in equilibrio precario continuo. Non può permettersi dissensi che potrebbero scoperchiare vasi di Pandora, e dunque potrebbe anche utilizzare lo shift strategico legato al vertice e ai passaggi successivi per un (altro) repulisti interno – con buona pace degli epurati, che potrebbero finire confinati in prigione, oppure trucidati (vedi il caso di Jang Song-thaek, zio di Kim diventato una figura che il popolo avrebbe potuto identificare troppo facilmente come un rivale del satrapo).

L’esercito nordcoreano è un centro del potere all’interno della cerchia più ristretta del regime, che avrebbe potuto prendere anche posizioni contrarie alla denuclearizzazione e ai negoziati. Ora, il nuovo direttore dell’ufficio politico del Kpa, Kim Su Gil, è una figura altamente fidata per Kim, mentre il nuovo ministro della Difesa (ex vice), No Kwang Chol, è considerato un politico dalle visioni più morbide.

Le purghe sarebbero dunque un modo per assicurare il controllo delle forze armate a lealisti di Kim, in un momento delicato per il paese, e allo stesso tempo potrebbero servire come segnale di impegno concreto verso gli Stati Uniti: un rimaneggiamento interno verso posizioni più moderate (detto con le pinze) che il ministero della Riunificazione di Seul ha definito “insolito”.

Ma attenzione: non ci sarebbe da stupirsi se i report delle autorevoli agenzie si rivelassero falsi. Non è la prima volta che Pyongyang diffonde, per confondere le acque, notizie su epurazioni non avvenute: è il caso per esempio di quando, nel febbraio 2016, Ri Yong Gil, alto papavero del regime, era stato dato per giustiziato nell’ambito di una purga di alto livello, ma poi ad aprile dell’anno dopo era riapparso in pubblico mostrando i simboli (su tutti la posizione a fianco a Kim) di una promozione. Ri Yong Gil, già membro del comitato centrale del Partito e vice capo di stato maggiore, adesso avrebbe sostituito Ri Myong-su, anziano e potentissimo funzionario, un tempo confidente del padre di Kim.

 

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