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La parata del 2 giugno, battesimo del governo tra selfie e promesse

giugno

La parata ai Fori imperiali per la festa della Repubblica, a meno di 24 ore dal giuramento del governo Conte, va raccontata dalla fine. Concluso lo sfilamento dei reparti, un paracadutista della Brigata Folgore, Giuseppe Tresoldi, da 36 anni nella brigata, è atterrato di fronte al palco presidenziale con un tricolore di 400 metri quadrati: un arrivo emozionante, molto applaudito, e mentre l’enorme simbolo di unità nazionale veniva portato via da rappresentanti dello Stato civili e militari, Antonio Decaro, presidente dell’Anci, e Valentina Pontremoli, sindaco di Bardi (Parma), il più giovane d’Italia, hanno consegnato al presidente Sergio Mattarella un tricolore. Momenti innovativi e significativi della cerimonia perché, di fronte a un governo neonato basato su una maggioranza alle prime armi, sono stati un messaggio chiaro e non retorico su come rappresentare l’Italia. Un altro piccolo tricolore fatto a maglia (con l’aiuto delle nonne) è stato consegnato a Mattarella dagli studenti di due scuole di Vibo Valentia

L’altra “notizia” riguarda Matteo Salvini. Tra i più applauditi al suo arrivo, come il presidente Giuseppe Conte accerchiato da un nugolo di fotografi e operatori tv, alla fine della cerimonia il vicepresidente del Consiglio, ministro dell’Interno e segretario della Lega è stato letteralmente sommerso da decine e decine di spettatori che lo fotografavano o gli chiedevano un selfie, una scena mai vista il 2 giugno a prescindere dai governi.

Chi gli ha parlato mentre era sul palco ha avuto la sensazione di un politico molto preso dal ruolo, meno prodigo di confidenze anche con chi conosce da anni: la gravosità del compito consiglierebbe di stare con i piedi ben piantati per terra. Forse, però, proprio le prime ore (e magari anche la vigilia) da titolare del Viminale l’hanno fatto riflettere. Sarà una coincidenza, ma da almeno un paio di giorni non dice che i clandestini saranno cacciati in un batter d’occhio, cosa impossibile. A margine della parata Salvini ha ripetuto che domani, 3 giugno, andrà in Sicilia: “La nostra frontiera. Voglio migliorare gli accordi con i Paesi da cui arrivano migliaia di disperati per il bene nostro e loro”. Ottimo aumentare gli accordi, il problema sarà convincere quei Paesi a riprendersi gratis gli immigrati irregolari.

La parata per il 72° anniversario della Repubblica ha visto sfilare circa 5mila persone di corpi militari e civili, oltre a 260 bandiere e stendardi, 14 bande e fanfare militari, 58 cavalli, 11 unità cinofile e 70 veicoli. Circa 300 sono stati i sindaci che hanno aperto la cerimonia. I primi reparti hanno ricordato il centenario della Prima guerra mondiale: Esercito, Marina e Aeronautica sono stati rappresentati dagli eredi di quei combattenti anche con le bandiere di reparti che vinsero la guerra e che sono stati poi sciolti.

Poco prima, Mattarella aveva reso omaggio come sempre al Milite Ignoto a Piazza Venezia. Ha sfilato l’Italia delle Forze armate e della sicurezza: le tre armi impegnate nelle missioni internazionali e in quella Strade sicure, i Carabinieri delle stazioni e quelli dei reparti speciali, la Polizia con le specialità e i Nocs, la Guardia di Finanza anche con le unità antiterrorismo, la Guardia costiera sempre in prima linea sul fronte immigrazione, le crocerossine che lavorano anche nell’ospedale libico di Misurata, la Protezione civile. Tanti applausi al gruppo paralimpico della Difesa con il consueto portabandiera, il tenente colonnello Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare, e più applausi di altri hanno avuto per esempio il Col Moschin, la Folgore e il Gis dei Carabinieri così come i Vigili del fuoco, oltre ovviamente ai bersaglieri. Inevitabile l’apprezzamento per il ruolo delle Forze armate in Italia e nel mondo espresso dal capo dello Stato nei messaggi al neoministro, Elisabetta Trenta, e al capo di Stato maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano.

E le nuove istituzioni sul palco? Dovranno abituarsi a certe cerimonie. Qualcuno si stancava di applaudire a ogni reparto, qualche altro è rimasto a braccia conserte durante l’Inno nazionale (Gianmarco Centinaio), mentre stavolta il presidente della Camera, Roberto Fico, è stato istituzionale e non ha messo le mani in tasca. La soddisfazione di esserci era palpabile, sembravano le ultime ore di vacanza prima di cominciare a lavorare davvero. L’unico con la testa altrove sembrava Salvini, che spesso usava il cellulare per qualche messaggio e che magari pensava ogni tanto agli impegni immediati. L’abbraccio della folla a tutti i neoministri ha mandato un messaggio chiaro tanto che Luigi Di Maio successivamente, su Facebook, ha detto che non promette miracoli e che “la mia più grande preoccupazione sarà non deludere gli italiani e non vi deluderò”.

Il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha premesso che ci vorrà tempo, ma “siamo umili, concreti, coesi”. Ecco, se si alzasse il tasso di umiltà nel governo non sarebbe male.

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