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Allarme Lega per i 5 Stelle. Così Salvini cannibalizza l’alleato di governo

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Se sono elezioni amministrative arrivate troppo presto per essere caricate di troppo significato nazionale, i dati che però arrivano dai 761 comuni al voto, di cui 20 capoluoghi di provincia, mostrano una Lega andare come un treno e trascinare alla vittoria anche il centrodestra. Stabile, con qualche speranza di risalita, il Pd, mentre va male il Movimento 5 Stelle, che non riesce a trasferire il successo nazionale nelle città. Soprattutto al Sud e in Sicilia, dove invece alle Regionali aveva ottenuto buoni risultati. Il movimento di Luigi Di Maio, infatti, conquista solo 4 comuni e nei capoluoghi va al ballottaggio solo a Ragusa e Avellino. Davvero poco. Due i simboli della sconfitta pentastellata: il pessimo risultato a Ivrea, città simbolo della Casaleggio & Associati, e la sconfitta nel secondo e terzo municipio di Roma, dove si è manifestata un’evidente insoddisfazione per la sindaca Virginia Raggi. Curioso, invece, il successo di Claudio Scajola a Imperia, che, dopo lo strappo con Forza Italia, andrà al secondo turno contro un esponente della destra, Luca Lantieri.

Per il resto il centrodestra strappa al centrosinistra Treviso, Vicenza e Catania (con Mario Conte, Francesco Ruocco e Salvo Pogliese); il centrosinistra tiene Brescia e Barletta (con Emilio Del Bono e Cosimo Cannito). La Lega torna a crescere nel Nord Est e nelle regioni rosse dove, anche quando rincorre, aumenta i consensi. E cresce anche nel Sud, a scapito proprio dei grillini.

Il partito di Martina è in sofferenza, ma tiene, andando al ballottaggio, quasi sempre contro Berlusconi e Salvini. A Siena il dem uscente Bruno Valentini dovrà scontrarsi al secondo turno con Luigi De Mossi (centrodestra). A Terni il candidato del centrosinistra Luigi Angeletti è rimasto fuori. A Massa Carrara è ballottaggio tra Alessandro Volpi (csx) e Francesco Persiani (cdx). A Imola, invece, il ballottaggio sarà tra una dem, Carmen Cappello, e la grillina Manuela Sangiorgi. Ballottaggi tra centrodestra e centrosinistra pure a Sondrio, Teramo, Ancona, Messina, Pisa e Brindisi.

Queste amministrative ci dicono due cose. Innanzitutto che il vecchio schema bipolare centrodestra-centrosinistra non è ancora morto: nella maggior parte delle città è ancora su questo doppio binario che si ragiona. Da qui le dichiarazioni di giubilo di chi nel centrodestra unito crede ancora, come Giorgia Meloni e Maurizio Gasparri. In secondo luogo, se gli italiani affidano il governo del Paese ai 5 Stelle, non si fidano a consegnare loro il governo delle città. E questo per Di Maio & Co. potrebbe essere un problema.

Si conferma, inoltre, la tendenza del Carroccio a fagocitare l’alleato di governo. E la polemica sui migranti non ha fatto altro che confermare lo strapotere, mediatico e politico, di Salvini su Di Maio. D’altronde la Lega appare granitica, compatta dietro il suo leader, mentre M5S sembra sempre più diviso, con al suo interno anime diverse e in guerra tra loro. La sconfessione di Di Maio a Belle Grillo sull’Ilva e le critiche sulle politiche dei migranti dalla parte sinistra capitanata da Roberto Fico mostrano un movimento sempre più in fibrillazione, senza una bussola precisa.

Detto questo, non vuol dire che l’alleanza di governo non riemerga ai ballottaggi. Dove ci sarà un candidato di centrodestra, tanto meglio se della Lega, i grillini al secondo turno convergeranno su di lui. Viceversa nelle città con in lizza un pentastellato contro un dem, sarà la Lega a convergere.
Guardando in avanti, questo risultato non è un bel messaggio per Di Maio. Che sulla politica nazionale da qui in avanti dovrà mostrare maggior carattere, dettare l’agenda, imporre i suoi temi, non farsi fagocitare da Salvini. Sarà questa la vera sfida per il ministro del Lavoro nei prossimi mesi, con la speranza di trovare nell’inquilino di Palazzo Chigi, Giuseppe Conte, un alleato e non un ostacolo nel tentare di contenere la strabordanza di Salvini.

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