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L’eredità di Delrio e le sfide di Toninelli alle Infrastrutture

Il nuovo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti il senatore Danilo Toninelli sin dal primo giorno del suo insediamento al dicastero avrà a disposizione per ogni più opportuna valutazione il vasto lavoro impostato e già avviato da tempo da chi lo ha preceduto ovvero il ministro Graziano Delrio.

Questi, com’è noto, sin dal suo arrivo negli uffici ministeriali avvenuto nella primavera del 2015 ha elaborato e portato innanzi con la collaborazione dei dirigenti del ministero – e il supporto della Nuova Struttura tecnica di Missione coordinata prima dal prof. Ennio Cascetta e dopo la sua nomina a presidente dell’Anas dal prof. Giuseppe Catalano – una strategia e programmi di intervento riguardanti infrastrutture e trasporti, riassunta nello slogan “Connettere l’Italia” che ha rappresentato l’inizio di un nuovo cammino di lungo periodo per rafforzare le connessioni dell’Italia con l’Europa e il mondo e migliorare le reti nazionali di mobilità, nel rispetto della sostenibilità economica, ambientale e sociale. “Connettere l’Italia”, in altre parole, ha mirato a dare al Paese una politica avanzata per le infrastrutture e i trasporti, che è decisiva per la sua crescita economica e per la vita quotidiana dei cittadini.

La geografia della nostra penisola è un destino e quello dell’Italia deriva dalla sua collocazione fisica: visto dall’Europa, guardando da Nord verso Sud il nostro Paese appare un lunghissimo e frastagliato molo naturale, un ponte che si slancia al centro del Mediterraneo. Quali sono state allora le strategie infrastrutturali e trasportistiche portate innanzi da Delrio su questo grande ponte naturale? Vi è una ricca pubblicazione, curata dalla RAM – una società in house dello stesso Ministero – in cui è raccontato cosa si è scelto di fare negli ultimi tre anni e per quali ragioni, e quale è stata la visione di futuro che ha ispirato lo staff ministeriale.

Sono state compiute scelte e avviati progetti per dotare il Paese di una nuova mobilità, sono state avviate o completate infrastrutture e opere “utili, snelle e condivise” – è stato questo un vero mantra di Graziano Delrio – prevedendo anche il pubblico dibattito sulle grandi opere come nell’esperienza francese. Si è sviluppata inoltre l’intermodalità con la “cura del ferro”, mirante a spostare la mobilità di persone e merci dalla strada alla rotaia, per ridurre l’impatto ambientale del traffico che con la “cura dell’acqua” si è cercato anche di spostare sulle vie marittime valorizzandone la modalità di trasporto. Si è lavorato sulla regolazione delle concessioni autostradali e sullo sviluppo urbano sostenibile, con l’avvio di un grande piano per il rinnovo di autobus e treni e la costruzione di nuove metropolitane e tramvie, alfine di colmare il gap con i Paesi più avanzati dell’Europa ove il trasporto pubblico è più sviluppato ed ecosostenibile del nostro. Si sono sperimentate nuove tecnologie per i progetti delle smart city e si è lavorato a fondo anche sulla mobilità turistica.

Nell’Italia meridionale si sono messe a punto – a valere sui fondi del PON-Infrastrutture e reti 2014-2020 – i progetti di cinque ALI-Aree logistiche integrate finalizzate a raccordare sempre di più portualità, reti stradali e ferroviarie, piattaforme logistiche, interporti, aeroscali.

Insomma il nuovo ministro avrà a sua disposizione un vasto patrimonio di programmi, interventi e analisi da cui potrà partire per far compiere al nostro Paese ulteriori passi in avanti verso una moderna civiltà dei trasporti e della mobilità, con un uso molto accorto del suolo ed una project review che ha consentito per la realizzazione di grandi opere stradali e ferroviarie il risparmio di alcune decine di miliardi.

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