È la questione morale del Movimento 5 Stelle quella che si è scatenata con l’apertura dell’inchiesta romana sullo stadio della Roma. Lo hanno sottolineato due giornalisti di spicco con due editoriali pubblicati oggi quasi dallo stesso titolo su due testate diverse: sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio firma “Diversi in che senso?” mentre sul Tempo, Franco Bechis “I grillini sono diversi… ma diversi da chi?”.
Il centro d’attenzione è chiaramente l’inchiesta della Procura di Roma che ha portato a 16 indagati e 9 arresti, che come sottolineano entrambi i giornalisti, coinvolge molte delle forze politiche tradizionali, e su questo nessuna novità, scrivono Travaglio e Bechis. La novità è che questa volta l’inchiesta coinvolge anche quel Movimento che ha fatto della sua purezza e della differenza con “la casta” la sua ragion d’essere e grazie a questo è riuscito a raggiungere i banchi del governo. Questa inchiesta, scrive Bechis, è “una bomba sui militanti che avevano creduto in una radicale differenza fra i loro ‘portavoce’ e la vecchia classe politica che anche in questo caso è finita naturalmente nell’indagine. Ieri – prosegue l’editorialista del Tempo – nelle frenetiche chat grilline romane la delusione era palpabile, e di ora in ora montava la rabbia di fronte a quello che si leggeva”.
Lo stesso Marco Travaglio sottolinea la gravità delle conseguenze dell’inchiesta, non semplicemente penali, che andranno accertate dalla magistratura, ma piuttosto politiche. Tra i 5 Stelle, scrive Travaglio, ad essere coinvolto dall’inchiesta è in primo luogo l’avvocato Luca Lanzalone, detto mister Wolf (il personaggio del film di Tarantino, Pulp Fiction, che si occupava di risolvere i problemi più complicati) “l’avvocato genovese che ha lavorato per Beppe Grillo”, ricostruisce Travaglio, “diventato intimo di Casaleggio, che l’ha invitato come consulente prima a Livorno per aiutare la giunta Nogarin a salvare la municipalizzata dei rifiuti, poi a Roma per assistere la giunta Raggi nel ginepraio dello stadio”. Insomma, l’uomo giusto per gestire le questioni più spinose, che infatti è poi diventato presidente di Acea, la municipalizzata dell’acqua e dell’energia romana di non facile amministrazione. Lanzalone, scrive Travaglio, “se davvero si fece promettere incarichi da Parnasi, si è posto in palese conflitto di interessi. E si deve dimettere da Acea, non solo perché si trova agli arresti”. Dimissioni, dunque, prima di qualsiasi sentenza.
Ma secondo Travaglio, la via con cui il Movimento 5 Stelle (assieme all’alleato di governo Salvini) può dimostrarsi “diverso” dai partiti tradizionali esiste: “Se i due azionisti del governo Conte vogliono dimostrarsi diversi dagli altri – scrive il direttore del Fatto -, non possono accontentarsi di così poco (ossia una dichiarazione di presa di distanza, ndr)”. Salvini, scrive Travaglio, “deve restituirgli i 250mila euro versati alla onlus leghista” mentre “i 5 stelle devono cacciare Lanzalone da Acea, dopo aver preteso l’elenco di tutti gli incarichi professionali ricevuti da quando lavora per loro, per verificare e stroncare altri eventuali conflitti di interessi”.
Insomma, come scrive Bechis, “l’inchiesta sullo stadio di Roma è una sorta di alluvione sul mondo grillino che non avrebbe mai pensato di vedere i suoi in questa condizione”, e seppure la rilevanza penale potrebbe non essere così impattante, così non è per l’immagine e la credibilità politica del Movimento. Le scelte che verranno, dimostreranno se e quanti i grillini siano diversi, e soprattutto da chi.