Oggi, lunedì 18 giugno.
Il giorno del sorpasso, del primo che diventa secondo, del secondo che diventa primo. La Lega al 29,2, il M5S al 29: un vero e proprio ribaltone a pochi mesi dal voto di marzo (finito 32,7 a 17,4 in favore dei grillini).
Il sondaggio SWG per il tg de La7, anticipato da Enrico Mentana via Twitter, arriva come una bomba atomica sul M5S, già messo a dura prova dalle prime due settimane di governo e dall’esplosione del caso Parnasi-Lanzalone.
Così infatti finisce nero su bianco quello che si sente nell’aria da giorni come diretta conseguenza degli ultimi fatti politici: l’evidente difficoltà del movimento grillino nel nuovo ruolo “governativo”, che rende afono Grillo stesso, equilibrista il presidente della Camera Fico, furibondo ma ondivago Di Maio, sfuggente Casaleggio, assente Di Battista, improponibile la Raggi.
Per carità, non è facile passare dalla protesta alla proposta. Ci vogliono mesi di paziente esercizio, soprattutto in un Paese spietato come l’Italia, dove tutti giudicano e pochi agiscono. È però evidente la fatica del movimento, a fronte di una demagogica e spregiudicata linea d’azione del capo leghista, che sarà pure inguardabile e pericolosa (come spiega con classe oggi Antonio Polito sul Corriere della Sera), ma allo stato incontra il favore di vasti strati dell’opinione pubblica proprio perché sfugge ad ogni regola del “politically correct”.
Dove porta tutto questo?
Certamente ad uno stato di tensione crescente all’interno della maggioranza, perché, nessuno lo dimentichi, l’anno prossimo si vota per le europee e la tentazione tornare alle urne anche per le politiche (pur con date diverse, perché è impossibile fare diversamente per legge) può farsi strada in un baleno.
Tasse e immigrazione, le due battaglie della Lega, possono essere giocate anche sul breve periodo, puntando ad incassare un risultato prima che problemi di bilancio o complicazioni internazionali si mettano di traverso.
Sull’altro fronte c’è il M5S, avvitato più che mai in una spirale di frasi sussurrate a mezza bocca nei corridoi di Montecitorio e Palazzo Madama, dove molti degli eletti dicono senza voler dire, raccontano solo off the records, commentano solo se garantiti dall’anonimato.
Insomma il movimento è una pentola a pressione sul punto di esplodere che cerca una valvola di sfogo, una battaglia per segnare un punto al tabellone.
Sarà un’estate politica rovente, non solo per il termometro. Poi ci sono le vicende giudiziarie. Già, giusto un dettaglio.