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La crisi del Patriarcato Ortodosso a Gerusalemme: nazionalisti e conflitto

I greco-ortodossi in Israele, Autorità Palestinese e Giordania sono la principale comunità cristiana per numero e importanza economica. Il Patriarcato Greco-Ortodosso possiede numerose proprietà ed è stato oggetto di forti critiche per vendite di immobili a un gruppo ebraico che acquisisce proprietà nell’area. La recente vendita, tenuta segreta fino a all’anno scorso, è considerata da alcuni un atto di tradimento della causa palestinese, poiché favorirebbe la “giudeizzazione di Gerusalemme” e il consolidamento della presenza israeliana nella città.

Dopo la dichiarazione di Trump a dicembre 2017 e lo spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme, un gruppo appartenente alla comunità greco ortodossa, il “Movimento per la Verità”, ha organizzato una serie di proteste contro l’attuale Patriarca Theophilos III. Un gruppo di palestinesi ha anche attaccato il Patriarca mentre si recava a Betlemme alla vigilia del Natale ortodosso il 6 gennaio. In questi giorni il giornale Arab48 riporta che il “Movimento per la verità” della Chiesa ortodossa condanna anche il console turco per aver ospitato il Patriarca Theophilos ad uno degli iftar (pasti serali di interruzione del digiuno durante il Ramadan) organizzati dal Consolato di Turchia a Gerusalemme.

Questa marginale tensione interna alla comunità greco-ortodossa riflette un conflitto molto più profondo delle comunità cristiane con Israele. La questione non riguarda la vendita di immobili del Patriarcato (si tratterebbe di due hotel nei pressi della porta di Giaffa all’entrata della città vecchia di Gerusalemme), ma il fatto che gli acquirenti siano dei gruppi ebraici. L’accusa mossa al Patriarca dal gruppo “Movimento per la verità” è di tradimento per il supporto al consolidamento di Israele a Gerusalemme e per quella che è definita la “giudeizzazione”.

Il rapporto tra Israele e i Patriarcati cristiani è complesso e le tensioni spesso si concentrano su questioni politiche, come il riconoscimento della sovranità israeliana su Gerusalemme, la tassazione delle proprietà delle Chiese e le posizioni riguardo al conflitto. A questo si aggiungono le convinzioni politiche, che particolarmente nella Chiesa ortodossa abbracciano in gran parte il nazionalismo arabo e la causa palestinese. Tale visione politica definisce i cristiani come prima arabi, poi palestinesi e quindi cristiani, sviluppando una concezione teologica-politica che vede nello Stato ebraico un’incompatibilità con l’identità cristiana e nella sua opposizione un cardine della presenza cristiana in Medio Oriente.

Molti leader religiosi e laici della Chiesa Ortodossa adottano una retorica apertamente ostile a Israele e condonano la violenza politica definendola resistenza. Oltre all’identità, le politiche del Patriarcato si legano a quelle dell’Autorità Palestinese, che proibisce la vendita di proprietà a israeliani.

Il patriarca Irenaios I, predecessore dell’attuale guida della comunità greco-ortodossa, è stato costretto nel 2005 a lasciare la sua posizione proprio in seguito a una vendita di proprietà a un gruppo ebraico. Considerato un traditore, vive confinato all’interno della sede del Patriarcato. La stessa fine chiedono ora degli attivisti della Chiesa ortodossa per Theophilos III.

Il conflitto interno alla comunità greco-ortodossa sarà centrale nello sviluppo dei rapporti con Israele per il prossimo futuro, in particolare a Gerusalemme. Un numero maggiore di abitanti a Gerusalemme Est, con carta di identità israeliana ma senza passaporto, ha fatto richiesta di cittadinanza israeliana. Israele ha anche cambiato politica verso la parte araba di Gerusalemme, investendo nel sistema di educazione (che finora seguiva i programmi scolastici dell’Autorità Palestinese) e anche nelle infrastrutture. Il cambiamento israeliano è percepito come una mossa per consolidare la sovranità dello Stato ebraico in quella che i palestinesi considerano la capitale della Palestina sotto occupazione. L’Autorità Palestinese e i gruppi nazionalisti vedono con preoccupazione le tendenze integrazioniste, e la rimozione del Patriarca sarebbe un chiaro segnale della linea politica anti-normalizzazione.



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