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Salvini parla, Tria tampona. Le due anime del governo gialloverde

salvini

Matteo Salvini parla, Claudio Borghi sale alla presidenza della commissione Bilancio e lo spread sale. Il tutto mentre Giovanni Tria, vola a Bruxelles per l’Eurogruppo e ribadisce la sua linea. L’euro e l’Europa sono qualcosa di irrinunciabile per l’Italia. Tradotto non si può pensare di fare della fantafinanza sui conti pubblici italiani. Peccato che ancora una volta sia venuta fuori tutta la differenza tra le due scuole di pensiero che animano il governo legastellato.

Quella un po’ più disciplinata del ministro Tria e quella un po’ più allegra e disinvolta di Lega e Cinque Stelle. Un esempio? Questa mattina Salvini ha nuovamente agitato lo spettro di una revisione strutturale della Legge Fornero in materia di pensioni, che nelle more del ministro dell’Interno dovrebbe materializzarsi entro fine anno. “Aspettiamo che i ministri abbiano gli uffici e poi cominciamo a smontare la legge Fornero con l’introduzione della quota 100” per andare in pensione, ha dichiarato Salvini. Parole prese male, malissimo dai mercati: la borsa ha virato in negativo (-1,9% la chiusura) e lo spread si è portato in pochi minuti a quota 234 e poi fin su a 240.

Quota 100 rappresenta la somma tra età anagrafica, attualmente si ipotizza un minimo di 64 anni, e gli anni dei contributi che sarebbero quindi 36. Il progetto di riforma che caldeggia la Lega punta a reintrodurre maggiori elementi di flessibilità nel sistema previdenziale, che con la legge Fornero di fine 2011 era stato reso molto rigido perché aveva abolito il vecchio sistema delle quote.

Si tratta di un’idea, prevista nel contratto di governo stipulato tra M5S e Lega, ma che in passato era stata avanzata da diversi esperti. Il progetto più conosciuto era contenuto in un decreto promosso dall’ex Ministro del lavoro, Cesare Damiano, in cui era previsto che i lavoratori avrebbero dovuto avere un’età anagrafica minima di 62 anni e 35 anni di contributi più il contestuale perfezionamento della quota 100.
Ma dove sta il problema? Semplice, nelle  coperture pubbliche. Per gli interventi si stima un costo di 5 miliardi di euro l’anno e a parziale copertura si punta a ridurre le spese stanziate per l’Ape social, il meccanismo introdotto dalla legge di bilancio 2017 che prevede l’anticipo pensionistico per particolari categorie di lavoratori svantaggiati con oneri a carico dello Stato.
Inutile dire che poche settimane fa, quando cominciavano a circolare le prime bozze, Bankitalia aveva subito messo in guardia dai rischi per il debito pubblico dallo smontare la Fornero. E inutile è anche sottolineare la preoccupazione di certi analisti per la prospettiva di un ribaltamento del sistema pensionistico italiano. “Visto il suo ruolo di vicepresidente del consiglio e il peso che ha con Di Maio nell’orientare le politiche di governo, le parole di Salvini sono tornate a spaventare gli operatori, che erano stati rassicurati da Tria e contribuiscono a tenere alto il livello di attenzione sull’Italia soprattutto dall’estero”, ha commentato un espetto di Ig.
Il diretto interessato, il ministro dell’Economia, è intervenuto da Bruxelles per mandare un avviso ai naviganti. La linea dell’Italia è che l’euro non si tocca. Nessun riferimento alla Fornero, certo, così come nemmeno al debito. Piuttosto un messaggio subliminale, ma politico, sull’allineamento dell’Italia all’Ue. Al varo del Def mancano d’altronde due mesi e poco più ed è già chiaro come nel Documento non possano essere inserite misure prive di copertura. Questo almeno pensa Tria.
Di sicuro, che una diversità di vedute interna al governo gialloverde ci sia è chiaro anche dalle parole di Di Maio, che poco fa è intervenuto proprio sulla gestione del debito pubblico, che Tria vuole assolutamente ridurre. Ed è stato lo stesso leader grillino a toccare l’argomento delle possibili divergenze con il Mef. “Considero un grande errore ritenere che quando il ministro dell’economia Tria dice che il debito pubblico deve essere ridotto, non sta assecondando le proposte di Lega e M5S”, ha detto. “Se vogliamo ridurre il debito abbiamo bisogno di investimenti, dobbiamo aumentare la domanda interna con il reddito di cittadinanza e fare la riforma fiscale con la flat tax e se riusciremo a fare questo il debito pubblico calerà”.


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