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Rom, immigrati, denaro contante. Molte copie e qualche originale nella Lega di Salvini

Al Sud, nel mio Sud, quello che Carlo Levi considerava abbandonato da Dio e dagli uomini e che mirabilmente riporta nel suo sempre attuale “Cristo si è fermato a Eboli”, c’è la bella usanza di festeggiare il Santo Patrono ma anche altri Santi, per particolari grazie ricevute dalle comunità dei paesi interessati. La festa di solito si sviluppa in più giornate, durante le quali, oltre al momento religioso, si vive tanta baldoria e si respira aria frizzante, allegra, al punto da indurre tutti a esibirsi in canti, balli, racconti di storie antiche, leggende inedite inverosimili, barzellette originali. Ascoltavo il telegiornale serale, mentre pensavo proprio alla festa di un paese a me noto e a un personaggio che arriva da altro comune per cimentarsi nell’esposizione di sciocchezze e di balle inaudite, quando il giornalista televisivo dava lettura di una notizia che sembrava improbabile: il ministro dell’Interno Salvini si è impegnato a schedare o censire, non ricordo bene, le persone di etnia rom. Pochi istanti e mi sintonizzo su altro canale tv, per essere certo, dove ascolto più o meno la stessa notizia, con le conseguenti reazioni di alleati e di oppositori del rappresentante leghista. Capisco che il ministro dell’Interno deve spararle grosse per avere risonanza, come il personaggio strano nella festa di paese. Comunque è bastata la risposta dell’Ue, del presidente Conte, del vice premier Di Maio, del presidente Fico perché il leone Salvini diventasse animale domestico, limitandosi ad esprimere parole, pensieri, osservazioni. Atti concreti niente. Folclore, tutto sommato.

È noto ormai che il segretario della Lega Nord sta recitando un copione, scritto da altri, sempre quelli della “padania” antica che vogliono immigrati e i terun fore di ball. Sì, perché le affermazioni di Salvini di questi giorni sono le stesse rilanciate dai media il 6 aprile del 2011 quando Bossi di fronte all’ennesimo sbarco di disperati a Lampedusa ebbe a dire: fora di ball, per invitare quella gente che chiedeva accoglienza e aiuto a tornare indietro. Niente, quindi, di nuovo sotto il sole. La Lega di Salvini è una galleria, con molte copie e qualche originale, avrebbe detto il visconte Alexis de Tocqueville. Sarebbe molto utile che qualche giornalista d’inchiesta si dedicasse all’approfondimento degli interessi ancora vivi che ruotano attorno al blocco di potere Berlusconi, Bossi, Maroni, Salvini con appendici in Liguria (Toti) e in Veneto (Zaia). La dimostrazione della loro esistenza è data quotidianamente dai cupi silenzi dei media vicini a Berlusconi o proprio di casa Berlusconi sulle azioni salviniane: rom, immigrati, denaro contante e altro ancora.

La prova provata dei legami tuttora indissolubili tra Berlusconi e Lega l’avremo nel momento in cui metteranno le mani nelle tasche dei cittadini meridionali, attraverso la tanto auspicata (da loro) autonomia fiscale (il vero obiettivo) di Lombardia, Veneto, Emilia e Romagna. Finirà il folclore, si passerà al primum vivere, deinde philosophari. Allora si vedrà quale favoletta Salvini racconterà ai suoi eroici elettori del Mezzogiorno d’Italia vedendosi più poveri. È tempo che il M5S si prepari per tempo, per questa battaglia, una buona battaglia, che sarà la più cruenta per l’intero Sud e per lo stesso M5S, che rischia di diventare in modo definitivo subalterno a un partito estremista, se resta fermo.


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