Non ci sono dubbi, la priorità del nuovo ministro della Difesa Elisabetta Trenta dovrà essere l’attuazione del Libro bianco. Poi, c’è da rafforzare il ruolo pro-attivo nella nascente difesa europea, schivando le trappole dell’asse franco-tedesco, e da rassicurare gli alleati della Nato sul collocamento internazionale dell’Italia. Inoltre, bisogna capire come “rivalutare” le missioni internazionali, bilanciando la necessità di spostare il baricentro verso Mediterraneo e nord Africa, ma senza ridimensionare un impegno che ci ha garantito visibilità e peso politico. Ultimo ma non ultimo, occorre tutelare l’industria nazionale del settore aerospazio e difesa, vera eccellenza tecnologica del Paese. È questa l’agenda della nuova vertice del dicastero di via XX Settembre secondo gli esperti sentiti da Airpress, i generali Mario Arpino, Marco Bertolini, Vincenzo Camporini e Leonardo Tricarico, il professor Stefano Silvestri e il segretario generale dell’Aiad Carlo Festucci.
SI PARTA CON IL LIBRO BIANCO
Il dossier più urgente resta il Libro bianco per la difesa e la sicurezza internazionale che, presentato nel 2015, ha visto il solo passaggio di un disegno di legge delega in commissione Difesa al Senato. “Auspico che il nuovo ministro recepisca il lavoro fatto fin’ora; seppur a stenti, il Libro bianco è andato avanti e aspetta la sua attuazione, anche con qualche piccola modifica su alcuni punti, come sull’accentramento di quasi tutte le attività al gabinetto del ministro della Difesa, che non mi sembra il massimo per un’organizzazione moderna”, ha spiegato il generale Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa. “È chiaro che si può perfezionare – ha aggiunto il generale Vincenzo Camporini, vice presidente dell’Iai e già capo di Stato maggiore della Difesa – ma il documento resta solido sia a livello concettuale, sia per la proposte che contiene; proseguire la riforma delle Forze armate sulla linea del Libro bianco deve essere la priorità di governo”. È d’accordo anche il presidente dell’Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Leonardo Tricarico: “Mi auguro che il nuovo ministro prenda il carciofo e foglia per foglia cominci a dare effettività e concretezza all’attività governativa, perché i problemi ci sono e non sono pochi; la prima foglia è senza dubbio il Libro bianco, poi ci sono i contesti internazionali più urgenti”.
LA COLLOCAZIONE NELLA NATO
E tra le urgenze c’è la ministeriale Difesa dell’Alleanza Atlantica, in programma il 7 e 8 giugno prossimi a Bruxelles, vero battesimo del fuoco per Elisabetta Trenta. “Per prima cosa, bisognerebbe capire che tipo di ruolo vuole giocare l’Italia nella Nato e nell’Europa”, ha rimarcato il consigliere scientifico dello Iai e direttore editoriale di AffarInternazionali Stefano Silvestri. Occorrerà definire, ha aggiunto, “se rafforzare quello che sembrava essere un maggior ruolo italiano nei due contesti o se giocare di rimessa come semplice alleato in attesa di eventi e di richieste che potranno essere poste di volta in volta”. Ad ora, il contratto di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle (piuttosto scarno, bisogna dirlo, per la parte Difesa ed Esteri) prevede un doppio binario: conferma dell’Alleanza Atlantica e partnership con la Russia. Eppure, “tale binario può essere percorso in molte maniere diverse, come fa la Nato da tanti anni”, ha aggiunto Silvestri. “Si può intenderlo come l’intenzione di rafforzare le capacità difensive e dissuasive dell’Alleanza, perseguendo parallelamente distensione e dialogo con Mosca; oppure, lo si può intendere con l’indebolimento della Nato dall’interno, e questo sarebbe certamente incompatibile con gli alleati”.
La prossima settimana, a Bruxelles, ce ne chiederanno conto gli alleati, insieme ai dubbi relativi alla postura militare esterna del nuovo esecutivo. I colleghi dell’Alleanza, ha notato il generale Camporini, “ci chiederanno che intenzioni abbiamo nelle missioni internazionali, in particolare in Afghanistan; nei colloqui a latere della riunione sarà tra gli argomenti più scottanti”.
“RIVALUTARE” LE MISSIONI INTERNAZIONALI?
Nel contratto di governo Lega-5Stelle si prevede, infatti, una “rivalutazione” della postura esterna. Bisognerà però fare attenzione: “Già nel programma del governo precedente si prevedeva di ridurre la presenza in Afghanistan e Iraq per aumentare quella nel nord Africa”, ha ricordato il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze (Coi). Eppure, ha aggiunto, “pensare di ritirarci, per farci risparmiare qualcosa nell’immediato, potrebbe implicare una caduta di visibilità e peso politico che potrebbe essere destabilizzante”. In Afghanistan “abbiamo controllato per lunghissimo tempo un quarto del Paese; in Libano ci sono 1.100 caschi blu italiani sotto l’egida dell’Onu; in Iraq svolgiamo compiti di addestramento nell’ambito della lotta allo Stato islamico e in Somalia restiamo il Paese più benvoluto”, ha rimarcato Bertolini. “Si possono rivedere i numeri – ha aggiunto – ma se lo si fa, lo si deve fare non semplicemente per risparmiare qualcosa”.
D’altronde, “c’è già qualcuno che spera di avvantaggiarsi da un eventuale allentamento italiano – ha notato Camporini – ad esempio, per la successione al comando di Unifil in Libano, la Spagna sta cercando con molta energia di avere quella posizione”.
LA DIFESA EUROPEA
Ma la competizione sembra accesa pure nel contesto europeo, in cui corre veloce l’edificazione della difesa comune. Per la Pesco si stanno definendo i nuovi progetti, mentre per il Fondo europeo della difesa (Edf) si prevedono risorse per 13 miliardi di euro tra il 2021 e il 2017. Il timore è di non riuscire a preservare il ruolo pro-attivo di fronte al manifesto interesse di Parigi e Berlino di guidare il processo. “Non vorrei che per l’Italia rimanessero le briciole rispetto all’asse franco-tedesco, che non può dirsi promotore (poiché promotori siamo stati noi) ma che nasce come asse pigliatutto”, ha notato il generale Arpino. “Non vorrei che la nostra posizione, seppur con un comparto industriale efficace, passasse in secondo piano o che non cogliessimo l’opportunità per mancanza di finanziamento”, ha aggiunto. Difatti, le risorse dell’Edf saranno impiegate in forma di co-finanziamento, elemento che rende necessario l’impegno di spesa da parte degli Stati membri. “È chiaro quello compiuto dalla Commissione nel proporre un fondo che stimoli governi e industrie rappresenta un passo epocale, ma è bene ricordare che i Paesi ci devono mettere del loro”, ha evidenziato Camporini.
Per ora, l’Italia è sembrata voler mantenere un ruolo da protagonista nel contesto continentale. “Mi auguro che lo mantenga – ha evidenziato Stefano Silvestri – e penso che Moavero agli Esteri, Trenta alla Difesa e tutto sommato anche Savona agli Affari europei dovrebbero andare in questa direzione”. Confida nel nuovo numero uno della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi, anche il generale Tricarico: “L’ho conosciuto attraverso i suoi atti e penso di poter dire, per quello che mi riguarda, che darà un contributo in termini di un’efficace e sapiente attività di governo”.
L’ATTENZIONE ALL’INDUSTRIA
Sul nuovo ministro della Difesa prevale invece un certo attendismo. Analista nei temi della difesa e della sicurezza, capitano della riserva selezionata dell’Esercito, e vice direttore del master in Intelligence e sicurezza della Link Campus University, la Trenta potrebbe conoscere bene la materia. “Visto il suo curriculum, sono convinto che avrà una sensibilità particolare nei confronti del settore industriale, e soprattutto nel comprendere il ruolo del comparto in un momento in cui si sta discutendo di difesa europea e di risorse”, ha detto il segretario generale dell’Aiad (la federazione che riunisce le industrie del settore) Carlo Festucci. In tale contesto continentale, “l’industria dovrà essere tutelata in due modi: attraverso una forte rappresentanza a livello internazionale, con un occhio all’export e agli accordi g2g; e attraverso risorse che ci permettano di partecipare ai programmi europei”, ha aggiunto. “Da parte nostra – ha assicurato Festucci – avrà tutto il sostegno e la collaborazione necessaria”.
RINGIOVANIRE E POTENZIARE LE FORZE ARMATE
Infine, tornando alle riforme interne, c’è un punto in particolare su cui sembra esserci l’esigenza di una maggiore attenzione da parte del nuovo governo. “Negli ultimi anni – ha notato il generale Bertolini – le Forze armate hanno subito dei colpi non indifferenti”. In particolare, ha aggiunto, “l’Esercito soffre per la carenza di forze pesanti e corazzate, per la carenza drammatica di munizioni e per la carenza di personale, in rapido invecchiamento”. Perciò, occorre “iniziare a riarruolare i giovani, rimuovendo o cambiando i provvedimenti che li allontanano dalle Forze armate”. Poi, ha concluso Bertolini, si deve lavorare sui mezzi: “Le nostre Forze pesanti sono molto deboli, con un tasso di inefficienza nella componente corazzata che un Paese al centro del Mediterraneo non può permettersi”.