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Fra Trump e Putin, l’Italia c’è (anche come presidenza Osce). Parla Picchi

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La notizia è rimbalzata di agenzia in agenzia per tutta la notte prima di essere confermata dalla Casa Bianca: John Bolton, il consigliere per la Sicurezza Nazionale di Donald Trump, farà tappa a Roma prima di recarsi in Russia per discutere di un bilaterale fra Trump e Putin. La sede dell’incontro tra i due presidenti, eventualmente,  dovrebbe essere la Vienna del giovane Sebastian Kurtz, luogo ritenuto neutro e apprezzato dal Cremlino. Formiche.net ha chiesto a Guglielmo Picchi, sottosegretario di Stato agli Affari Esteri, già consigliere per la politica estera di Matteo Salvini, quali saranno i dossier sul tavolo. “Lo accoglieremo con piacere” dice ai nostri microfoni, “Bolton sarà il benvenuto”. Washington guarda dunque a Roma per trovare un ponte europeo che faciliti il dialogo con Mosca. Tornerà lo spirito di Pratica di Mare? “Noi lo auspichiamo” chiosa Picchi, che non esclude a priori che l’Italia, non l’Austria, possa ospitare lo storico faccia a faccia.

John Bolton sarà presto a Roma. Come lo accoglierete?

Bolton sarà il benvenuto. Ricopre una carica apicale nell’amministrazione americana e il fatto che un peso massimo come lui venga Roma per noi è molto positivo. Siamo curiosi di sentire qual è l’agenda che vuole discutere con noi.

Di cosa parlerete?

Si ripartirà da quanto ha espresso Trump: dobbiamo tornare al formato G8. C’è bisogno di ragionare con la Russia. Bolton chiederà al governo italiano le sue posizioni sulla Russia, sul Mediterraneo, il dossier iraniano, credo che queste saranno le tematiche sul tavolo. La nostra posizione è nota, siamo totalmente aperti con la Russia. Sull’Iran invece rimaniamo molto più cauti.

Non tutti gli Stati europei stanno ottenendo fiducia da Washington. La tappa romana di Bolton significa qualcosa?

C’è sicuramente un po’ di tensione fra Stati europei e Stati Uniti sul Jcpoa, l’accordo sul nucleare iraniano. Gli Stati Uniti mostrano intelligenza scegliendo di fare tappa in Europa in vista di un bilaterale con la Russia. Hanno capito che siamo un alleato affidabile, e che forse abbiamo qualcosa da dire anche noi sulla vicenda. Ovviamente anche noi vogliamo ascoltare gli americani, al G7 in Canada non abbiamo avuto molte occasioni per ragionare insieme.

C’è una chance che sia l’Italia, e non l’Austria, a ospitare il faccia a faccia fra Trump e Putin?

Magari c’è questa possibilità. Sarebbe molto interessante ma è prematuro parlarne. Vienna mi sembra una buona soluzione, che permetterebbe all’Italia di giocare le sue carte. Lì infatti c’è la sede dell’Osce, organizzazione di cui fanno parte sia Russia che Stati Uniti, che in questo momento è presieduta dall’Italia. Se si riuscirà a inquadrare il bilaterale in questo format l’Italia potrà dire la sua.

Lo spirito di Pratica di Mare può tornare?

Noi lo auspichiamo e lavoriamo per questo. In quel caso l’incontro si fece fra Usa, Nato e Russia, questa volta invece potrebbe inserirsi nella cornice della presidenza italiana dell’Osce. Difficile realizzare questo obiettivo nel brevissimo periodo. Ma l’Italia ha un dialogo strategico con la Russia ed è un alleato fedele degli Stati Uniti, ha tutte le carte per essere protagonista.

Rimanete dell’idea che la Russia debba tornare nel G8?

La Russia è già presente in tanti format internazionali, dai Paesi del Mar Nero alla Shanghai Cooperation. Noi siamo dell’idea che debba tornare quantomeno nel consesso dell’Occidente. Le sfide comuni sono troppo grandi, noi non possiamo fare a meno di loro e viceversa. La Russia è presente in Siria, ha ottime relazioni con la Turchia e con l’Iran. Dobbiamo trovare soluzioni comuni evitando quelle più conflittuali.

Il Consiglio Ue ha approvato in prima battuta le sanzioni a Mosca con il consenso italiano. Nel contratto di governo non avevate promesso di fare il contrario?

Questo in sostanza era un tavolo tecnico. Stiamo ancora consolidando la nostra posizione, sia in termini di coalizione di governo che nei confronti degli altri Paesi europei. Si può pensare di mantenere il punto politico per il rispetto degli accordi di Minsk, togliendo però dal novero delle sanzioni quelle che danneggiano le nostre piccole-medie imprese.

Quindi sulle sanzioni settoriali non cederete?

Vogliamo mantenere il punto. Siamo lì per negoziare, quella è una delle tante cose nel calderone delle discussioni europee, la trattativa è in corso.

Insomma, al Consiglio Europeo di fine giugno Conte metterà il veto alle sanzioni come annunciato da voi in campagna elettorale?

A dire il vero nel contratto di governo abbiamo scritto di voler rivedere le sanzioni. La parola “rivedere” può essere declinata in tanti modi: può significare discutere della circolazione di alcuni esponenti influenti dell’oligarchia russa, mettere il veto alle sanzioni, senza per questo includere quelle che danneggiano le pmi e che non giovano all’obiettivo politico. Ci sono tanti dossier aperti e diverse leve: i migranti, il budget europeo, l’unione bancaria, il bilancio comune. Nel vertice di Bruxelles dovremo rinunciare a qualcosa da una parte ottenendo molto dall’altra. Il rinnovo delle sanzioni arriverà a più round: possiamo perdere il primo e poi vincere il secondo il 15 luglio.

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