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5 miliardi in tre anni: ecco i nuovi investimenti cinesi sul costone balcanico

Trasporti, viabilità, infrastrutture e commercio: sono i quattro filoni su cui la Cina ha puntato molte fiches, ben 5 miliardi di euro in tre anni. E che rappresentano lo zoccolo duro degli investimenti che Pechino farà sul costone balcanico in vista della Via della Seta (ma non solo).

L’obiettivo è duplice: essere presente in quei pezzetti dei Balcani che anelano ad entrare nell’Ue e dare una sterzata definitiva alla propria strategia commerciale che poggia sull’hub containers greco del Pireo, dove Cosco riversa migliaia di containers a settimana che andranno smistati, via treno, fino al nord Europa.

QUI BALCANI

Serbia, Montenegro, Albania, Croazia, Grecia: sono solo alcuni degli ambiti dove Pechino ha investito o sta decidendo di farlo a partire da domani e in attesa del maxi vertice il 7 luglio con ben 16 paesi centro orientali dell’Europa (Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica di Macedonia) tra cui spiccano quelli dove già sono presenti le forze economiche cinesi.

In Serbia la Cina sta sviluppando il suo progetto B&R (Belt and Road) con un work-park per dare lavoro a 1800 imprese con 7500 posti di lavoro diretti e 15mila indiretti. Realizzerà l’autostrada E763 che sarà il primo mattone di una più ampiacooperazione in ambiti come agricoltura, trasporti e infrastrutture, logistica, Ict, energia e miniere, a cui seguirà il secondo volo che collegherà Belgrado con un’altra città cinese, dopo che già dal 2017 è attiva la tratta diretta Belgrado-Pechino.

In Grecia Pechino, tramite Cosco China, ha privatizzato l’intero porto del Pireo trasformandolo in hub containers e scaricando lì anziché nella più lontana Rotterdam tutte le sue merci (con un risparmio di una settimana di viaggio). Quantitativi che, in seguito, andranno dislocati fino al centro e nord Europa su una tratta ferroviaria nuova di zecca, ovvero da costruire ex novo visto e considerato che dovrà attraversare a nord-ovest molti paesi della ex Jugoslavia, come Montenegro, Bosnia e Croazia dove le ferrovie sono tutte da inventare.

L’accordo con Atene è stato stimolato dal 2013, quando l’allora premier conservatore Antonis Samaras intuì le potenzialità di Pechino e aprì la strada ad una prima privatizzazione del 30% a cui è recentemente seguito il completamento.

In Croazia lo schema non cambia: la società stradale locale, Hrvatske ceste, e il consorzio cinese China road and bridge corporation (Crbc), hanno raggiunto l’accordo per realizzare il ponte di Peljesac, che collegherà Dubrovnik al resto della costa.

Sul piatto 526 milioni di euro a cui ne faranno seguito degli altri legati alla infrastrutturazione ed alla viabilità. Il rapporto del governo cinese con il premier croato Andrej Plenkovic è solido e costante, tanto che saranno necessari appena tre anni per costruire l’opera: sarà strategica per la Croazia dal momento che definirà una volta per tutte il nodo dei collegamenti interni.

QUI PECHINO

La mossa del governo cinese sta trovando esplicazione in un viaggio che il premier Li Keqiang si appresta a compiere in questi giorni nei Balcani ed in Europa: dal 5 al 10 luglio sarà in visita ufficiale in Germania e Bulgaria e parteciperà alla settima riunione dei leader di Cina e dei paesi dell’Europa, su invito del premier bulgaro Boyko Borisov e della cancelliere tedesca Angela Merkel.

Inoltre presiederà il 5° round delle consultazioni tra governi cinese e tedesco. Si tratta di un altro significativo tassello di una più ampia azione diplomatica diretta verso l’Europa, dopo la formazione del nuovo del governo cinese nello scorso marzo, e caratterizzata da una macro continuità di intenti nei confronti del vecchio continente.

Il “primo tempo” del vertice Ue-Cina si è svolto lo scorso 25 giugno a Pechino, dove il vice Premier cinese, Liu He, fu impegnato in un one to one con il vice presidente della Commissione Ue Katainen: al centro del dialogo lo stop coeso contro la politica dei dazi trumpiani, con la strategia comune di rafforzare la cooperazione finanziaria, facilitare l’accesso al mercato su ambo i fronti ed essere ulteriormente dedite alla liberalizzazione e alla facilitazione degli investimenti e del commercio.

Obiettivo “creare un ambiente economico conveniente per le aziende: la Cina spera che l’Unione Europea adotterà misure per alleggerire le restrizioni sulle esportazioni europee in Cina”.

twitter@FDepalo



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