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L’ascesa europea di Salvini e lo spettro di Weimar secondo Munchau (FT)

70 anni, Sicurezza

Matteo Salvini sta sfidando senza alcun timore la stabilità dell’Unione europea e lo sta facendo coltivando alleanze in previsione delle prossime elezioni del maggio 2019 con lo scopo di inseririsi pervasivamente all’interno delle istituzioni comunitarie così da poter “distruggere” l’Ue dal suo interno. Minaccia all’Ue che è stata rilevata da un attento osservatore della realtà europea, l’editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau, che dalle pagine del quotidiano economico finanziario ridisegna gli ultimi passi del leader leghista, ora ministro dell’Interno italiano, inserendoli nel contesto sempre più disaggregato di una Europa che non riesce a reggere il colpo di due crisi fondamentali, che in Italia si manifestano assieme più che in altri Paesi: quella dei flussi migratori e quella dell’eurozona.

La minaccia populista di Salvini, insomma, rischia seriamente di minare l’unità dell’Europa, e l’annuncio di una Lega delle Leghe europea fatto dalla convention di Pontida muove in quella direzione.

Da quando Matteo Salvini si è alleato con il Movimento 5 Stelle, spiega l’editorialista del FT, ha preso due decisioni politicamente “scaltre”: da una parte ha smesso di parlare di uscita dall’euro, dall’altra, in quanto ministro dell’Interno, ha impostato una linea dura e irremovibile nei confrotni dell’Ue, creando la dinamica “good cop, bad cop”, in cui Salvini gioca il ruolo del bad cop, mentre il good cop è Giuseppe Conte. Il premier italiano non ha riportato a casa un buon accordo sui flussi migratori dallo scorso Consiglio europeo, spiega Munchau, come sottolineato da Salvini stesso, e quello dei flussi migratori è proprio il terreno fertile su cui continuano a crescere i populisti europei, e quindi su cui continua a puntare Salvini.

Mr Salvini, insomma, vuole aumentare i consensi per le elezioni del maggio del 2019, in cui centrodestra e centrosinistra (europei) potrebbero vedersi spazzati via da una parte dalle forze antieuropee – che vorrebbero distruggerne le fondamenta dall’interno – spiega Machau, dall’altra da una forza liberale e pro-europea guidata da Emmanuel Macron. Poco importa, spiega l’editorialista del FT, se gli interessi di Italia, Austria e Baviera siano incompatibili sul tema dei migranti: ciò che accomuna i populisti dei vari Paesi, che hanno buona possiblità di avere successo alle prossime elezioni, è la volontà di rinazionalizzare le politiche sull’immigrazione, ma non solo, e questo è l’obiettivo comune a cui puntano.

Gli scenari post elettorali sono diversi, ma comunque non rosei. Alle elezioni di maggio, spiega ancora l’osservatore, i populisti potrebbero vincere le elezioni europee e avere quindi voce in capitolo sul prossimo presidente della Commissione e le mani sulle istituzioni europee; oppure le forze centriste potrebbero “capitolare” e acconsentire a una parziale rinazionalizzazione delle politiche sull’immigrazione (che avrebbe effetti negativi sulle frontiere aperte). Il risultato più auspicabile, spiega il giornalista, è anche quello meno probabile: una soluzione “Eu-wide” della questione migratoria, che annullerebbe il terreno fertile del populismo, ma che è troppo lontana dall’essere realizzabile.

La caratteristica principale di Matteo Salvini, sottolinea allora l’editorialista del FT, che lo rende “una minaccia” per l’Europa è la sua totale mancanza di paura nello sfidare l’ordine attuale delle cose. Salvini, spiega Manchau, non sarà assertivo come i leader passati nei confronti di Germania e Francia, anzi ne sfiderà il ruolo dominante nei tavoli decisionali europei, così come il totale disinteresse nella ricerca di “amici” a Bruxelles e Davos lo rendono un cane sciolto in Europa e in Italia, pronto a staccare la spina anche ai suoi alleati di governo (cosa che probabilmente accadrà proprio dopo le elezioni europee, spiega il commentatore).

Per disinnescare il rischio di distruzione dell’Unione europea per mano populista, allora, servono soluzioni reali e non di facciata al problema dell’immigrazione e della crisi dell’eurozona, spiega Manchau. Il rischio, conclude il giornalista, è che l’Europa si trasformi in una Repubblica di Weimar dei nostri tempi, sperando però che a guidarla non sia Mr Salvini.

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