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La partita delle autonomie regionali tra Salvini e Di Maio

Sta emergendo la questione non solo istituzional/giuridica dell’equilibrio del tutto nuovo tra Stato centrale e Regioni da un lato, ma anche quello del rapporto finanziario tra Nord e Sud: si può pertanto prevedere una complessa vicenda anche politico/governativa perché sta giungendo a compimento la stagione del cosiddetto “regionalismo differenziato” che ebbe origine al tempo della Commissione Istituzionale D’Alema (quindi nel 1997), è che ha trovato formulazione costituzionale nel vigente articolo 116, si e concretizzata soprattutto nei referendum propositivi (ma non identici) della Lombardia e del Veneto nel 2016 e cerca ora uno sbocco anche normativo con il neonato governo Conte.

Si è in presenza della questione antica, e mai definitivamente risolta, del rapporto tra Regioni e Stato: il rapporto tra Regioni ad autonomia costituzionale speciale (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia) e Regioni per così dire ad autonomia ordinaria.

La formula del tutto nuova dell’autonomia “differenziata” (prevista appunto ora dall’articolo 116 della Costituzione), cerca di dar vita infatti proprio al nuovo equilibrio dopo le oscillazioni istituzionali e politiche vissute dapprima dalla fase costituzionale originaria (prima emersione delle regioni nel più vasto ambito delle autonomie locali cosiddette “minori”, quindi nella cosiddetta Pprima Repubblica, poi all’avvento della Lega Nord nel corso della altrettanto cosiddetta Seconda Repubblica (con referendum costituzionale bocciato nel 2006), quindi infine nella riforma costituzionale promossa dal governo Renzi nel 2016 (anche essa bocciata). Tocca dunque ora al governo dei vicepresidenti Salvini e Di Maio cercare di dar vita al nuovo equilibrio non più soltanto istituzionale tra Stato e Regioni, ma anche finanziario tra centro e periferia.

E infatti, soprattutto per impulso della Lombardia e del Veneto, non è in gioco soltanto una questione giuridica ma anche ed in modo pressante una questione finanziaria: fin dai referendum lombardo e veneto viene posta la questione del finanziamento delle nuove funzioni regionali mediante l’equivalente trasferimento alle regioni di quote del finanziamento statale. Viene in tal modo ad essere posta la questione della perequazione finanziaria tra centro e periferia. Ne consegue che il governo Conte viene sollecitato alla definizione di un potenzialmente nuovo equilibrio. Tra Nord e Sud, ossia proprio tra le due pari d’Italia che hanno concorso in modo significativamente diverso al risultato elettorale delle Lega e dei 5 Stelle

I tempi corrono ormai veloci (o almeno si spera), perche il Veneto (attraverso il suo presidente) e altre regioni (dalla Lombardia ad altre regioni del centro-nord) ha iniziato il confronto con il nuovo governo e si sta entrando in questioni molto significative, dall’istruzione alla sanità, all’ambiente, al lavoro per indicare alcune delle più significative questioni e molto presto la questione approderà in Consiglio dei Ministri.

Da un lato dovremmo avere Salvini teso in qualche modo a sostenere le ragioni originarie della Lombardia e deVeneto, perché le origini leghiste del nord possono essere certamente non più quelle bossiane delle origini, ma anche l’attuale proiezione italiana della versione salviniana deve tener conto del sostegno elettorale prevalentemente nordista; e dall’altro Di Maio consapevole non solo del sostegno elettorale sudista dei 5 Stelle ma anche della perdurante centralità istituzionale della perequazione finanziaria.

In qualche modo, dunque, la questione istituzionale fin qui mai definitivamente risolta finirà con il sommarsi alle altre questioni che hanno visto potenzialmente divisi Salvini e Di Maio dal lavoro all’ambiente e convergenti su altri punti del cosiddetto “contratto di governo” (dalle pensioni alla sinora difficilissima coesistenza di reddito di cittadinanza e di flat tax). L’inteccio dunque tra questioni economiche e questioni istituzionali finirà pertanto con il rendere l’ormai prossimo autunno il tempo della verità di questa stagione politica definita della Terza Repubblica.

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