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Brexit, in gioco c’è la “terza via”. E May vola da Merkel

David Davis ha avvertito Theresa May che il nuovo piano da lei proposto, la cosiddetta “terza via” per la Brexit è impraticabile. In una missiva inviata la scorsa notte ci ha tenuto ad avvertirla circa le difficoltà a cui probabilmente andrà incontro. Davis, infatti, teme che l’Ue rifiuterà il piano senza se e senza, un po’ aprioristicamente. In quanto ministro della Brexit ha dovuto dire la sua e provare a indirizzare il primo ministro. Niente di troppo scandaloso, insomma, come invece la stampa inglese ha provato a far passare la posizione del segretario della Brexit. La verità, infatti, è che il governo prosegue sulla sua strada, ma non può andare avanti ignorando Bruxelles (che è il suo interlocutore numero uno). Eppure i media fingono di non capire e gridano all’incapacità dell’attuale inquilino del numero 10.

Nella lettera Davis ha voluto avvertire Theresa May del personale presentimento che vede la terza via bocciata a priori e ci ha tenuto a comunicarle il timore che la cosa rischi, poi, di creare ritardi insperati e di annullare i progressi fatti sino ad ora. Il che vorrebbe dire costringere il Regno Unito a tornare al tavolo da “disegno” e inventarsi una nuova strategia. Le fonti dalla Whitehall ieri sera hanno respinto i rapporti secondo cui il piano di compromesso – la terza via – costringerebbe il Regno Unito a continuare a imporre tariffe Ue dopo la Brexit – un’idea che avrebbe rovinato le speranze di ottenere nuovi accordi commerciali. La verità è che il 96 per cento delle importazioni verrebbe coperto dalle tariffe stabilite dal parlamento britannico. E le fonti hanno anche negato che Theresa May sia pronta a scendere a compromessi sulla libera circolazione al fine di ottenere un migliore accordo commerciale. Ma hanno riconosciuto, allo stesso tempo, che chiederà ai ministri di aderire all’idea di un “pieno allineamento normativo” con l’Ue sui beni al fine di aumentare le possibilità di un patto commerciale “senza attrito” con Bruxelles e risolvere il problema dei confini dell’Irlanda del Nord.

La terza via nasce dal compromesso tra un accordo di “massima facilitazione” appoggiato dai Brexiteers, che taglierebbe i controlli doganali e le barriere, e un nuovo partenariato doganale, sostenuto invece dai Remainers. E allora la signora May tenterà oggi di convincere il cancelliere tedesco Angela Merkel affinché le proposte non vengano respinte. La “terza via” non avrebbe dovuto essere rivelata prima della riunione del gabinetto di venerdì a Chequers court, ma Downing Street ha voluto anticipare i punti chiave in nome della trasparenza.

Il governo ora promette tecnologie di localizzazione per determinare dove finiranno le merci, consentendo di pagare la tariffa corretta sul 96% degli articoli. La Gran Bretagna accetterebbe, inoltre, di mantenere “un pieno allineamento normativo” con Bruxelles sui beni, considerato essenziale per evitare il ritorno di un confine difficile in Irlanda. Ci si aspetta che alcuni parlamentari pro-Brexit contrasteranno le proposte perché temono che il loro sogno di ottenere nuovi accordi commerciali in tutto il mondo venga fatto evaporare.

Un gruppo di oltre 40 deputati euroscettici ha tenuto un incontro burrascoso con Julian Smith, il capogruppo, per avvertire che non avrebbero accettato un accordo che tenesse la Gran Bretagna ancora nell’unione doganale. Ma la May non molla e in queste ore è dalla Merkel per portare a casa un risultato importante. Arriva a Berlino per discutere dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, nel delicato momento di crescenti tensioni tra Londra e Bruxelles, ma non solo. Le due leader ne approfitteranno anche per scambiarsi opinioni sull’attuale politica estera in tema di sicurezza e questioni bilaterali.

Intanto all’orizzonte c’è l’attesissimo incontro tra Donald Trump e il primo ministro inglese proprio in Gran Bretagna, la prossima settimana. L’incontro, rimandato a lungo, arriva certamente in momento chiave per entrambi i presidenti. Per alcuni analisti la Brexit rende la Gran Bretagna più dipendente che mai da un’alleanza con gli Stati Uniti.  Allo stesso tempo c’è chi è convinto, come Jeffrey A. Stacey – ex funzionario del Dipartimento di Stato nell’amministrazione Obama – che Washington, adesso che il Regno Unito lascerà l’Ue, non ha grandi interessi a tendere le mani a Theresa May. Ma come stanno davvero le cose ce lo diranno i diretti interessati la prossima settimana. E ne hanno di cose da dirsi e riferirci.

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