Un gruppo di presbiteri e di firme autorevoli del laicato cattolico ha scritto una lettera ai Vescovi italiani perché intervengano sul dilagare di quella che definiscono una cultura intollerante e razzista: “Vi scriviamo per riflettere con voi su quanto sta attraversando, dal punto di vista culturale, il nostro Paese e l’intera Europa. Cresce sempre più una cultura con marcati elementi di rifiuto, paura degli stranieri, razzismo, xenofobia; cultura avallata e diffusa persino da rappresentanti di istituzioni”.
Poche ore dopo che questa missiva è partita alcuni vescovi avevano già risposto dimostrando attenzione e interesse per le preoccupazioni espresse da circa cento presbiteri italiani, tra i quali parroci, teologi, monaci, direttori di uffici diocesani e alcuni autorevoli esponenti del laicato cattolico. Il gruppo, infatti, nella mattinata di ieri, ha preso carta e penna per scrivere una lettera dal significato esplicito al presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, e a tutti i vescovi italiani.
Dunque per i firmatari il problema non si limita all’accoglienza, perché in ballo non sembra esserci solo una distribuzione europea dell’onere dell’accoglienza, problematica per le farraginose regole europee. Ma “sono diversi – proseguono infatti la lettera appello – a pensare che è possibile essere cristiani e, al tempo stesso, rifiutare o maltrattare gli immigrati, denigrare chi ha meno o chi viene da lontano, sfruttare il loro lavoro ed emarginarli in contesti degradati e degradanti. Non mancano, inoltre, le strumentalizzazioni della fede cristiana con l’uso di simboli religiosi come il crocifisso o il rosario o versetti della Scrittura, a volte blasfemo o offensivo”.
Ed ecco così la richiesta, molto accurata nel linguaggio: “Un vostro intervento, in materia, chiaro e in sintonia con il magistero di papa Francesco, potrebbe servire a dissipare i dubbi e a chiarire da che parte il cristiano deve essere, sempre e comunque, come il Vangelo ricorda. Come ci insegnate nulla ci può fermare in questo impegno profetico: né la paura di essere fraintesi o collocati politicamente, né la paura di perdere privilegi economici o subire forme di rifiuto o esclusione ecclesiale e civile”.
Diffusa su internet dall’associazione “Cercasi un fine”, la lettera, aperta alla firma di chiunque la condiva e sottoscritta da diversi appartenuti al mondo cattolico, si conclude così: “È così grande lo sforzo delle nostre Chiese nel soccorrere e assistere gli ultimi, attraverso le varie strutture e opere caritative. Oggi riteniamo che l’urgenza non sia solo quella degli interventi concreti ma anche l’annunciare, con i mezzi di cui disponiamo, che la dignità degli immigrati, dei poveri e degli ultimi per noi è sacrosanta perché con essi il Cristo si identifica e, al tempo stesso, essa è cardine della nostra comunità civile che deve crescere in tutte le forme di ‘solidarietà politica, economica e sociale’ (Art. 2 della Costituzione)”.
Per evangelizzare la cultura italiana queste preoccupazioni devono essere discusse ed espresse. Sembra questa la principale urgenza sollecitata dai firmatari.