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Il M5S soffre di arroganza ed è nervoso. La Lega resterà nel centrodestra. Parla Cattaneo (Fi)

Un decreto (dignità) ancora non arrivato in Gazzetta Ufficiale, l’attacco a Confindustria e alla “lobby del gioco d’azzardo”, insomma una totale confusione sui temi del lavoro e della flessibilità. Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia e componente della Commissione Finanze ripercorre gli ultimi annunci e proclami fatti da Luigi Di Maio sul tema del lavoro, ma non solo. Il leader pentastellato e vicepremier è nervoso, spiega Cattaneo a Formiche.net, “perché è in difficoltà, è facile urlare sotto i palchi contro tutto e tutti, ben diverso è governare o esserne in grado, peraltro un ministero complesso come quello dello Sviluppo economico unito a quello del Lavoro”. Da parte di Forza Italia, invece, questo provvedimento può essere l’opportunità per rilanciare l’agenda liberale che ne ha contraddistinto l’azione negli anni passati, ed è in questa direzione che si muoveranno le proposte di modifica come la reintroduzione dei voucher.

Cosa sta sbagliando Di Maio?

Luigi Di Maio sta sbagliando l’approccio sia nel metodo che nel merito. Nel metodo trovo Di Maio molto arrogante, si è sovrapposto all’arroganza del renzismo ma ne sta superando i toni e le modalità. Penso però che sia dovuto a un nervosismo perché è in difficoltà, è facile urlare sotto i palchi contro tutto e tutti, ben diverso è governare o esserne in grado, peraltro un ministero complesso come quello dello Sviluppo economico unito a quello del Lavoro.

Cosa intende?

Credo che il leader pentastellato si stia rivelando inadeguato al ruolo, e questo si sapeva, affronta delle tematiche che poi non riesce a risolvere, ma nemmeno a incidere, e questo lo rende nervoso. A questo punto, allora, riavvolge il nastro e torna come quando stava sotto un palco: cerca un capro espiatorio, il nemico da evocare, cerca di instillare nelle persone l’idea che se le cose non avvengono è colpa di qualche forza che non si riesce a identificare, qualche forza oscura. Non è un’atteggiamento da ministro o da governante, ci vuole senso di responsabilità. Arrivare a dire che Confindustria fa la lobbista per il gioco d’azzardo credo sia davvero inaccettabile e fuori luogo da un ministro della Repubblica che si occupa di lavoro. Se si mina dopo poche settimane il rapporto con una realtà come Confindustria si compromette ulteriormente il lavoro di un ministero che già fa acqua da tutte le parti.

Il decreto dignità è la punta di diamante dei 5 Stelle, ma ancora non c’è la versione definitiva. Qual è la posizione di Forza Italia sui provvedimenti contenuti al suo interno?

Questo decreto è stato annunciato dopo poche ore dall’insediamento di Conte, poi sono girate dietro le quinte diverse versioni, è stato rinviato di consiglio dei ministri in consiglio dei ministri, per poi essere partorito in una versione arraffazzonata e poco chiara. Ancora adesso non si hanno elementi per poter discutere in maniera compiuta, già questo è un errore di metodo grave. Nel merito, per noi di Forza Italia si apre anche un enorme spazio politico.

A cosa si riferisce?

Io credo che sui temi economici Forza Italia possa rilanciare fortemente la sua identità liberale proprio contrapponendosi all’idea che sta dietro questo decreto. Forza Italia crede che in un’economia che viene fatta dalle imprese e dagli imprenditori e non dallo Stato. Il decreto dignità che è tutto centralismo, mortifica l’idea del federalismo che abbiamo portato avanti per anni nel centrodestra, disegna un’idea di lavoro che non sconfigge il precariato ma lo rende rigido e ingessato: c’è una grande differenza tra flessibilità e precarizzazione economica. Noi abbiamo già fatto delle proposte molto concrete pur non avendo ancora visto i dettagli del provvedimento, perché non è possibile conoscerli.

Quali saranno le proposte di Forza Italia?

Reintroduciamo subito i voucher, iniziando da due settori particolarmente esposti anche in questo periodo: il turismo e l’agricoltura. Su questo confidiamo davvero di poter avere una retromarcia da parte di Di Maio, c’è qualche segnale, ma credo anche che ci sia una lotta interna alla maggioranza su questo tema. Anche il ministro dell’Agricoltura Centinaio si è esposto favorevolmente sul tema, quindi speriamo di poter trovare una convergenza.

Come pensa possa reagire la base della Lega alla politica industriale di Di Maio?

Auspico e spero che la Lega mantenga fede al programma elettorale del 4 marzo, certo i contenuti del decreto dignità sono ben lontani. Come Forza Italia abbiamo già raccolto notevoli malumori su questo provvedimento e la sua impostazione che secondo molti esperti mortifica e rende più difficile la vita delle piccole imprese, soprattutto del nord da dove io vengo, per non parlare poi di approccio metodologico. La base elettorale sta già insorgendo, ma confidiamo che anche la Lega e i suoi rappresentanti siano l’argine alla follia dei 5 Stelle.

A quali punti del programma si riferisce?

Non sento più parlare di federalismo fiscale. Io sono stato responsabile dei comitati per il Sì all’autonomia della Regione Lombardia e so con quante speranze e con quanta convinzione milioni di lombardi e di veneti sono andati a votare per quel referendum che voleva imporre anzitutto un modello di governo nazionale basato sulla meritocrazia amministrativa. Tutto ciò è scomparso dal dibattito, noi di Forza Italia stiamo invece lottando per farlo entrare nuovamente perché vorrebbe dire una riforma moderna e strutturale e innovativa dello Stato, ma probabilmente c’è un prezzo politico da pagare al sud a trazione 5 Stelle.

Vede la possibilità di una rottura del contratto da parte di Salvini o resterete ancora a lungo alleati separati?

Se devo scommettere, credo che saranno i 5 Stelle al loro interno ad avere dei problemi di identità, il che è anche del tutto naturale perché stare insieme per essere violentemente contro qualcosa è molto facile, stare insieme per portare avanti un’idea di Paese e prendersi la responsabilità di scelte nel governare la complessità quotidiana è tutto un altro film. Se devo scommettere, scommetto sulla non tenuta dei 5 Stelle al loro interno e lì dovremo essere bravi noi a rilanciare quell’idea che considero congelata, ma non abbandonata, del centrodestra unito e della proposta del 4 marzo.

Insomma, alleati separati ma nessun divorzio?

Diciamo alleati separati, ma sempre uniti nelle idee di fondo. Continuo a pensare che la prospettiva politica del centrodestra unito sia ancora valida e in questo periodo noi abbiamo anche la libertà e lo spazio politico ampio di essere gli autentici interpreti e i controllori delle idee del 4 marzo che, ricordiamolo, hanno comunque ottenuto la fiducia della maggioranza degli italiani.



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