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Pronti a partire quattro satelliti Galileo. Il ruolo dell’Italia e l’ombra della Brexit

thales

È iniziato il conto alla rovescia per il lancio dei quattro satelliti che domani porteranno a 26 i membri della costellazione di Galileo, il sistema europeo di navigazione satellitare. Con il notevole contributo italiano, sul programma incombe da tempo l’ombra della Brexit. Il ruolo del Regno Unito resta molto rilevante, sia in termini di contribuzione, sia in termini di partecipazione industriale, una carta che Londra sta cercando in tutti i modi di giocarsi nel corso dei negoziati. Intanto, il sistema si avvicina alla piena operatività, così da garantire al Vecchio continente l’assoluta autonomia nella navigazione satellitare.

IL LANCIO DA KOUROU

Il lanciatore Ariane 5 partirà domani, 25 luglio, dal centro spaziale europeo di Kourou, in Guyana francese, alle 13:25 italiane, liberando i satelliti (ognuno con un peso al lancio di 738 chilogrammi) circa quattro ore dopo, permettendogli di raggiungere l’orbita prestabilita, ovvero una media orbita terrestre (Meo) a quasi 23mila chilometri di quota. Il primo stadio dell’Ariane 5 si separerà infatti nove minuti dopo il liftoff, seguito dopo oltre tre ore dal secondo. Poi, sarà la volta del dispenser, che rilascerà le due coppie di satelliti a distanza di circa venti minuti l’una dall’altra. Per il lanciatore europeo sarà l’ultimo lancio al servizio di Galileo, poiché dal 2020 verrà sostituito dall’Ariane 6 che, insieme con il Vega C di Avio (l’azienda di Colleferro guidata da Giulio Ranzo), costituirà la futura famiglia di vettori europei.

IL PROGRAMMA

Operativo da dicembre del 2016, Galileo è il sistema di navigazione e localizzazione satellitare frutto della collaborazione tra Unione europea e Agenzia spaziale europea (Esa). Interamente concepito per usi civili, il sistema sarà in grado di offrire un’accuratezza inferiore ai 10 centimetri nel posizionamento, una precisione mai raggiunta prima, superiore tanto al Gps americano quanto al Glonass russo. A pieno regime, il sistema conterà 30 satelliti in orbita, di cui 24 operativi e gli altri di riserva.

IL RUOLO ITALIANO

Fin dalle origini del programma, il ruolo italiano è notevole, sia con l’Agenzia spaziale italiana (Asi), sia con l’industria nazionale, soprattutto con Leonardo e le due joint venture della Space Alliance (frutto dell’accordo con la francese Thales): Thales Alenia Space e Telespazio. La prima è responsabile delle attività di supporto industriale relative a progettazione, prestazione, integrazione e validazione del sistema. La seconda ha realizzato presso il Centro spaziale del Fucino uno dei due centri di controllo (Gcc) che gestiscono la costellazione e la missione Galileo. Attraverso Spaceopal (divisa al 50% con Dlr) Telespazio è inoltre responsabile delle operazioni e della logistica integrata dell’intero sistema. Inoltre, Leonardo ha realizzato per tutti i satelliti i sensori di assetto IRES-N2 (Infrared Earth Sensor), utilizzati per il controllo della posizione dei satelliti, e gli orologi atomici all’idrogeno PHM (Passive Hydrogen Maser). Questi ultimi (due per ogni satellite) sono i più accurati orologi atomici mai realizzati per la navigazione satellitare, arrivando ad accumulare un errore di appena un secondo ogni tre milioni di anni.

Con i suoi lanciatori, contribuisce al programma anche Avio, che partecipa all’Ariane 5 realizzando la turbopompa a ossigeno liquido del motore criogenico Vulcain e i due motori laterali a propellente solido. A febbraio, l’ad Giulio Ranzo ha firmato un contratto del valore di oltre 100 milioni di euro, insieme a Europropulsion (joint venture con Asl), per la fornitura per l’ultimo lotto di produzione di Ariane 5 in vista della sostituzione con la nuova versione. Per l’Ariane 6, Avio realizza a Colleferro i booster case in fibra di carbonio del P120C (il motore che solo pochi giorni fa a superato il primo test di accensione a Kourou) e, attraverso la controllata Regulus nella Guyana francese, il caricamento a propellente solido.

IL SERVIZIO PRS

Tra i servizi offerti da Galileo, c’è anche il Prs (Public regulated service), servizio ad accesso regolamentato riservato ad utenti autorizzati dai governi degli Stati membri dell’Unione europea. Analogamente al servizio militare del Gps, il Prs garantisce un’elevata continuità, accuratezza e resistenza, anche in situazioni di crisi e laddove sono necessarie informazioni ad elevata affidabilità. Anche per questo servizio il ruolo italiano è notevole, considerando che, lo scorso maggio, la prima campagna di sperimentazione del Prs è stata condotta dall’Italia. Il test è avvenuto nelle acque del Mar Artico, a bordo di Nave Alliance, l’unità polivalente della Marina militare italiana, impegnata in una missione scientifica della Nato, e ha previsto l’impiego sul campo di un ricevitore Prs “europeo”. Essenziale il coordinamento dello Stato maggiore della Difesa, della Marina e delle società Leonardo e Telespazio, avvenuto con la supervisione dell’Autorità nazionale Responsabile per il Galileo Prs della presidenza del Consiglio dei ministri e delle altre autorità competenti.

L’OMBRA DELLA BREXIT

Eppure, sul sistema europeo incombe da mesi l’ombra della Brexit, che potrebbe costringere il Regno Unito a uscire da programmi a cui partecipa l’Ue (primo finanziatore di Galileo), su cui ha investito copiosamente, e dai quali derivano importanti ricadute industriali. In particolare, per Galileo, “le industrie britanniche hanno, nel tempo, acquisito un ruolo-chiave nella costruzione dei payload satellitari e del cuore pulsante del servizio Prs; estrometterle potrebbe comportare un ritardo ulteriore del programma, per il Prs, anche di anni, con un danno incalcolabile in termini d’immagine e credibilità, proprio nel momento in cui l’Ue sta negoziando con gli Stati Uniti l’accesso al servizio”, ha scritto su Airpress Paolo Puri, generale della Riserva dell’Aeronautica e già autorità nazionale responsabile per il Prs Galileo. Ci sono poi le argomentazioni di natura finanziaria, ha aggiunto Puri: “Il Regno Unito, per tramite del budget dell’Ue, ha finora partecipato per oltre un miliardo di euro al finanziamento dei programmi spaziali; rimanendo a bordo contribuirebbe alla sostenibilità delle iniziative”.

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