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Vi racconto questi quattro mesi di guerra a intermittenza contro Israele

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Poco dopo le 20:00 di ieri sera uno scontro a fuoco tra miliziani di Hamas e soldati israeliani al confine di Gaza ha riacceso la tensione al confine, dopo l’accordo di cessato il fuoco e la decisione di Liberman (ministro dell Difesa) di aprire il passaggio di Kerem verso Gaza.

Un’ora dopo, l’esercito israeliano colpisce sette obiettivi di Hamas. Nei cinquanta minuti successivi un gruppo di bambini si raduna vicino all barriera di separazione tra Gaza e Israele. L’esercito si avvicina per allontanare i bambini palestinesi, e dei cecchini spano sui soldati israeliani, ferendo gravemente un ufficiale in pattuglia.

Nei cinque minuti successivi, alle 21:55, Israele riprende la campagna militare di bombardamenti a Gaza, colpendo obiettivi di Hamas e del gruppo terroristici Jihad Islamico. Dopo mezz’ora, le reazioni di Jihad Islamico: “il crimine non passerà impunto”; e di Hamas: “l’escaltion israeliana e gli attacchi diretti all resistenza dimostrano la volontà dell’occupazione [leggi Israele] di uccidere”.

Nella notte 9 missili sono lanciati su Israele, mentre gli attacchi israeliani colpiscono attivisti di Hamas. Alle 7 del mattino le Brigate Izz a-Din al-Qassam “il nemico sappia che pagherà col sangue i crimini che compie quotidianamente conto il nostro popolo e i nostri combattenti”.

Subito dopo viene aperto il passaggio di Kerem e fonti palestinesi riportano continui attacchi israeliani.

Con l’ultimo scontro si completano quasi quattro mesi di guerra a intermittenza che Hamas ha deciso di dichiarare contro Israele con l’inizio della cosiddetta “Grande Marcia del Ritorno” il 30 marzo di quest’anno: una serie di manifestazioni al confine di Gaza usate per sparare sui soldati israeliani, lanciare bombe a mano e tentativi di infiltrazione – tra cui il famoso caso del tentativo di infiltrazione di un gruppo di Hamas, bloccati dall’unità di combattimento “Ibis” proprio al loro arrivo oltre confine attraverso un tunnel sotterraneo.

Tra le cataste di copertoni bruciate e gli aquiloni incendiari, gli scontri a fuoco con i soldati israeliani hanno raggiunto il picco a metà maggio, quando l’esercito israeliano ha deciso di intervenire colpendo una serie di obiettivi di Hamas e Jihad Islamico. Tutto ciò è avvenuto esattamente il 14 maggio, lo stesso giorno che conta 61 morti palestinesi – di cui 50 attivisti di Hamas e altro gruppi terroristici.

Di qui il vice capo del movimento di Hamas, Haniye proclama l’intifada araba e islamica contro il nemico sionista. A fine maggio riprendono a intermittenza gli scontri conosciuti tra Hamas e Israele: tra il 29 e 30 maggio colpi di mortaio e missili imperversano nel sud di Israele, che risponde con una campagna di attacchi a obiettivi militari qualche giorno dopo. Tre settimane dopo, altri missili e la puntuale risposta israeliana. Qualche giorno fa ancora missili e fuoco sui soldati israeliani, con la morte del soldato Aviv Levy. Ieri di nuovo.

L’esercito e il ministro della Difesa stanno valutando se sospendere la costruzione del muro sotterraneo contro i tunnel di Hamas, per l’aumento del rischio di scontri a fuoco e infiltrazioni. L’esercito informa anche che l’unità speciale “Pendio Innevato”, costituita negli anni ‘90, ha in dotazione un nuovo dispositivo dal minimo carico esplosivo massima potenza, che permetterà di far saltare porte e ringhiere a breve distanza, in modo da non causare feriti tra soldati e civili a entrambi i lati degli ostacoli da abbattere.

Israele colpisce obiettivi strategici, mentre Hamas, di concerto con Jihad Islamico testano la pazienza di Israele. Visto lo sviluppo dei continui scontri, pare non trattarsi di una strategia di pressione su Israele per raggiungere un accordo che allievi le sanzioni su Gaza, ma di una preparazione a una nuova guerra.



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