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Il governo smentisce Salvini. L’invasione russa della Crimea è illegittima. Punto

Il governo italiano non condivide le opinioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini e continua a ritenere illegittima l’annessione della Crimea da parte della Russia, dal momento che la posizione dell’esecutivo “è coerente con quella espressa a livello collettivo dall’Unione europea”.
L’attesa dichiarazione, che rassicura non poco i partner di Roma tanto nel Vecchio continente quanto oltreatlantico, è giunta oggi dal ministro degli Affari Esteri Enzo Moavero Milanesi dopo le dichiarazioni di segno opposto rilasciate nei giorni scorsi al Washington Post dal titolare del dicastero del Viminale.

LA PRECISAZIONE DI MOAVERO

A seguito di numerose polemiche, il capo della diplomazia italiana ha dunque preferito non lasciare spazio a dubbi, rispondendo con precisione ad una interrogazione sul tema dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, oggi deputa con Liberi e Uguali.
“Il governo”, ha sottolineato Moavero, “ritiene che vadano sempre rispettate le regole del diritto internazionale, in particolare i principi legati all’integrità territoriale. Il governo italiano ha una posizione in materia assolutamente coerente con quella espressa dall’Unione europea – ha detto il ministro – per quanto riguarda la Crimea. L’Italia non ha riconosciuto le cosiddette autorità regionali designate nel marzo 2014, in coerenza con quanto concordato con i partner internazionali, a livello di G7 e di Ue”.

L’INTERVISTA DI SALVINI

Parole, quelle di Moavero, forse non solo attese, ma addirittura necessarie dopo il clamore suscitato dall’intervista di Salvini al WaPo, che aveva portato il ministro degli Esteri ucraino a chiedere chiarimenti in merito convocando l’ambasciatore italiano a Kiev, Davide La Cecilia.
“L’annessione della Crimea alla Russia”, aveva detto il leader della Lega, “è avvenuta dopo un referendum”. Il vice premier aveva aggiunto che “ci sono alcune zone storicamente russe, in cui c’è una cultura e delle trazioni russe, e che quindi appartengono legittimamente alla Federazione Russa”. E per quanto riguarda le critiche alla legittimità della consultazione, Salvini aveva evidenziato: “Che sia stato un referendum falsato dalla presenza dei militari di Mosca è un punto di vista, ma non è il mio”.

DICHIARAZIONI NECESSARIE

Le frasi di Salvini – oggetto dell’interrogazione a Moavero – avevano generato, secondo molti osservatori, una serie di imbarazzi interni e di reazioni dure e preoccupate, talvolta pubbliche talvolta discrete, da parte dell’opposizione ma anche dei molti partner italiani: Unione europea, Nato, Washington e, naturalmente, tra le nazioni dell’ex blocco sovietico ora vicine all’Occidente: Ucraina e Paesi Baltici in primis.

IL NODO SANZIONI

Più sfumato, invece, ma sempre in linea con quello dei principali alleati, il giudizio espresso dal ministro degli Esteri sulle sanzioni, un altro punto sul quale segnala una distanza, seppur meno netta, dal Viminale. “Il governo italiano – ha spiegato il titolare del dicastero della Farnesina – ritiene che le sanzioni abbiano carattere strumentale per ottenere il rispetto delle norme internazionali e degli accordi di Minsk. Non sono una punizione, ma devono servire al ripristino della situazione corretta”. Roma, ha poi ricordato, “ha aderito alle misure restrittive che rivestono un carattere personale, le sanzioni su persone che si sono trovate ad avere attività finanziarie nella Crimea”.

IL DUBBIO SU SAVOINI

Nella sua replica, Laura Boldrini si è poi soffermata su un altro dei temi dibattuti nei giorni scorsi. “Che ci faceva il putiniano Gianluca Savoini con Salvini in Russia” si era chiesto Il Foglio – e ha chiesto oggi l’ex presidente della Camera – durante i recenti delicati incontri con i rappresentanti del Consiglio per la sicurezza nazionale della Federazione Russa e il ministro dell’Interno russo. Un incontro di alto livello sulla sicurezza e sul terrorismo per il quale il ministro dell’Interno ha voluto al suo fianco il presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia. Una presenza legittimata dal ministero, aveva sottolineato l’ex collaboratore di Maroni e dello stesso Salvini, e per di più senza elementi “top secret”. Non a tutti, però, questa risposta è bastata.​

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