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Interferenze russe, Londra fa sul serio. (Quando l’Italia?)

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Il suo nome ricorre spesso nell’intricato puzzle che gli investigatori britannici cercano faticosamente di ricomporre per trovare le prove definitive di un contatto strategico tra i promotori della Brexit e Mosca. Dei presunti legami filorussi di Arron Banks, il discusso businessman inglese rivelatosi il più grande sostenitore della campagna per l’uscita di Londra dall’Unione europea, si è finora saputo poco o nulla.

Nelle ultime settimane, però, qualcosa sembra essere cambiato e, sui media ha iniziato a farsi strada la notizia che la National Crime Agency (Nca) britannica, che sino ad ora non ha negato né confermato la circostanza, abbia avviato un’indagine a suo carico per stabilire la natura del suo supporto economico alla campagna e dei suoi contatti con diplomatici e funzionari russi.

IL RUOLO DI BANKS

Banks, affacciatosi sulla scena pubblica nel 2014, finanziatore principale del partito britannico Ukip con oltre 100mila sterline e co-fondatore di Leave-Eu, l’associazione – alla quale sarebbero giunti invece 12 milioni di sterline – che insieme a Vote Leave ha pubblicizzato e appoggiato economicamente la campagna referendaria che ha preceduto il divorzio tra Regno Unito e Ue, è stato accusato in numerose occasioni di intrattenere legami segreti con la Russia, ma senza grandi prove.

IL MATERIALE SOSPETTO

Recentemente, invece, dapprima tramite l’Observer e il Sunday Times, sono trapelati degli scambi di posta elettronica che l’uomo d’affari avrebbe avuto con alcuni diplomatici e funzionari russi residenti nel Regno Unito. Le email rivelerebbero, ad esempio, che l’uomo avrebbe incontrato l’ambasciatore russo nel Regno Unito, Alexander Yakovenko in tre occasioni, e non una volta come da egli dichiarato. Gli scambi di email di Banks sarebbero stati raccolti dalla giornalista Isabel Oakeshott, la sua ghostwriter per il libro The Bad Boys of Brexit, che le avrebbe collezionate come parte della ricerca necessaria alla stesura del testo, prima di giungere, non è noto attraverso chi, nella mani degli investigatori della Nca che li avrebbero anche girati all’agenzia d’intelligence britannica dedicata al controspionaggio, l’MI-5.

LA PISTA DEGLI INVESTIGATORI

La pista seguita dagli investigatori sarebbe in buona sostanza quella secondo cui l’uomo potrebbe aver percepito risorse economiche da parte di funzionari russi, che avrebbe poi utilizzato per finanziare la campagna pro Brexit.

IL CONTENUTO DELLA MAIL

Le email, si legge ancora sul sito della Cnn, rivelerebbero che prima del referendum dell’Ue che si è tenuto a del giugno 2016, a Banks sarebbe stata offerta la possibilità di investire in diverse aziende russe, nonché di partecipare alla compravendita di azioni di miniere d’oro e di diamanti. Sarebbero anche emersi scambi di email tra Banks e diversi magnati dell’oro russi, alcune riguardanti progetti di privatizzazione e altre opportunità di business. Nonostante le banche legate alla Brexit non avessero mai investito in una di queste proposte, un fondo collegato a Jim Mellon, altro businessman inglese legato a Banks, avrebbe accettato una delle offerte di Alrosa, la più conosciuta azienda di estrazione di diamanti russa.

La faccenda è comunque poco chiara e difficile da ricostruire, perché nelle email ritrovate ci sarebbero, come detto, oltre agli incontri, solo possibili offerte e opportunità commerciali legate a Mosca, ma nessun riferimento chiaro alla campagna e nemmeno a Nigel Farage o al partito Ukip, anche se Banks ne ha apertamente sostenuto la campagna per l’uscita di Londra dall’Ue.

LE RELAZIONI CON FARAGE

E se la polizia britannica è ancora intenta a verificare le donazioni di Banks e i legami di quest’ultimo con il governo russo, Leave Eu è già stata oggetto di un’indagine da parte della Commissione elettorale britannica ed è stata recentemente multata per circa 70mila sterline a causa dell’ingente spesa che ha sostenuto la campagna per la Brexit. La commissione ha anche aperto un’inchiesta per stabilire se Arron Banks e un altro gruppo che ne ha appoggiato la campagna, chiamato Better for the Country, abbiano violato in qualche modo le regole di finanziamento politico in relazione al referendum. L’opposizione, soprattutto alcuni laburisti come Stephen Kinnock, stanno spingendo perché l’indagine coinvolga i servizi segreti interni ed esterni, date le dimensioni internazionali dell’indagine.

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