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La Salvini diplomacy, la tappa in Egitto e il traguardo libico

salvini

Il viaggio di Matteo Salvini in Egitto è stato un tassello di un puzzle grande e complicato. La stabilizzazione della Libia, la lotta ai trafficanti e quindi al terrorismo non si possono ottenere senza la collaborazione di tanti attori che purtroppo spesso sono in conflitto tra loro o almeno non in eccellenti rapporti. Il blitz al Cairo ha dei punti fermi: il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, ha garantito la volontà di scoprire chi ha ucciso Giulio Regeni arrivando a “risultati definitivi” (non è la prima volta e la speranza è l’ultima a morire) e quella di migliorare la collaborazione bilaterale sul terrorismo puntando anche alla stabilizzazione della Libia, senza dimenticare i rapporti economici che coinvolgono anche l’Eni.

Il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno ha sempre sostenuto che l’unico interlocutore dell’Italia è il governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu, pur non escludendo di parlare anche con gli altri “soggetti” libici. La diplomazia e il realismo costringono dunque a coinvolgere il generale Khalifa Haftar, sostenuto dall’Egitto, e al ritorno dal viaggio-lampo Salvini ha detto una cosa ben precisa: Roma e Il Cairo sono d’accordo nel cercare una stabilizzazione della Libia senza “balzi in avanti come quelli previsti dai francesi che sono dettati esclusivamente da interessi economici. L’obiettivo è eleggere un governo e un parlamento che abbiano un esercito unico”.

Un obiettivo complicatissimo viste le lotte intestine. È in questo scenario che Salvini ha confermato l’intenzione di organizzare in autunno una conferenza internazionale sul contrasto al terrorismo e all’immigrazione irregolare: qualche settimana fa parlò solo di una conferenza sull’immigrazione da tenere in Libia, ora il tema si allarga al terrorismo senza l’indicazione della sede. Una conferenza che avrà successo in base al numero e alla qualità dei partecipanti: oltre ai Paesi africani interessati e a quelli che affacciano sul Mediterraneo, dovrebbe comprendere le più influenti nazioni europee perché sia utile anche se per ora non si conoscono i dettagli.

Il ministro dell’Interno ha subito annunciato un nuovo viaggio in Egitto, dove si recherà presto anche il titolare degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Visite che per Salvini servono anche a conoscere interlocutori e approfondire i dossier, come nel caso dei Paesi del Nord Africa che vorrebbe visitare entro l’estate. Lì si gioca la partita decisiva: l’area del Sahel, che pullula di terroristi, è prediletta anche dai trafficanti di esseri umani e Salvini prima o poi dovrà dedicare attenzione al Fezzan, a quelle tribù meridionali anch’essere determinanti per la stabilizzazione della Libia e per fermare i traffici. Un grande attivismo, quello del titolare del Viminale, anche se sono ancora troppi i tasselli da sistemare perché il puzzle abbia un senso.



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