Già da due settimane a Tel Aviv si organizzano proteste contro la Legge sullo Stato Nazione recentemente approvata alla Knesset. Tra i partecipanti esponenti della sinistra, del centro e anche della destra. Ieri hanno partecipato anche esponenti delle minoranze druse e beduine.
Tra gli oratori anche Sami Awad, di Daliyat al-Karmel, una cittadina drusa vicino a Haifa. Più di trent’anni nell’esercito, conferenziere e fiero cittadino di Israele, Awad ha pronunciato parole commoventi: “Come posso ora dire ai giovani drusi che bisogna arruolarsi nell’esercito? Come possono dire a mio figlio di non arruolarsi perché questo Stato non è già più il nostro?” Come leader della comunità drusa, Awad si è arruolato nell’esercito nel 1982 e si è congedato solo pochi anni fa.
La comunità drusa è tra le più leali allo Stato di Israele e conta le più alte percentuali di arruolamento tra i vari gruppi religiosi e culturali (compresi quelli ebraici) che compongono la complessa società israeliana. “Nell’esercito mi sono sentito eguale agli altri”, ha detto Awad “però poi io tornavo a casa mia, costruita senza permessi, in un villaggio dove ancora non c’è il completo allacciamento alla rete elettrica”. Poi in un passo commovente, dopo aver ricordato il lungo servizio militare, “quando viaggio all’estero all’aeroporto sono evidentemente segnato e ogni volta trattenuto per lunghi interrogatori”.
La partecipazione delle comunità druse alle proteste contro la legge sullo Stato Nazione arriva dopo che il leader religioso della comunità, Sheikh Moaqif Tarif si è rivolto sia alla coalizione sia al governo richiedendo una modifica della legge. “Non è una legga sbagliata per ciò che c’è scritto, ma per ciò che non c’è scritto”, ha ribadito Awad e ha seguitato elencando i grandi contributi della comunità drusa allo Stato di Israele, compresi 427 caduti in guerra, ufficiali in unità speciali, ingegneri in alti gradi dell’esercito, per un gruppo che comprende poco più di 140,000 abitanti.
Amal As’ad, altro leader della comunità drusa, ha criticato al legge dicendo che “i soldati drusi si sentono come mercenari nell’Esercito di Difesa di Israele. Credo che l’esercito sappia trattare egualmente i propri soldati, il governo dovrebbe prendere esempio”. Alla protesta si aggiungono anche i gruppi beduini. Muhammad Ka’abia, riservista dell’esercito israeliano, ha scritto un post su Facebook, in cui dice che “tutti noi riconosciamo il diritto del popolo ebraico a uno Stato nazione in Terra di Israele; tutti noi riconosciamo il suo inno, e quando lo sento sono sempre in piedi con il saluto militare; tutti noi ci riconosciamo nella bandiera di Israele, nella quale sono stati avvolti molti figli della comunità beduina, tornati a casa in una bara, caduti in guerra nella difesa della patria ebraica e anche loro. Pertanto non ci vergogniamo a dire che anche noi abbiamo diritto a questa terra e a questo Stato, che ci siamo guadagnati questo diritto con l’anima e con il sangue, un diritto sancito nei patti storici tra le comunità beduine e [i leader sionisti]”.
Le minoranze più integrate sono infuriate contro una legge che non fa menzione della diversità, che non riconosce il loro status e non indica nessuna direzione di politiche in favore delle minoranze. Jonathan Elkhoury, cristiano di origine libanese, la pensa però in maniera diversa. “La Legge sullo Stato Nazione si aggiunge alla Legge sulle Libertà Fondamentali del 1992, che sancisce il principio di eguaglianza e il suo contenuto è solo definire Israele come Stato-nazione del popolo ebraico. Di certo non avrebbe fatto male aggiungere un articolo nella legge che riconosca l’esistenza delle minoranze e il carattere democratico ed egualitario dello Stato, ma il fatto che non ci sia un simile articolo non significa che Israele non sia egualitaria e democratica”.
Secondo Elkhoury la rivolta delle minoranze druse e beduine non è sul contenuto della legge, quanto invece sullo status delle minoranze. “L’opposizione dei drusi non riguarda la definizione di Israele come Stato ebraico, ma concerne la lotta della minoranza drusa sugli investimenti statali nelle infrastrutture dei villaggi drusi e altre questioni interne alla comunità. Le proteste alla Legge sullo Stato-Nazione non sono che l’occasione per avanzare gli interessi pratici della comunità drusa”. All’accusa mossa da vari esponenti politici che la legge colpisca i diritti delle minoranze, Elkhoury risponde “ci sono movimenti politici che strumentalizzano i problemi delle minoranze per dividere la società israeliana. Usano le richieste dei drusi, dei beduini, dei circassi e dei cristiani per avanzare una agenda politica, quando questi gruppi sono stati fin dall’inizio leali a Israele e hanno contribuito alla costituzione e costruzione dello Stato. Se ci fossero legge diverse per ebrei e non ebrei, allora Israele sarebbe uno Stato razzista e di apartheid, ma non è questa la situazione”.
Le proteste si muovono su due fronti: quello anti-Netanyahu, appoggiato da gruppi e associazioni che hanno da sempre definito Israele uno Stato razzista, e quello anti-discriminazione, portato avanti dai leader delle minoranze che chiedono più riconoscimento e più diritti senza disconoscere il contenuto della Legge sullo Stato-Nazione.
Netanyahu ha detto oggi alla riunione dei ministri della coalizione “smettetela di chiedere scusa e giustificarvi per la legge”. Secondo il primo ministro nessun articolo porta a una discriminazione delle minoranze. Quanto invece alla crisi creatasi con i cittadini drusi, sarà affrontata da un tavolo di dialogo costituito da Netanyahu, ministri di coalizione e vari leader drusi che chiedono: chiare definizioni dei piani urbanistici nei villaggi, investimenti nelle infrastrutture, riconoscimento del contributo delle minoranze allo Stato. Le comunità druse sono tra le più organizzate, ad esse però si affiancano anche le comunità beduine e una parte delle comunità cristiane.
La mancata menzione delle minoranze in un processo legislativo così importante per la definizione di Israele ha portato a una profonda crisi proprio con quei gruppi che non hanno nulla contro la legge in sé o il suo contenuto, quanto invece richiedono la menzione della loro esistenza e del loro contributo (in particolare da parte di quei gruppi che fanno l’esercito e che contano caduti in battaglia per difendere uno Stato che considerano la loro patria). In questo contesto si inseriscono le voci che fanno delle minoranze l’arma principale per disconoscere totalmente l’idea di Stato ebraico.