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Mediterraneo, Ilva e Tria. Ecco la versione di Vincenzo Scotti

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La scelta del Parlamento Europeo, che ha individuato Roma come sede permanente dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, sarà tanto più importante quanto più l’Italia riuscirà a capitalizzarla per ricordare all’Europa dell’importanza del sud del Mediterraneo.  Vincenzo Scotti, Presidente della Link Campus University e più volte ministro democristiano, confida ai microfoni di Formiche.net tutto il suo entusiasmo per la decisione del Parlamento europeo, che può rilanciare l’azione italiana nel Mediterraneo.

La situazione interna al governo resta però tesa, e la frase da alcuni attribuita allo stesso Di Maio, «O Tria sta con il nostro governo o è contro l’Italia», ben riassume lo stato dei rapporti tra il Movimento Cinque Stelle e il titolare del dicastero dell’economia, accusato di essere più fedele ai dettami di Bruxelles che al programma del governo. Sempre caldo è poi il dossier Ilva, su cui Di Maio ha chiesto l’intervento dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) per verificare la regolarità della gara che un anno fa portò la società Am Investco di Mittal ad aggiudicarsi l’azienda tarantina.

Presidente Scotti, che impatto può avere la decisione del Parlamento europeo sul ruolo che l’Italia vuole giocare nel Mediterraneo? 

La decisione è estremamente importante per Italia, ma deve essere un punto di partenza e non un punto di arrivo. Pone al nostro Paese una grande sfida per assumere un’iniziativa più costante e meno retorica rispetto a un impegno che ci viene dalla collocazione naturale dell’Italia, quello di contribuire a fare del Mediterraneo non un lago chiuso, ma un mare aperto nel rapporto tra l’Europa e il Mediterraneo, che è al centro delle dinamiche politiche europee, africane e asiatiche. Abbiamo sempre chiamato con enfasi il Mediterraneo mare nostrum, il mare dei Latini, ma questo è ormai più un dato letterario che politico o economico/sociale, la speranza è che un parlamento come questo, anche se con limitati poteri e con mezzi e strutture anch’essi limitati, possa svolgere un ruolo di impulso e di stimolo, fondamentale perché si colga un’occasione straordinaria, quella di affrontare il tema dello sguardo al Mediterraneo dell’Europa.

Appunto, l’Europa. Sarà fondamentale coinvolgerla per affrontare le sfide che provengono dalla sponda Sud… 

In Europa ci sono due tendenze, una che è prevalsa in questi anni, promossa da Berlino, che guarda a est e considera il confine a est prevalente sia in termini di politica di sicurezza sia relativamente al mercato unico europeo. L’altra l’idea, più volte sottolineata dall’Italia, è che l’Europa deve guardare anche al Sud, perché lì i problemi della sicurezza sono non meno determinanti per il futuro del mondo. Certamente l’Italia non può che prendere atto che la Germania è un punto di forza dell’Europa, ma deve premere perché si faccia carico non solo dei suoi interessi nazionali ma anche di quelli dell’Europa nel suo complesso, diventando uno dei partner del processo euro-mediterraneo.

Occorre fare uno sforzo perché l’Unione del Mediterraneo non sia solo la sede di un dibattito inconcludente, ma riesca a influenzare veramente l’agenda europea.

Un altro tema caldo, anche per le dinamiche economiche mediterranee, è quello dell’Ilva. Di Maio ora ha chiesto l’intervento dell’Anac. Cosa c’è in gioco nell’affare Ilva? 

Il tema dell’acciaieria di Taranto pone due problemi. Il primo è quello industriale, e coinvolge l’industrializzazione del Mezzogiorno e dell’area del Mediterraneo.  Il secondo è il problema della logistica necessaria per supportare uno sviluppo industriale moderno del Mediterraneo e collegare il Mediterraneo al nord dell’Europa. L’acciaieria è fondamentale non solo per la sua funzione sostanziale, ma anche quale simbolo del processo di industrializzazione dell’area mediterranea. Se si riprende il discorso sul Mediterraneo bisogna riprendere il tema dell’industrializzazione e quello della logistica. Sono due aspetti che vanno entrambi valutati, perché sono parte dello stesso processo.

Ci sono poi le tensioni interne al governo, dove il ministro Tria sembra essere sempre più l’oggetto delle critiche pentastellate. La convivenza tra le diverse anime dell’esecutivo è già a rischio? 

Questa convivenza nasce dallo stato delle cose dopo le elezioni del 4 Marzo. Il tema non è la polemica ma la sostanza dei problemi. Il problema della crescita e del debito restano gli stessi, così come quello della coesione all’interno dell’ Europa. Dobbiamo vedere di fare fronte a queste sfide, che ci porteremo avanti nei prossimi anni. Le polemiche passano, le sfide da affrontare restano. Occorre la serenità giusta per lasciare che le polemiche si spengano di fronte alla necessità di trovare una posizione comune per l’Italia. Lo scontro non è utile in questo momento, servono invece soluzioni. Le urgenze sono tali che perdere energie in scontri interni in questa fase sarebbe deleterio.



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