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Nave italiana riporta migranti in Libia. Cosa è successo nel Mediterraneo

Il salvataggio di 101 migranti in acque internazionali davanti alla Libia rischia di costituire un precedente importante in questa fase di discussioni arroventate sul tema dell’immigrazione. La notizia è che il rimorchiatore Asso Ventotto dell’armatore Augusta Offshore di Napoli, un rimorchiatore a servizio delle piattaforme petrolifere dell’Eni, nella serata del 30 luglio ha riportato a Tripoli le persone che aveva raccolto da un gommone in difficoltà. Forse è la prima volta che un’imbarcazione battente bandiera italiana ha riportato in territorio libico dei migranti, d’accordo con le autorità di Tripoli, e la polemica si è subito scatenata perché la Libia non è considerata un porto sicuro in base alle norme internazionali.

La notizia è stata diffusa dal segretario di Sinistra italiana ed esponente di Leu, Nicola Fratoianni, che in questi giorni è a bordo della nave dell’ong Open Arms e che aveva ipotizzato un ruolo della Guardia costiera italiana, smentito prima dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e poi dalla stessa Guardia costiera che ha precisato come le attività di soccorso si siano svolte “sotto il coordinamento della Guardia costiera libica che ha gestito l’intera operazione”. Secondo Fratoianni, l’ordine di riportare i migranti a Tripoli sarebbe venuto “dalla piattaforma per cui lavora il rimorchiatore, vale a dire dall’Eni” e il centro di coordinamento di soccorso di Roma sarebbe stato informato dell’operazione perché da lì sarebbe partita la prima segnalazione. Peraltro, da tempo l’indicazione della Guardia costiera italiana alle navi che si trovano in una certa area è di coordinarsi con la Guardia costiera libica.

La ricostruzione dell’armatore, invece, è dettagliata. Il rimorchiatore era impegnato nell’assistenza alla piattaforma di estrazione “Sabratha” della Mellita Oil & Gas (joint venture tra Eni e Noc libica) e alle 15 ora italiana di lunedì 30 ha ricevuto istruzioni dal Marine Department di Sabratha, dopo aver imbarcato rappresentanti dell’Authority libica (cioè della Guardia costiera), di dirigersi a 1,5 miglia dalla piattaforma dov’era stato avvistato un gommone. Tra le 15.30 e le 16.30 è avvenuto il recupero con l’indicazione dei rappresentanti libici a bordo di dirigersi verso Tripoli, scortati da una motovedetta della Guardia costiera libica. Dopo le 21 l’ingresso nel porto e tra le 21.36 e le 22.10 il trasbordo su un battello della Guardia costiera libica senza incidenti né proteste. L’Augusta Offshore ha precisato di aver salvato dal 2012 23.750 migranti in 262 operazioni e di aver interrotto le operazioni commerciali per complessivi 137 giorni.

Secondo Fratoianni ci sono state segnalazioni di più gommoni in difficoltà arrivate dai centri di coordinamento di Malta e di Roma e da un aereo di ricerca francese finché, dopo una comunicazione libica che annunciava all’Open Arms un intervento di Tripoli, è entrato in scena l’Asso Ventotto il cui equipaggio ha confermato all’Open Arms il recupero e avrebbe ammesso di aver seguito le indicazioni della piattaforma per cui lavora. L’Eni, invece, ha smentito qualunque coinvolgimento visto che tutto è stato gestito dalla Guardia costiera libica.

Unhcr, Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie lamentano la violazione del diritto internazionale visto che la Libia non è considerata un porto sicuro per il mancato rispetto dei diritti umani; per lo stesso motivo una portavoce della Commissione europea si è limitata a confermare la richiesta di informazioni all’Italia. In attesa di capire perché, per esempio, quei migranti non siano stati recuperati dalla Guardia costiera libica subito dopo il salvataggio, nell’area di ricerca e soccorso dichiarata da Tripoli o ai limiti delle acque territoriali, l’intera operazione potrebbe configurare un respingimento collettivo vietato dalle norme internazionali e che nel 2012 portò alla condanna dell’Italia da parte della Corte europea per i diritti dell’uomo per un episodio del 2009, quando c’era un accordo tra il governo Berlusconi e Muammar Gheddafi. La vicenda dell’Asso Ventotto difficilmente finirà qui.



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