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Proteste in Nicaragua, anche la chiesa alza la voce. L’appello del cardinale Brenes

nicaragua

Il mondo cattolico nicaraguense alza la voce sulla delicata situazione che sta affrontando il Paese e mostra tutta la sua determinazione a contribuire al dialogo con il governo di Daniel Ortega. L’esecutivo ha infatti, in queste ore, lanciato una pesante offensiva contro il quartiere ribelle di Masaya causando morti e feriti tra i manifestanti. Ed è dunque proprio la chiesa, in un Paese a maggioranza cattolica come il Nicaragua, che potrebbe contribuire considerevolmente alla distensione delle tensioni e che suo malgrado si trova coinvolto negli scontri. “Esercitate pressione sul governo affinché abbia rispetto per i vescovi, per i sacerdoti e per la popolazione”, ha dichiarato in un accorato appello il cardinale Leopoldo Josè Brenes, arcivescovo di Managua.

Brenes, parlando della situazione di Masaya, città ormai simbolo della resistenza con il governo, ha sottolineato come queste sia “assediata per mano di oltre mille tra militari e agenti di polizia. La città è stata inondata da una pioggia di proiettili”, ha dichiarato.

Il cardinale, che pure nel 2017 aveva dato “la sua benedizione al processo elettorale”, ha ora denunciato apertamente e in modo aspro le azioni del governo, tanto che il 9 luglio scorso è stato aggredito da alcuni paramilitari nella basilica di San Sebastiàn. Insieme a lui, sono stati coinvolti nell’aggressione anche il suo ausiliare José Silvio Bàez e il nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag.

E ancora: “Ascoltando l’invito di Papa Francesco a essere un ospedale da campo, molte delle nostre parrocchie hanno dato rifugio a quanti cercavano sicurezza e prestato soccorso ai feriti”, ha detto Brenes nel suo appello. “Questo sicuramente non è piaciuto al governo. Così come non è piaciuta la nostra sollecitudine nel tentare di smantellare questa forza paramilitare”, ha continuato.

Un’azione, quella del mondo cattolico, che si rende necessaria anche secondo lo storico nicaraguense Antonio Monte, che, in un’intervista all’emittente tedesca Deutsche Welle ha sottolineato: “I pronunciamenti della chiesa cattolica hanno un grande valore simbolico e possono mobilitare molte persone e istituzioni. Per qualunque forza politica è più facile raggiungere un accordo per ristabilire l’ordine e la pace se ha il riconoscimento della chiesa”.

Anche padre Augusto Gutierrez, parroco del quartiere colpito di Manaya, ha espresso tutta la sua preoccupazione: “I governi del mondo non ci lascino morire, per favore intervenite: è in atto un massacro”. “Al tempo stesso — ha poi concluso Brenes — invito tutti a lanciare una catena di preghiera e a sostenere concretamente i nostri sacerdoti attraverso le intenzioni di sante messe. Molti dei ministri infatti, dovendo celebrare in privato, non ricevono offerte e dunque non hanno alcuna forma di sostentamento”.

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