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Non solo Emirati: tutte le fiches che la Cina punta su Israele

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Distanti anni luce per trend e coni di interesse, ma nell’ultimo semestre molto vicine alla voce pil e nuovi investimenti. Israele e Cina si stanno caratterizzando per una fase inesplorata dei loro rapporti, con Pechino tutta concentrata sulla primizia emiratina.

Fino a ieri Tel Aviv mostrava parametri agli antipodi con Pechino: la Cina infatti è il più grande esportatore del pianeta, mentre Israele è solo al 45 ° posto nella classifica delle esportazioni. Qualcosa, però, sta cambiando.

CINA E EMIRATI

Dagli Emirati Arabi Uniti prende inizio il viaggio ufficiale del presidente cinese Xi che lo porterà, sino alla fine di luglio, a toccare Senegal, Ruanda e Sudafrica: a Johannesburg tra l’altro ci sarà il mega vertice Brics, con Brasile, Russia, Cina, India, Sudafrica. Un banco di prova significativo, anche perché segue il meeting Ue-Cina dei giorni scorsi a Pechino tutto focalizzato sul tema dazi.

Importante, non solo perché si tratta della prima missione dopo la sua rielezione a marzo, ma perché si lega alle nuove strategie di Xi in Medio Oriente, nel continente africano e in Israele.

Negli Emirati la primizia è rappresentata dal fatto che è la prima visita di un capo di Stato cinese da 29 anni a questa parte. L’obiettivo è intensificare i rapporti bilaterali tra i due paesi, strutturando progetti e prospettive imbullonate alla Via della seta nella macroregione del Golfo. Certo, sul tavolo degli incontri con il vicepresidente emiratino ed emiro di Dubai, Mohammed Bin Rashid al Maktoum, e con il principe ereditario di Abu Dhabi Mohamed bin Zayed al Nahyan ci saranno anche la pace e la stabilità in Medio Oriente, ma al secondo posto, dopo i dossier energetici e commerciali.

ISRAELE

In parallelo al tasto emiratino, Pechino sta spingendo molto su quello israeliano. Il Silicon Dragon Israel è uno dei meeting annuali promossi al fine di creare sinergia tra i due paesi. Le aziende israeliane e cinesi hanno così avuto l’occasione per confrontarsi, individuare aree di possibile cooperazione, coordinare eventuali partnership mirate e più in generale annusarsi per capire se è possibile fare squadra.

Il Silicon Dragon Israel che si è svolto a Tel Aviv è stato seguito dal Summit sull’innovazione Cina-Israele, che si è tenuto nel Guangdong quindici giorni fa. In quella circostanza protagoniste sono state le start-up tecnologiche israeliane che hanno riportato un feed back più che positivo sugli investimenti cinesi. L’obiettivo è penetrare il più rapidamente possibile nei grandi mercati della Cina continentale.

Di contro molte realtà israeliane sono state inglobate nell’ultimo lustro da aziende cinesi, come il caso di Alma Lasers, il gruppo di dispositivi medici Lumenis, la Tnuva, la Cortica e il gruppo di controllo gestionale Extreme Reality.

PERCHÉ SÌ

I ceo più in vista della Cina sono soddisfatti dalla capacità di esportare tecnologia delle aziende israeliane. E la ragione di fondo che ha spinto il governo a intraprendere una strada decisa verso una nuova fase delle policies collaborative tra i due paesi e legate anche alla possibilità di costruire nuovi consorzi.

Il prossimo passo, così come stanno osservando alcuni analisti dediti alla pianificazione socio-politica dei rapporti tra i due paesi, sarà quello di lavorare per una interazione umana e di approccio al lavoro: il piano cinese è notoriamente caratterizzato per una iper organizzazione, molto schematica e che prevede un copione scritto da rispettare in toto; quello israeliano, invece, sta puntando sulla autodeterminazione dei singoli lavoratori, incitadoli così alla creatività.

PERCHÉ NO

Secondo alcuni analisti che osservano le dinamiche legate alla sicurezza, uno degli scogli potrebbe essere rappresentato dal mancato rispetto cinese per le leggi sulla proprietà intellettuale di altre nazioni. Un passaggio che interessa anche la Cyber ​​Security, con riferimento alle produzioni esternalizzate che poi sono state oggetto di atteggiamenti scorretti proprio da parte di soggetti asiatici.

Sul punto il Pentagono ha “consigliato” prudenza a Israele per via della possibilità che, tramite Tel Aviv, Pechino possa godere di un accesso privilegiato a una serie di know how che, per esempio gli Usa, non hanno mai concesso ai cinesi.

twitter@FDepalo

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