Papa Francesco ha sfidato con forza la narrativa che voleva iscrivere i cristiani in progetti di nuova egemonia nel Medio Oriente, offrendo la protezione di minoranze interessate a conquistare il potere, grazie ad eserciti stranieri e milizie, in cambio di una rappresentazione ideologica del conflitto. A tutto questo Francesco ha detto di no con tre frasi centrali nel suo suo secondo discorso pronunciato a Bari davanti ai leader di tutte le chiese del Medio Oriente.
La prima frase è questa: “Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!”, e non sembra possibile immaginare che, sebbene chiaramente non rivolta esclusivamente a Mosca, questa frase non sia rivolta anche al Cremlino, che con Putin ha ritenuto non solo di intervenire militarmente in Siria ma anche di riaprire la Società Imperiale Ortodossa in tutto il Medio Oriente.
La seconda frase, nella quale Bergoglio conferma la sua capacità di parlare agli altri senza dimenticare l’esame di coscienza, è questa: “Anche il nostro essere Chiesa è tentato dalle logiche del mondo, logiche di potenza e di guadagno, logiche sbrigative e di convenienza. E c’è il nostro peccato, l’incoerenza tra la fede e la vita, che oscura la testimonianza. Sentiamo di doverci convertire ancora una volta al Vangelo, garanzia di autentica libertà, e di farlo con urgenza ora, nella notte del Medio Oriente in agonia”.
La fede cristiana, ha aggiunto, “ha conquistato il cuore dell’uomo lungo i secoli perché legata non ai poteri del mondo, ma alla forza inerme della croce”. I cristiani dunque non sono una minoranza arroccata nella tutela dei propri interessi grazie alla benevolenza di despoti in armi, come Hezbollah o Assad o altri. No, i cristiani hanno una proposta molto diversa per tutto il mondo arabo e lo ha detto senza giri di parole: “I cristiani sono e siano cittadini a pieno titolo, con uguali diritti”. L’ avvertimento di Francesco riguarda ovviamente anche le mire totalitarie della “maggioranza”, cioè dei sunniti, ai quali ha detto di rispettare le altre comunità, le altre identità, tutte.
Echeggia, qui, fortissima, la visione del cardinale Achille Silvestrini, discepolo del grande segretario di Stato Agostino Casaroli e guida dell’attuale segretario di Stato, Pietro Parolin. Una visione che portò Giovanni Paolo II a definire il Libano, Paese della comune cittadinanza islamo-cristiana dopo il suo terrificante conflitto, un messaggio che parla a tutto il mondo. Una visione che portò Benedetto XVI a porre proprio la cittadinanza al centro del sinodo per il Medio Oriente. Ritenuta “impossibile” dai fautori dell’alleanza con le altre minoranza, la linea-Silvestrini torna chiaramente enunciata dal successore di Pietro.
Ma Francesco non si è fermato qui, a queste tre indicazioni fortissime e chiarissime, ha voluto aggiungere una riferimento tutto da leggere e da capire. “Non si dimentichi il secolo scorso – è il grido del pontefice – non si scordino le lezioni di Hiroshima e Nagasaki, non si trasformino le terre d’Oriente, dove è sorto il Verbo della pace, in buie distese di silenzio. Basta contrapposizioni ostinate, basta alla sete di guadagno, che non guarda in faccia a nessuno pur di accaparrare giacimenti di gas e combustibili, senza ritegno per la casa comune e senza scrupoli sul fatto che il mercato dell’energia detti la legge della convivenza tra i popoli!”.
La prima domanda da porsi è questa: perché un riferimento a Hiroshima e Nagasaki? Bergoglio sa bene che, nella sua follia stragista, nella sua esaltazione terrorista globale, anche bin Laden ha ricordato quelle bombe per presentare il suo terrorismo come un imperialismo anti-imperialista globale, ansioso di vendicare tutte le colpe del “mostro americano” distruggendolo e sostituendolo con il suo progetto “totale”.
Il rischio dunque è insito alla natura di al Qaida, ma non solo. Come spiega proprio in queste ore su Civiltà Cattolica padre Giovanni Sale, l’uso delle armi chimiche è risultato, per quanto non in modo non documentabile vista la inaccessibilità dei territori, essenziale alla vittoria di Assad. In tre momenti apicali della guerra le avrebbe usate in modo massiccio contro il suo popolo, per vincere: alla Ghouta, a Khan Shaykoun, a Douma. La deriva che porta all’olocausto atomico è già cominciata e la sete apocalittica che ispira tanti fanatici alla conquista a ogni costo di quei territori ispira anche altri fanatici, ugualmente assetati sebbene di sostanze a noi molto più note, come il petrolio che arricchisce il sottosuolo si sventurati Paesi come l’Iraq, la Siria (in particolare quella sottile fascia di territorio siriano a suo tempo conquistato guarda caso dall’Isis) e oggi del Libano, con i suoi giacimenti marittimi.
Francesco dunque è consapevole dell’enormità dei rischi, ma anche dell’enormità dei prezzi pagati da milioni e milioni di diseredati, musulmani e cristiani. A me oggi sembra anche consapevole del peso enorme delle propagande, su tutto il mondo. E ha compiuto il massimo sforzo che un papa poteva poteva compiere per porre la Chiesa dalla parte della pace e della dignità dell’uomo.