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Vi spiego perché sulle partite Iva la Lega sbaglia. Parla Mara Carfagna

Sono, tradizionalmente, uno dei dossier pronti ad essere rispolverati dal governo di turno. Le partite Iva vengono costantemente resuscitate quando si parla di rimettere in sesto il mercato del lavoro, partendo dai liberi professionisti. Il governo gialloverde non poteva essere da meno, tanto da muovere il primo passo sulla flat tax al 15%, totem della Lega e cardine del contratto di governo, proprio dalle partite Iva.

Due giorni fa, infatti, il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, ha annunciato il primo assaggio di flat tax alla Camera, attraverso il deposito della proposta per l’estensione del regime minimo-forfettario del 15% per tutte le partite Iva fino ad un volume d’affari di 100 mila. Il primo germoglio di flat tax di stampo leghista, parte dai lavoratori autonomi. Eppure qualcosa nella proposta della Lega non torna proprio.

Almeno secondo Forza Italia, che oltre ad aver concepito la flat tax alternativa, quella al 23%, ha depositato una proposta a prima firma Mara Carfagna (nella foto) che fissa sì l’aliquota al 15% alle partite Iva ma fino a un tetto di fatturato di 50 mila euro. Ed è la stessa vicepresidente della Camera a spiegare a Formiche.net dove e perché la variante azzurra è migliore di quella verde.

Onorevole, che cosa non va nella proposta di flat tax alle partite Iva della Lega? 

Le modalità della proposta della Lega la rendono purtroppo irrealizzabile. La nostra proposta fissa la soglia a 50 mila euro e non più in alto come hanno annunciato Lega e M5S, perché la normativa comunitaria sull’Iva agevolata fissa il limite al 65 mila euro, avrebbero dovuto saperlo. Non vorremmo che avessero giocato al rialzo nell’annunciare soglie di reddito al solo scopo competere con la nostra proposta. Inoltre, come abbiamo sempre fatto, noi abbiamo individuato una copertura finanziaria certa: introdurre la flat tax fino a quella soglia è operazione finanziabile senza aumentare altre tasse. Che senso avrebbe abbassare le tasse a una categoria per farne pagare di più a un’altra?

Che cosa avete in mente per aiutare i lavoratori autonomi?

Noi abbiamo l’obiettivo concreto di alleggerire e ridurre il peso del fisco per giovani avvocati, consulenti, traduttori, giornalisti, startupper, piccoli commercianti, gente che si è creata il lavoro da sé. Sono quelli che hanno attraversato il decennio nero che ci siamo lasciati alle spalle senza poter contare su alcun tipo di garanzia. Hanno incontrato difficoltà a incassare il denaro che gli era dovuto, e intanto il sistema fiscale non dava loro tregua, li ha considerava potenziali evasori fino a prova contraria. Cominciamo ad introdurre la flat tax per loro, liberando energie e creatività.

Torniamo alla vostra proposta, avete un’idea della platea potenzialmente coinvolta?

Tornando al merito della proposta azzurra per la flat tax sulle partite Iva, Carfagna dà la dimensione della platea potenzialmente interessata dalla misura. “Ben 665 mila professionisti e microimprese hanno scelto per comodità ed equità il regime dei minimi, avvantaggiandosi di minore burocrazia e trattamento fiscale meno invasivo. La nostra nuova proposta si rivolgerebbe a una platea di almeno un milione di aderenti o potenziali aderenti; è l’inizio di quanto abbiamo promesso in campagna elettorale. Alla Lega diciamo: caro Salvini, facciamo qualcosa di centrodestra!”

Mi dica un’altro motivo per mettere da parte la flat tax della Lega…

Ci sono ragioni tecniche, economiche e anche politiche: evitare che una norma per agevolare i piccoli professionisti e lavoratori autonomi sia usata contro le assunzioni stabili. La proposta di Lega e M5S potrebbe andare nella direzione opposta alle intenzioni dichiarate da Luigi Di Maio con il decreto dignità. Aumenta la precarietà e destruttura il mercato del lavoro, scoraggiando i contratti a tempo indeterminato.

Perché la flat tax dovrebbe iniziare ai liberi professionisti?

Liberi professionisti, ma anche piccoli lavoratori autonomi e commercianti: ci rivolgiamo davvero a tutti. Gli ultimi dati economici e le parole di Mario Draghi e Ignazio Visco dimostrano che non è il momento di esperimenti o misure universali costosissime come il reddito di cittadinanza. E’ necessario canalizzare le risorse in interventi mirati ed efficaci. Chi governa deve essere lucido sui problemi del Paese e rinunciare magari al consenso immediato per investire sul futuro. Forza Italia ha individuato due priorità: le partite Iva e occupazione femminile nelle regioni del Sud.

Per l’occupazione femminile e per il Mezzogiorno cosa propone Forza Italia come emendamento al dl dignità?

L’Italia ha un tasso di occupazione femminile da record, ma è un record negativo. Nel 2016 le occupate erano solo il 50,6% e al Sud lavora una donna su tre. Ecco perché abbiamo immaginato sgravi destinati alle 8 Regioni con il più basso tasso di occupazione femminile. Incentivare il lavoro femminile, come sapete, non significa favorire le donne rispetto agli uomini, ma sostenere direttamente le famiglie, che non si sostentano con un solo reddito. Prevediamo che per ogni assunzione di una donna aggiuntiva rispetto al monte-contratti dell’anno precedente, l’impresa riceva un credito fiscale pari all’Irpef calcolato sul contratto delle lavoratrici aggiuntive. Vale sia per i contratti a tempo pieno che per i part time, è sufficiente che il contratto sia annuale. È un modo intelligente e immediato per abbattere il cosiddetto cuneo fiscale.

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