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Vi spiego perché stare sotto il 3% può non bastare a Salvini e Di Maio. Parla Gustavo Piga

Non è tanto il discorso di stare dentro il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil. Quanto in che modo spendere i soldi frutto dello spazio di manovra sul deficit che l’Italia riuscirà a trattare con Bruxelles. Perché superare la fatidica soglia, che per l’Europa segnerebbe l’inizio delle ostilità con l’Italia sul terreno dei conti pubblici, risulterebbe difficile anche per Luigi Di Maio.

Il capo politico del Movimento Cinque Stelle ieri è tornato a ribadire dalle colonne del CorSera l’urgenza di flat tax e reddito di cittadinanza, con un piccolo messaggio subliminale annesso: i vincoli di bilancio si possono eventualmente discutere in Ue, purché si porti a casa un pezzo importante di contratto legastellato.

Formiche.net ha chiesto il parere dell’economista Gustavo Piga. “Io sarei sconvolto al pensiero che il governo possa sforare il tetto del 3%. E francamente non credo che Di Maio o Salvini abbiano in testa questo. Credo piuttosto che a Tria non dispiacerebbe arrivare al 3%, ma a patto che sia fatto … bene. Ed ha ragione. Il vero problema in effetti è come impiegare i (non tantissimi) soldi frutto dello spazio di manovra eventualmente da noi richiesto e negoziato con l’Ue, sempre che riusciamo a spuntarlo. Il ministro dell’Economia Tria ha per esempio sempre sostenuto l’idea di dare la priorità agli investimenti pubblici, soprattutto quelli relativi alle infrastrutture. Mentre per i due vicepremier l’imperativo sembra essere quello di flat tax e reddito di cittadinanza. Non credo vi sia spazio per accontentare tutti”, spiega Piga.

“A chi dovremmo dare retta? Una possibilità è che Tria perda e la spuntino Di Maio a Salvini rimanendo al 3% e riuscendo a portare a casa una – piccola piccola – parte del reddito di cittadinanza e della flat tax. Non credo ci sarebbe troppo da festeggiare, in questo caso, malgrado si sia guadagnato spazio fiscale. Sarebbe meglio mettere questi soldi dove sono destinati a fruttare di più in termini di occupazione e stabilità dei conti pubblici. E concordo con Tria che solo con gli investimenti pubblici si può ottenere questo doppio risultato: crescita economica e riduzione del rapporto debito/Pil”.

Il senso del ragionamento è chiaro. Per Piga girare le spalle agli investimenti pubblici in favore dei due provvedimenti cari al governo gialloverde può essere controproducente. “Si creerebbe anche un problema con lo stesso Tria, non solo con l’Europa. Potenzialmente ci potrebbe essere una situazione di conflitto con il Tesoro, con la manovra d’autunno. L’indicazione che mi sento di dare è questa: con la prossima legge di Bilancio si possono mettere in cantiere alcune cose, tipo l’avvio della flat tax o del reddito di cittadinanza, senza rinunciare ai maggiori investimenti pubblici, solo trovando altre risorse non in deficit. Come? Con la spending review, sempre annunciata ma che anche ora è mancante all’appello”.



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