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Pieno sostegno del Senato Usa all’Intelligence sui cyber attacchi russi. Con buona pace di Trump

stati uniti

Dopo il disegno di legge bipartisan per bloccare qualsiasi decisione improvvisa della Casa Bianca sulla Nato, il Senato Usa ha detto nuovamente la sua anche sul discusso tema dei cyber attacchi, soprattutto quelli di matrice russa.

LA PROPOSTA BIPARTISAN

Con una nuova risoluzione introdotta dalla senatrice democratica Amy Klobuchar e dal suo omologo repubblicano Lindsey Graham, la Camera Alta del Congresso riafferma con chiarezza la responsabilità di Mosca nelle interferenze durante le elezioni presidenziali del 2016, così come il pericolo di nuove intrusioni nelle future midterm di novembre.

IL SOSTEGNO ALL’INTELLIGENCE

Nel sostenere ciò, il documento rimarca la propria totale e “inequivocabile” condivisione delle conclusioni alle quali è giunta l’Intelligence americana, che attribuisce tali attacchi alla Russia. Si tratta di una dichiarazione importante, perché non rappresenta solo un passaggio formale ma anche di sostanza, che lancia così un ulteriore messaggio alla Casa Bianca a soli 103 giorni dal prossimo appuntamento elettorale. La questione delle interferenze russe, infatti, divide da tempo il presidente americano e gli apparati di sicurezza del Paese e ha dato vita a molte polemiche.

L’ESCALATION

Gli attriti tra la Casa Bianca e gli apparati di sicurezza nazionale durano da mesi, ma hanno raggiunto il loro culmine subito dopo il bilaterale tra Putin e Trump. Dopo le generose aperture del presidente Usa al Cremlino che gli sono costate anche l’accusa di “tradimento”, l’intelligence e il mondo della sicurezza americani sono insorti contro il capo di Stato come mai in precedenza.
Dopo il meeting, Putin si era detto disposto a collaborare con gli Stati Uniti nell’inchiesta sulle ingerenze russe nelle elezioni americane del 2016.
Poche ore prima, però, Dan Coats, il potente capo della National Intelligence, l’organismo che coordina le 16 diverse agenzie che compongono l’intelligence community americana, aveva lanciato un allarme chiaro, definendo i cyber attacchi di Mosca come una minaccia da “allarme rosso”, una situazione paragonata ai mesi precedenti all’11 settembre.
Le parole dell’altissimo funzionario non avevano però fatto presa su Trump, che alla domanda di un giornalista (“Lei crede a Putin o all’intelligence statunitense?”), Trump aveva risposto: “Ho grande fiducia nella mia intelligence”, ma Putin “è stato estremamente deciso e potente nel negare” l’ingerenza russa. “Ho fiducia in entrambe le parti”. Frasi che hanno scioccato l’opinione pubblica e l’establishment americani, innescando una lunghissima serie di dichiarazioni critiche provenienti tanto dal fronte democratico, quanto da quello repubblicano (sia alla Camera sia al Senato).
Trump fu costretto subito dopo a ritrattare, dicendo di essere stato frainteso e che mai aveva pensato di collaborare con Mosca. Ma pochi giorni dopo si è avuta notizia della possibilità che sei ex alti funzionari dell’era Obama che lo avevano criticato – tra i quali Brennan (Cia), Hayden (Nsa) e Comey (Fbi) – rischiavano (e forse rischiano ancora) di vedersi revocato dalla Casa Bianca il nulla osta di sicurezza per accedere a informazioni riservate.

QUALE RISPOSTA?

Dopo questa battaglia senza fine, il Senato intende mettere un punto definitivo alla vicenda, e sottolinea, pertanto, che gli Stati Uniti devono difendersi dagli attacchi informatici perpetrati contro i sistemi di voto, oltre che rispondere a queste offensive con “adeguate azioni di rappresaglia”. “Election security is national security”, ha commentato senza mezzi termini la Klobuchar.

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