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Tutti i numeri sul contrabbando di sigarette e come contrastare il fenomeno (in crescita)

sigarette

Per secoli è stata la culla della civiltà, ponte tra Occidente e Oriente. Oggi la Grecia, nel mantenere intatto il suo fascino, si aggiudica però un altro primato oltre a quello dell’arte e della filosofia. L’essere l’hub europeo delle sigarette di contrabbando. Le chiamano illicit whites, ovvero bionde prodotte lecitamente nei Paesi extra Ue e poi vendute sul mercato nero negli Stati dell’Unione.

E l’Italia, che il contrabbando di tabacco e sigarette lo ha conosciuto con il celebre boss italo-campano, Lucky Luciano, non fa sconti. Dalla Grecia infatti partono grossi carichi di sigarette contrabbandate che, una volta attraccate negli scali dell’Adriatico danno vita allo smercio illegale. E chi ci rimette è l’erario che si ritrova in circolazione milioni di pacchetti privi del bollo dei monopoli che dunque aggirano il versamento delle accise (solo all’Ue il contrabbando di sigarette costa più o meno 11 miliardi all’anno, un miliardo solo per l’Italia).

Una piaga di cui si è parlato questa mattina nel corso di un dibattito nel corso del quale è stato presentato un corposo studio integrato sul contrabbando di sigarette in Italia, realizzato su iniziativa di Intellegit, start up sulla sicurezza dell’Università degli Studi di Trento, con il contributo di British American Tobacco Italia (Bat).

Sul tema si sono confrontati, coordinati da Marco Ludovico, il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia, Andrea Di Nicola, presidente Intelligit, Filippo Spiezia, vicepresidente di Eurojust, Luigi Vinciguerra, capo della dell’ufficio Tutela Entrate della Guardia di Finanza, Eirini Gialouri, direttore della dipartimento Dogane e Accise presso il governo ellenico, Elisabetta Poso, dell’Agenzia delle Dogane italiana e Claudio Bergonzi, segretario generale di Indicam.

I numeri della ricerca prima di tutto, se non altro per inquadrare bene il fenomeno contrabbando. In Italia si consumano ogni anno tra il 5 e il 6% delle sigarette illegali messe in circolazione. Cifra questa lontana dai picchi a doppia cifra degli anni passati, ma pur sempre considerevole. Il problema è che lo stivale è interessato dal fenomeno sia come mercato di destinazione finale sia come area di transito dei commerci illegali da e verso i Paesi membri.

Tra questi, e qui si arriva alla Grecia, Atene ricopre un ruolo cruciale quale principale hub di transito verso l’Italia di illicit whites, come detto, marchi prodotti lecitamente in Paesi extra Ue e contrabbandati sul mercato illecito dei Paesi dell’Unione europea. Questa tipologia di sigarette illegali ad oggi copre solo per l’Italia il 60% dell’intero mercato del contrabbando. Dunque, sei bionde su dieci sono prodotte legalmente fuori dall’Ue e poi rivendute illegalmente all’interno dell’Unione.

Nel 2016, racconta lo studio discusso questa mattina, sono arrivati in Grecia 4 miliardi di sigarette di contrabbando di cui 1,54 miliardi erano costituiti da illicit whites, vendute nel mercato illecito greco ad un prezzo di circa 1,5 euro. I carichi arrivano nel Paese ellenico sia via mare (principalmente dall’Asia e dal nord Africa via Cipro) sia via terra (principalmente dai Paesi della Penisola Balcanica e dalla Turchia).

Ancora, specifica lo studio, nelle rotte verso l’Italia, i carichi di grandi dimensioni partono solitamente dai porti di Patrasso e del Pireo per raggiungere quelli dell’Adriatico (con particolare frequenza, i porti di Ancona, Taranto e Bari), mentre i carichi di dimensioni più ridotte sono trasportati su piccole e veloci imbarcazioni verso i porti e le spiagge pugliesi (seguendo, ad esempio, la rotta Corfù-Bari). Nonostante questo attacco da più fronti, la Grecia resta uno dei Paesi europei dove le autorità locali stanno svolgendo un efficace lavoro di prevenzione, confermato dal numero dei sequestri che ammontano a 1.532 solo nel 2016, per un totale 541 tonnellate di merce sequestrata.

Anche l’Italia però sta facendo la sua parte. Il nuovo governo sembra essere conscio della gravità del problema. Il sottosegretario Sibilia, nel corso del suo intervento, ha senza mezzi termini sottolineato l’esigenza di rafforzare i controlli negli scali, anche attraverso un incremento delle forze di Polizia nei centri nevralgici del contrabbando, dentro e fuori l’Italia. “Oggi la sfida per abbattere questo fenomeno sta nello stringere le maglie dei controlli. E per farlo occorre anche aumentare la presenza delle forze dell’ordine nei centri di approdo e smistamento. Non può tuttavia bastare. Serve anche il fattore tecnologico”. La tecnologia, ha aggiunto Sibilia, “è un valido alleato per combattere il contrabbando di sigarette e noi abbiamo intenzione di farne il miglior uso possibile”.

Ma per stroncare la rotta italo-greca serve un altro ingrediente. Quello della cooperazione tra i Paesi coinvolti. Come ha sottolineato Cosimo Ferri, già sottosegretario alla Giustizia nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, “la lotta e i suoi fattori possono avere un senso solo se inquadrati in una logica di cooperazione tra i due Paesi. Lo scambio di informazioni diventa un elemento essenziale nella strategia di contrasto”. Nell’operatività quotidiana, Vinciguerra ha passato in rassegna lo sforzo quotidiano degli uomini della Guardia di Finanza, alle prese con il controllo di container e cargo. “Ci affidiamo molto alla teconologia ma anche ad unità cinofile specializzate, che nel 2017 ci hanno permesso di portare a termine circa 272 sequestri”. E solo in Grecia, l’ammontare dei sequestri ha toccato i 600 milioni di euro.

Su tutto comunque, c’è la preoccupazione di un’industria, quella del tabacco legale, che ogni anno versa nelle casse pubbliche decine di milioni di imposte. Non basta contrastare un fenomeno globale dentro casa, bisogna combatterlo anche oltre i confini. Per fortuna, ha ricordato il ceo di Bat Italia, Andrea Conzonato, i risultati ci sono. “Il fenomeno del contrabbando in Italia mostra un’evoluzione ciclica ma stabile, addirittura in leggero calo rispetto al 2016 (si passa da un’incidenza del 6,4% al 4,3% nel 2017). Un andamento positivo ascrivibile principalmente a due fattori: gli elevati controlli delle forze dell’ordine sul territorio, e delle politiche regolatorie e fiscali equilibrate. Questa indagine, che per la prima volta si affaccia al di fuori dei confini Italiani guardando alla complessa area del Mediterraneo, conferma la natura transnazionale dei traffici illeciti che oggi più che mai necessitano di un approccio integrato tra pubblico e privato per essere efficacemente contrastati”.

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