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La tensione al confine di Gaza: una nuova guerra?

siria Israele, giustizia gerusalemme

Dopo l’accordo raggiunto da Hamas e Jihad Islamico sul cessate il fuoco la settimana scorsa, sono continuati i lanci di aquiloni incendiari. Venerdì (20 luglio) cecchini di Hamas hanno sparato su soldati israeliani in pattuglia, uccidendo Aviv Levy. In conseguenza allo scontro a fuoco causato, i soldati israeliani hanno ucciso tre militanti di Hamas e si conta una quarta vittima palestinese. Aviv Levy, che prestava servizio nella Brigata Givati, avrebbe compiuto 20 anni tra due settimane e stava terminando il servizio militare.

L’esercito israeliano ha definito l’evento come il più grave dalla fine dell’operazione militare Margine Protettivo del 2014. La notte del venerdì, l’esercito israeliano ha colpito circa 60 obiettivi militari a Gaza. Sono stati colpiti, informa l’esercito israeliano, e distrutti interamente i quartier generali di tre battaglioni di Hamas, a Zaytun, al-Bureij e a Han Younis rispettivamente nel nord, centro e sud della Striscia. Gli obbiettivi degli attacchi sono, secondo fonti israeliane, campi di addestramento, depositi di armi, una fabbrica di macchinari per la costruzione dei tunnel, punti di vedetta e depositi di droni.

Nella stessa notte tra il venerdì e il sabato il portavoce di Hamas, Fawzi Barhoum ha dichiarato di accettare che la quiete ritorni nell’area, dopo le pressioni esercitate da Egitto (così riporta Ynet, secondo fonti di Gaza) e l’intermediazione dell’Onu. Subito dopo la dichiarazione, un post nel sito di Hamas firmato dallo stesso portavoce esalta la forza di deterrenza dei cecchini sull’aggressione dell’occupante e promette che la “resistenza” continuerà a difendere il popolo di Gaza. Il giornale palestinese Al-Hayat al-Jadida riporta che migliaia di cittadini a Gaza hanno partecipato ai funerali dei quattro “martiri” uccisi degli attacchi israeliani, che avrebbero causato anche anche 200 feriti.

Il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha dichiarato che se continuerà la quiete il passaggio di Kerem sarà riaperto martedì. Kerem è il principale attraversamento tra Gaza ed Israele da dove passano merci dirette alla Striscia. Il passaggio è stato chiuso in conseguenza alla tensione creatasi al confine.

Hamas può operare su due fronti: usare la forza per arrivare a un accordo che includa la fine, anche parziale, delle sanzioni e la riapertura di Kerem oppure rispondere agli ordini di Teheran.

Negli ultimi tre mesi e mezzo sono andato a fuoco 600 ettari coltivati e altri 900 ettari nel sud di Israele come conseguenza degli aquiloni incendiari. Hamas a dimostrato nuovamente le capacità ingegneristiche di costruzione dei tunnel e le capacità militari con i missili lanciati dalla Striscia. La risposta massiccia di Israele, che ha causato danni a obiettivi militari strategici di Hamas è orientata a un accordo di breve durata per riportare la calma al confine.

Se però le azioni di Hamas sono coordinate con Teheran e in una certa misura corrispondono a una risposta alle azioni israeliane in Siria, la situazione potrebbe avere altro valore. Gli scontri a Gaza e la situazione instabile al confine nord potrebbero essere i prodromi di uno scontro armato su più fronti, sia settentrionale sia meridionale, che è lo scenario verso il quale pare dirigersi l’Iran. Una qualsiasi azione di Hezbollah al confine con il Libano, per ora silente, sarebbe la conferma di un tale scenario.

L’Egitto, che vuole sottrarre Hamas dall’influenza iraniana e ha tutto l’interesse a portare tranquillità ai confini con Gaza avrà un ruolo centrale nello sviluppo futuro.



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