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Golden power, il Tar grazia Tim dalla multa ma la giustizia con la fideiussione

Il Tar salva, almeno per il momento Tim. Nell’attesa che Amos Genish, ceo della compagnia telefonica, incontri il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, per il primo faccia a faccia sulla società unica della rete (qui l’approfondimento di Formiche.net), arriva lo stop temporaneo della giustizia amministrativa del Lazio al provvedimento con la quale la Presidenza del Consiglio ha inflitto lo scorso maggio a Tim una maximulta dal 74,3 milioni per la violazione degli obblighi relativi alla normativa sui poteri speciali, la cosiddetta golden power.

La sanzione è legata a doppio filo alla mancata comunicazione da parte del socio di maggioranza Vivendi (il quale però non ha il controllo del board dopo il ribaltone orchestrato dal Fondo Usa Elliott) dell’assunzione del controllo di fatto del gruppo, all’indomani della scalata al gruppo iniziata nel 2015.

Nel ricorso presentato contro la maxi-multa Tim chiedeva per l’appunto la sospensione dell’efficacia, e l’annullamento in sede di giudizio di merito, del decreto della Presidenza del consiglio. Con il quale  in seguito alla conclusione dell’istruttoria relativa a un procedimento sanzionatorio avviato nei confronti di Tim recante “norme in materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni”, è stata imposta alla società la sanzione, comminata su proposta degli allora ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Lo scenario è tuttavia ancora incerto per l’ex Telecom, alle prese con il pressing di Vivendi per la convocazione di un’assemblea straordinaria al fine di far nuovamente valere il peso in cda della sua quota (23,9%), che comunque ad oggi rappresenta ancra la prima partecipazione privata in Tim. Il Tar infatti “salva la necessità di approfondire nella successiva fase di merito”, si riaggionerà in una nuova udienza, fissata per l’8 maggio del prossimo anno. Problema dunque non risolto e solo rinviato, almeno di un anno. E poi lo stesso gruppo telefonico aveva a suo tempo depositato la fidejussione, la garanzia mediante la quale un soggetto si obbliga nei confronti del creditore a soddisfare in via accessoria l’obbligazione assunta da altri.

Il Tar del lazio ha comunque ritenuto che “l’invocata tutela cautelare di sospensione può essere accordata, in quanto legata alla spontanea prestazione da parte della società ricorrente e in favore dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato di una cauzione di importo pari a quello della sanzione irrogata, come risulta dalla documentazione depositata in giudizio, contemperando in tal modo le esigenze di parte ricorrente e resistente”.

Intanto, abbandonando il fronte giudiziario, il gruppo Mediast spegne ogni residua speranza per una possibile alleanza con Tim, di cui si era molto vociferato nei mesi scorsi. “È fantafinanza. Il treno ormai è passato”, ha chiarito l’amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi.

 



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