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Tria avverte i leader di Lega e M5S. Ecco come sarà la manovra

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Ufficialmente mancano ancora tre mesi. Ma per Giovanni Tria è già tempo di dare i primi assaggi di manovra. Il ministro dell’Economia, intervenuto questo pomeriggio alla Camera in occasione del question time del mercoledì, ha dato almeno tre indicazioni essenziali sulla Legge di Bilancio che verrà scritta tra settembre e ottobre, per essere approvata prima di Natale. I colleghi di governo gialloverde, Salvini in testa, non hanno potuto fare altro che incassare le previsioni di Tria, riservandosi però l’opzione di tenersi pronti a eventuali scossoni.

Il responsabile del Tesoro ha detto essenzialmente tre cose, una molto gradita alla Lega, le altre due forse più indigeste. Primo, il tetto del 3% al deficit non si discute. Secondo, la manovra d’autunno sarà a prova “di mercati” (e di spread) e terzo, sì, la flat tax o almeno il suo embrione, vedrà la luce proprio con la ex Finanziaria, oggi Legge di Bilancio. La prima con in calce il bollo gialloverde. Insomma, tre indicazioni chiave sulla natura della prossima manovra, così, tanto per mettere le mani avanti e sondare gli umor e poter aggiustare in extremis il tiro in caso di mal di pancia improvvisi da parte dei legastellati.

L’asse portante della prossima Legge di Bilancio sarà il rispetto dei vincoli di bilancio. Da quell’assioma potrà partire ogni sorta di discussione. “Ribadisco che è stato avviato un dialogo con la Commissione Europea, ma per una revisione limitata dei vincoli, che non può comportare un peggioramento del rapporto debito-Pil e del saldo strutturale, e che non supera il 3% del rapporto deficit/Pil”, ha chiarito ancora una volta Tria. E questo perché la manovra dovrà tenere conto “dello stato dell’economia e non deve innescare una politica pro-ciclica. Questo comunque non significa non rispettare la riduzione del rapporto debito-Pil e il non peggioramento del saldo strutturale ma poter rimodulare i tempi e la misura dell’aggiustamento strutturale”.

Seconda indicazione, i mercati, giudici supremi di ogni manovra sui conti pubblici, ancor di più di un Paese con terzo debito pubblico mondiale. Qualunque cosa esca dal cilindro del governo tra ottobre e Natale, non dovrà spaventare i mercati, reduce da settimane di irritazione verso alcune uscite dei legastellati. “Sarà la definizione della Legge di Bilancio che permetterà ai mercati di capire meglio l’impostazione del governo riducendo l’incertezza che ancora pesa sul nostro debito e contribuirà a tutelare il risparmio dei cittadini”, ha assicurato il ministro.

Terza e ultima indicazione, più che altro un cross in area a Salvini, la flat tax. La quale sì, verrà messa in cantiere proprio quest’anno, per la gioia della Lega. La tassa forfettaria, ha assicurato Tria, “si inizierà a implementare fin dalla prossima legge di Bilancio, secondo un cronoprogramma graduale il cui contenuto di dettaglio è allo studio”. Il professore di Tor Vergata ha ribadito che la flat tax sarà composta da una semplificazione strutturale del sistema fiscale e da “un alleggerimento del prelievo da perseguire gradualmente e compatibilmente con spazi finanziari”.

Adesso la domanda è, Salvini e Di Maio, tanto per usare uno slogan caro a Renzi, possono stare sereni? Il leader del Carroccio, ha giocato d’astuzia, acconsentendo alla linea indicata dal ministro ma tenendo pronta dietro la schiena la clava da usare con Bruxelles. “L’obiettivo è questo: rispettare vincoli, limiti, regole, garantendo l’attuazione del programma e del contratto di governo, faremo il possibile per farlo, se così non fosse ce ne faremo una ragione”. Come dire, noi ce la mettiamo tutta, poi se le cose si dovessero mettere male, pronti alla lotta.

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