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Donald & Theresa. La coppia non scoppia e anzi rilancia

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La visita di Donald Trump in Gran Bretagna è iniziata in un clima infuocato. Complici sicuramente le polemiche e l’astio di una Londra che non ha mancato di mostrare al presidente americano l’ostilità rispetto alla sue politiche. Decisamente mediocri, infatti, il bon ton e l’ospitalità della capitale inglese, cosa che Trump non ha esitato a rimproverare al sindaco Sadiq Khan. “Avete un sindaco che sta facendo un lavoro terribile a Londra. Penso che abbia fatto un lavoro davvero scadente contro il terrorismo. Non è stato ospitale con un governo così importante come il mio. Potrei non piacergli, ma rappresento gli Stati Uniti d’America”.

Theresa May ha fatto gli onori di casa, giovedì sera, in una cena di gala al Blenheim Palace nell’Oxfordshire. Trump e la first Lady elegantissimi, ma non sono stati da meno il primo ministro inglese e suo marito. Sullo sfondo la magnifica casa di campagna inglese, costruita all’inizio del XVIII secolo, la sede ancestrale di Sir Winston Churchill. A serata conclusa entrambi i capi di Stato hanno ammesso che la cena, in grande stile, era quel che ci voleva per rendere più stabile e solido un rapporto diplomatico da troppo tempo ai ferri corti.

Ma un’intervista al Sun ha subito spazzato via il buon umore. Il presidente americano ha infatti consegnato alla stampa inglese tutto il suo disappunto circa l’ultima proposta sulla Brexit, aggiungendo un perentorio “io l’avrei fatto diversamente”. Almeno è stato quanto le prime pagine dei giornali nazionali hanno inteso sottolineare fino al primo pomeriggio.
La stampa della regina ha bollato le dichiarazioni di Trump, prima ancora della conferenza stampa congiunta, come “fuori luogo” spingendo persino l’opposizione laburista a correre in difesa della May.

In un clima già teso, si è inserito nel dibattito il del leader degli euroscettici, Jacob Rees-Mogg, che, non ha esitato a schierarsi dichiaratamente con Trump, “beh, il Regno Unito vuole un accordo commerciale con Donald Trump, e quello che stiamo facendo non è il modo di ottenerlo. È questione di politica estera e non è come con Barack Obama: Obama è arrivato poco prima delle elezioni per cercare di spronarci a fare ciò che gli Stati Uniti volevano. Quello che il Presidente Trump sta dicendo è che se il Regno Unito andrà avanti con questo accordo, le possibilità di un accordo commerciale con gli Stati Uniti sono molto basse”.
Dopo il momento delle domande dei giornalisti particolarmente irriverenti – per entrambi – Donald Trump e Theresa May sono emersi, nel giardino di Chequers, per la conferenza stampa, tenendosi per mano mentre scendevano i gradini verso il podio.

May ha preso la parola per prima, spezzando il ghiaccio ha annunciato al mondo un accordo commerciale con gli Usa “ambizioso”, dopo la Brexit. E su questo ci sono tornati più volte, entrambi, spazzando via, in un caldo pomeriggio inglese senza vento, i dissapori che i tabloid avevano messo in grassetto.

Il primo ministro inglese e Trump hanno discusso tutti i punti più importanti dell’agenda politica mondiale: dal nucleare alla Corea del Nord, dall’Iran al terrorismo, fino alla sicurezza delle frontiere, ribadendo una cooperazione militare tra i due stati “più che vitale”.

Trump è tornato allora sulla questione Brexit sostenendo di non avere idea di come le cose procederanno, “ma qualsiasi cosa farà la Gran Bretagna per lui sarà ‘ok’”. È allora tornato sull’intervista al Sun, liquidandola come un abile “fake news” montata scartando ad arte tutti i suoi commenti positivi sulla persona del primo ministro. “La signora May sta facendo un ottimo lavoro”, ha chiosato subito dopo, quando il primo ministro inglese ha voluto ricordare a tutti di star facendo semplicemente quel che la gente le ha chiesto: lasciare l’Ue.

Alla May è stato poi chiesto se concordava con le osservazioni del presidente circa l’immigrazione che ha “cambiato il tessuto dell’Europa”, secca la replica: “il controllo delle frontiere è di fondamentale importanza”.

Insomma una conferenza stampa che ha cambiato le carte che la stampa aveva messo sul tavolo. A partire dall’ “intervista trash” del presidente Usa liquidata con lo stile Trump, “non preoccuparti Theresa, è solo la stampa”.

Per tutto il giorno sono andate in scena speculazioni di ogni sorta sull’incontro tanto atteso. Addirittura il Daily Mail ha voluto regalare un’interpretazione dello stato delle cose tra i due paesi, studiando il linguaggio del corpo di entrambi i leader politici per liquidare la relazione come “eccessivamente fredda”.

Eppure, se le dichiarazioni di May e Trump hanno disegnato un certo disappunto in chi tifava per una rottura delle relazioni diplomatiche, è altrettanto vero che Trump non si è voluto sbilanciare troppo. Dimostrando di non cercare la querelle con la Gran Bretagna, ma, allo stesso tempo enfatizzando anche una certa sufficienza nei confronti del Paese. D’altronde si è capito che Trump sogna un cambio di inquilino al numero 10: solo allora, forse, assisteremo a una conferenza stampa più frizzante e anche più determinante.

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