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Un laico nel cuore del Vaticano. Morcellini spiega la scelta di Ruffini

Una scelta piombata in mattinata che ha colto molti di sorpresa, quella della nomina del direttore di Tv2000, la rete televisiva promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, Paolo Ruffini, alla guida del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Lo stupore di questa scelta è stato grande soprattutto perché si tratta del primo laico messo alla guida di un Dicastero vaticano. “Personalmente non me lo aspettavo ma è stata una nomina molto interessante e significativa, e nella linea del pontificato”, ha detto a Formiche.net Mario Morcellini, a lungo direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza e da febbraio 2017 commissario dell’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. “Mi colpisce ovviamente l’aspetto della scelta di un laico, che non è un elemento polemico verso il passato, ma ci può stare in questa fase storica: un investimento cioè in un soggetto non interno al mondo religioso”.

Dopo le dimissioni dello scorso marzo di monsignor Dario Edoardo Viganò, dovute alla vicenda della lettera inviata da Benedetto XVI in risposta alla richiesta di un commento a una collana di libri di teologia editi dalla Libreria Editrice Vaticana, in cui una parte inizialmente non pubblicata è stata riportata, in seguito, da alcuni vaticanisti (qui, qui e qui le interviste di approfondimento di Formiche.net), Papa Francesco non si è smentito nel lasciare tutti di sorpresa. Nei giorni scorsi il pontefice aveva addirittura fatto cenno, rispondendo ai giornalisti della Reuters, della volontà di mettere più donne in ruoli chiave della Curia, affermazione che aveva fatto pensare alla ricerca di una figura femminile alla Comunicazione vaticana. Mentre alla fine, a conti fatti, la scelta è caduta sul direttore di Tv2000, e giornalista di grande esperienza, Paolo Ruffini.

La Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede era stata infatti soltanto da poche settimane “declassato” a Dicastero, con una modifica dello stato giuridico, che potrebbe quindi essere spiegato con l’idea, già presente in Bergoglio, di mettervi a capo un soggetto laico invece che un religioso. In questi mesi, a fare da traghettatore in questo delicato passaggio è stato poi il monsignore argentino Lucio Adrian Ruiz, e d’ora in poi Ruffini prenderà la guida di uno dei soggetti più discussi e allo stesso tempo più importanti della riforma della Curia Vaticana. Il Dicastero della Comunicazione incorpora infatti, nella sua struttura, le competenze sulla gestione di tutti i media vaticani: dalla Radio Vaticana fino all’Osservatore Romano, passando per il Centro Televisivo Vaticano, il Servizio Internet Vaticano, il Servizio Fotografico, la Libreria Editrice Vaticana, la Tipografia Vaticana, e anche il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e la Sala Stampa della Santa Sede.

“Gli anni a Tv2000 sono stati per me un cammino bellissimo, entusiasmante, fatto con persone straordinarie. Per questo ringrazio i vertici della Chiesa italiana che mi hanno chiamato, dato fiducia e sostenuto. E ringrazio tutti i colleghi (a cominciare da Lucio Brunelli, il direttore delle news) che lo hanno reso possibile, e reale, ogni giorno. Sono stati giorni e anni che non dimenticherò mai”, ha invece dichiarato lo stesso Ruffini all’agenzia Sir. “Mi è capitato molte volte, nella vita, di dover cambiare ruolo. Di dover ricominciare. Sempre in maniera non prevista. Ma questa è la più imprevista di tutte”, ha aggiunto ancora il giornalista. “Quella di Papa Francesco è stata una chiamata che mi ha sorpreso, che non mi aspettavo, per un compito così grande da essere anche misura e ammonimento costante della mia personale piccolezza. Di fronte a questa chiamata potrò sempre e solo esprimere la mia gratitudine. E mettere a disposizione di un disegno più grande tutto il mio impegno, tutto quel che so e tutto quel che sono”.

Di questa nomina, Formiche.net ne ha parlato con Mario Morcellini, a lungo direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza e da febbraio 2017 commissario dell’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

Professore, cosa pensa della nomina di Ruffini, se l’aspettava?

Personalmente non me lo aspettavo ma è stata una nomina molto interessante e significativa, e nella linea del pontificato. Mi colpisce ovviamente l’aspetto della scelta di un laico, che non è un elemento polemico verso il passato, ma ci può stare in questa fase storica: un investimento cioè in un soggetto non interno al mondo religioso. La seconda dimensione è il profilo di personalità scelto, molto interessante per le pluralità di esperienza accumulate, come ad esempio da consigliere del servizio pubblico, e per la sua grandissima esperienza che viene dal mondo giornalismo, parola chiave per leggere la sua storia, fatta di competenza e prudenza. La combinazione di questi due termini ritengo sia efficacissima per descriverne la personalità.

Nello specifico, che significato ha la nomina di un laico alla guida di un dicastero della Curia? Si tratta di proseguire nel percorso di una rivoluzione nella Curia romana, e nel modo di intendere molti aspetti della Chiesa?

Se la parola rivoluzione non fosse consunta la userei, mi sembra invece una dimensione meno strabiliante se si pensa all’importante numero di cambiamenti portati avanti dall’attuale pontefice con coerenza e logica. Rispetto ad altri gesti, la portata di questo fatto sta però nelle competenze all’interno del mondo della comunicazione di Ruffini.

Quali sono state le ragioni che hanno portato a questa scelta, secondo lei? Il Papa inizialmente aveva addirittura parlato di una donna, può esserci anche stata anche una fretta del pontefice di trovare il nome, dopo la vicenda di Viganò? Oppure è una decisione ben mirata?

Se posso dirlo brutalmente non si può sbagliare la scelta con tutta l’altissima considerazione che ho per monsignor Viganò, un piccolo trauma c’è stato, per la sensibilità della Chiesa e per la sua reputazione comunicativa. Non mi stupisce che il Papa abbia maturato questa decisione, per me, con calma, finendo su una scelta intelligente e perfetta per i tempi in cui si è svolta e lungimirante per il futuro della comunicazione vaticana.

Dopo Galantino, un’altra figura della Cei sbarca in Vaticano. Che messaggio dobbiamo trarne?

I tempi delle due nomine forse sono stati abbinati casualmente. L’altra scelta, quella di monsignor Nunzio Galantino all’Apsa, è una personalità di altissimo profilo, che a mio parere rappresenta uno dei soggetti che più ha segnato il dibattito contemporaneo.

Come cambierà ora la comunicazione della Santa Sede e cosa ci si aspetta dal nuovo capo della comunicazione vaticana?

La risposta è sicuramente differita, ma non credo che, per quello che conosco della sua storia e del suo apprezzato lavoro, il direttore Ruffini sia uno di quelli che arriva in una nuova struttura e mette in piedi una rivoluzione. Certamente opererà dei cambiamenti, e sono convinto che lo farà con metodo, con equilibrio e con calma. Tuttavia, penso anche che inciderà profondamente sulla comunicazione della Chiesa.


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