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L’Agenda Salvini è diversa. E incontra Orban

Mentre gli occhi del Paese (e della stampa internazionale) sono tutti puntati sul caso di politica interna della nave Diciotti, il ministro dell’Interno aggiunge una nuova tacca alla sua agenda. Di politica estera. Matteo Salvini incontrerà il primo ministro ungherese Viktor Orban nella prefettura di Milano il pomeriggio di martedì 28 agosto. A dare la notizia una nota diramata questa mattina dal Viminale. Nessun indizio sui dossier che verranno affrontati, anche se non è difficile immaginarli.

Anzitutto un brindisi alla linea dura sull’immigrazione, su cui c’è piena sintonia. Anzi, a giudicare dalla continua copertura mediatica e dall’impennata nei sondaggi il leader del Carroccio sta riuscendo a capitalizzare il mantra migranti più di quanto non abbia fatto Orban in patria ergendo muri, infischiandosene delle sanzioni Ue e facendo approvare leggi anti-Soros, l’idra a sei teste dell’internazionale euroscettica. Il feeling fra i due, comunque, è solido da diversi mesi. Già a pochi giorni dal giuramento Salvini chiamava l’ungherese per incassare “gli auguri di buon lavoro” e promettersi vicendevolmente di “cambiare le regole di questa Unione Europea”. Ma c’è altro.

Mancano nove mesi alle elezioni europee, ad esempio. E nel Vecchio continente c’è un certo subbuglio fra i movimenti anti-establishment (anche quelli che establishment sono diventati, vincendo le elezioni) per capire come unire le forze e conquistare l’emiciclo di Strasburgo. Il vento è favorevole, non c’è dubbio. Resta da capire quale forma dare al nuovo soggetto politico, di cui la Lega, che ormai vanta un bacino elettorale che fa invidia a tanti colleghi euroscettici in Europa, potrebbe prendere il timone. Steve Bannon, l’ex capo stratega di Donald Trump da mesi impegnato in un tour europeo per vaticinare il crollo dell’establishment a Bruxelles e l’imminente exploit del populismo “anti-Davos”, un’idea ce l’ha: “The Movement“. Vaghi i riferimenti al nuovo movimento europeo che “Sloppy Steve” (copyright Trump) vuole mettere in piedi. L’incontro di martedì fra Salvini e Orban forse dirà qualcosa sull’intenzione dei due uomini forti di aderire al progetto.

Il premier ungherese è attualmente ancora legato al Partito Popolare Europeo (Ppe). Con cui però, è ormai evidente, condivide ben poco. Non è escluso che decida di spezzare il cordone ombelicale unendosi a un nuovo progetto politico assieme a Salvini, Le Pen, Kurtz. Un’altra ipotesi, non priva di fondamento, è che sia il vicepremier italiano a fare un passo verso Orban, entrando nel Ppe per spostare il baricentro del partito verso la linea orbaniana. La partita è aperta. Di certo c’è che il feeling ungherese di Salvini non trova grandi sponde nel governo Conte, anzi. Nel comunicato congiunto che ha seguito l’incontro a Roma di ieri fra il ministro degli Esteri Moavero Milanesi e il collega ungherese Peter Szijjarto, il titolare della Farnesina ha sottolineato i punti di dissonanza con Budapest, che continua a non rispondere alle richieste italiane di una condivisione dei migranti. Non è certo la prima volta che un ministro dell’esecutivo gialloverde frena l’esuberanza di Salvini. Era stato lo stesso Moavero a smentire l’intervista del n.1 di via Bellerio al Washington Post, negando ogni legittimità al “referendum” per l’annessione russa della Crimea in cui Salvini non trova nulla di strano.

Ultimo, ma non per importanza, uno screening della cronaca politica italiana, alla luce del recente strappo (questo sì, condiviso da quasi tutto il governo, Conte in primis) con l’Ue, dopo che il vertice a 12 sui migranti si è chiuso con un nulla di fatto tanto sul regolamento di Dublino quanto sull’emergenza della nave Diciotti. Il segretario leghista non sembra affatto preoccupato, nota bene Francesco Grignetti su La Stampa. Interromperà in anticipo le sue vacanze a Pinzolo solo per incontrare Orban a Milano. Più in là si vedrà con Horst Seehofer, il muscolare ministro dell’Interno tedesco con cui c’è piena intesa sull’immigrazione. Uno ad uno, Salvini unisce i punti (in autonomia) della rete euroscettica europea per costruire un blocco anti-migranti. Ad oggi, lo dimostra lo stallo dell’ultimo vertice Ue, è ancora troppo debole. Ma intanto l’obiettivo è mettere ordine nel marasma di idee, e soluzioni, che si vorrebbero portare a Bruxelles per mettere uno stop all’immigrazione clandestina. Dal No Way australiano allo screening in mare dei richiedenti asilo, ce n’è per tutti i gusti. Trovare la quadra però è un’altra storia.



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