Felicemente (?) conclusasi la vicenda della nave Diciotti e del suo carico di disperati alla ricerca di un destino meno segnato dalla certezza della tortura e della morte, occorre presto trovare un nuovo argomento per alimentare la narrazione sovranista della Lega. E possibilmente un altro Ponte Morandi per dare ancora la sensazione al cittadino italiano che esista anche un partito di maggioranza relativa, il M5S, che si assume le sue responsabilità e si fa carico del destino del paese, salvando così i precari equilibri di governo.
Come altro leggere la cronaca di queste ultime settimane? Salvini è il vero capo dell’esecutivo e detta la linea. Una linea, sia chiaro, ampiamente condivisa dal suo elettorato: che cavalca le paure, le amplifica e le trasforma in odio razziale (ma anche solo contro l’altro, chiunque sia), ma che non intacca minimamente i veri problemi del paese. Una linea che ha bisogno di occasioni. Non che le occasioni manchino… si tratta solo di saperle comunicare bene; anche se siamo al limite, con gli arrivi di migranti diminuiti di oltre l’80% (dati del Ministero dell’Interno) rispetto allo scorso anno (già dai primi mesi dell’anno, non quindi grazie a Salvini). Con un’emergenza migranti che ha ormai perso i connotati dell’emergenza e richiede serie politiche di accoglienza e asilo (leggasi: urgente riforma del regolamento di Dublino e piani strategici e strutturali di integrazione sociale/culturale ed economica).
In un contesto europeo (fatto oggetto dei vituperi governativi) che ha appena (a fine giugno) trovato un accordo su un unico punto: che i ricollocamenti siano su base volontaria. Prima votato (e spacciato come un grande successo della linea italiana) dal nostro governo e poi additato come un tradimento. Siamo al surreale. Cioè, spieghiamo meglio: il nostro governo vota con entusiasmo al Consiglio Europeo di giugno contro le proposte di Commissione e Parlamento, che chiedevano ricollocamenti obbligatori dei migranti in tutti i paesi europei, lasciando che essi avvengano invece “su base volontaria”… e poi si lamenta perché nessun altro paese europeo vuole “volontariamente” accettare i ricollocamenti e se la prende contro la mancanza di solidarietà europea! Se non stessimo parlando di vite umane verrebbe da sbellicarsi dalle risate.
Il tutto nel silenzio assordante (o, al più, in qualche urlo scomposto di simpatia) del M5S, che lascia a Salvini la premiership di fatto,probabilmente nella convinzione (che in effetti si fa ogni giorno di più certezza) che se andassimo oggi alle elezioni sarebbe proprio la Lega il partito di maggioranza relativa, non il M5S, con un ribaltamento degli equilibri tra i due partiti. Quindi, devono pensare ai piani alti del M5S, tanto vale anticipare questa aspettativa di voto e comportarsi di conseguenza.
Per fortuna (ma solo del M5S, un po’ meno del paese) arriva in soccorso il crollo del Ponte Morandi a ridare un minimo di visibilità ai 5S. Che tuttavia riescono a sprecare anche l’ennesima occasione per riempire gli slogan vuoti con proposte serie, concrete ed urgenti. Che le privatizzazioni in Italia siano state gestite male, nell’ottica dei favori ad una elite di imprenditori collusi con la politica piuttosto che guardando all’efficienza del mercato e dei risultati, credo che lo sospettasse tutto il paese. Che si possa e si debba tornare indietro, alla nazionalizzazione della rete autostradale (e magari di altre imprese) credo invece che si faccia più fatica ad accettarlo.
Ma possibile che in questo paese tutto, anche le peggiori tragedie, venga trasformato in un’occasione da tifo elettorale, come se fossimo in una campagna di voto permanente? Possibile che se le concessioni pubbliche ai privati sono state scritte male si debba subito pensare a rinazionalizzare le imprese? Troppo faticoso immaginare ed imporre dei contratti di concessione seri ed orientati alla salvaguardia del bene pubblico, oltre che alla difesa del profitto privato?
Se il 32,3% dei cittadini italiani che si sono recati alle urne pensavano che votando il M5S il paese avrebbe sterzato nella direzione di una maggiore trasparenza, efficienza, attenzione alla solidarietà, alla trasformazione dell’Unione Europea in un soggetto davvero capace di assumere responsabilità collettive e non chiuso in logiche nazionali, che avrebbe ridato fiducia a cittadini ed imprenditori bloccati da aspettative negative nei confronti del sistema-paese… ebbene credo abbia già avuto sufficiente materiale per ricredersi. E sono bastati solo pochi mesi…
Sperando che nei prossimi, fino a quando sarà ancora al Governo, non riesca a trasformare le sue inettitudini, i suoi timori, le sue inconsistenze, le sue ambiguità, i suoi slogan elettorali in danni permanenti per il paese; magari ancora peggiori di quelli ereditati da chi ha governato fino ad oggi.
Faccia attenzione Di Maio: rischia di essere ricordato come il leader che ha gettato al vento l’occasione storica per cambiare il paese e contribuire alla trasformazione della UE in una genuina democrazia sovranazionale; e di essere spazzato via da un elettorato i cui umori hanno dato prova di essere molto più insofferenti e reattivi rispetto ai comportamenti inerziali di qualche anno fa.