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May va da Macron, mentre il negoziatore Ue per la Brexit lancia stoccate

Michel Barnier

Michel Barnier non pago delle polemiche con il Regno Unito delle ultime settimane, ha pensato di indirizzare al primo ministro inglese una missiva aperta e di farla pubblicare su ben venti quotidiani europei. Una mossa studiata a tavolino, visto e considerato che la lettera dai toni bruschi e di rimprovero, è arrivata proprio alla vigilia della visita informale di Theresa May alla residenza estiva di Macron.

Barnier ha voluto rimproverare May, ancora una volta, circa la sua ultima proposta per il divorzio con l’Unione, ma questa volta ha fatto in modo che la cosa non sfuggisse a nessun paese europeo. Il capo negoziatore dell’Ue per la Brexit, infatti, ha messo nero su bianco la sua ramanzina che funge da monito, però, non solo alla Gran Bretagna, ma anche al resto dei leader europei.

Il primo ministro Theresa May, infatti, nelle ultime settimane si è impegnata a fare visita a vari capi di stato per indurli a sostenere “il piano dei Chequers”: l’ultimo era stato l’austriaco Kruz, stasera tocca a Macron. Nella lettera si legge, in particolare, “il Regno Unito conosce bene i vantaggi del mercato unico. Ha contribuito a dare forma alle nostre regole negli ultimi 45 anni. Eppure, alcune proposte del Regno Unito intendono minare il nostro mercato unico, che è uno dei maggiori risultati dell’Ue. Il Regno Unito vuole mantenere la libera circolazione delle merci tra di noi, ma non di persone e servizi. E propone di applicare le norme doganali dell’Ue senza far parte dell’ordinamento giuridico dell’Ue. Pertanto, il Regno Unito vuole riprendere la sovranità e il controllo delle proprie leggi, che rispettiamo, ma non può chiedere all’Ue di perdere il controllo dei suoi confini e delle sue leggi”. Insomma, niente di nuovo da Barnier, niente che non avesse già fatto presente, ma la stampa inglese chiede di non sottovalutare il messaggio indirizzato alla Whitehall.

Intanto, come già scritto, in quella che è stata vista come “una grande spinta diplomatica”, il ministro degli Esteri Jeremy Hunt, il segretario alla Brexit Dominic Raab e la signora May si sono tutti diretti in Francia per “giustificare” il piano che ha fatto saltare due poltrone del governo. Il primo ministro inglese si è recato nel ritiro estivo del presidente francese, a Fort Bregancon, prima di proseguire per la sua pausa estiva in Italia. E l’incontro informale si terrà questa sera a cena. Ma la visita non va letta come un gesto di accattonaggio. Fonti governative, al contrario, hanno rivelato che la May sarà chiara e dura: “O il piano dei Chequers o andiamo via con nessun accordo”. Il governo inglese intende tagliare corto.

E dall’Eliseo, su Le Monde, fanno sapere che “l’assenza di un accordo sul ritiro non è uno scenario che noi, come i nostri partner, desideriamo”. Allo stesso tempo, però, a Londra non può far piacere l’idea che Parigi non veda di buon grado il piano proposto a Bruxelles. Fonti del partito conservatore, intanto, si dicono su tutte le furie per la mossa del capo del governo e sono certi che la cosa abbia indispettito ancora di più Boris Johnson. “Chiunque guardi alla politica inglese sa che la manovra proposta non ha possibilità”, scrivono.

Ma a far andare davvero su tutte le furie i tories è stato il governatore della Banca d’inghilterra. Mark Carney, come Barnier, ha voluto lanciare il suo personalissimo monito al governo. E ha avvertito il Paese che la possibilità di un “non accordo” per la Brexit no deal si fa sempre più “spiacevolmente alta”. La cosa, sostiene, rischia di portare ad un aumento dei prezzi.

Il governatore della Bank of England chiede che il Regno Unito faccia di tutto per evitare lo scenario da no deal, eppure ha aggiunto che le banche e il sistema finanziario del paese saranno in grado di resistere a uno shock che potrà derivare dal fatto che il Regno Unito lasci l’Ue senza un accordo – perché è il loro lavoro, dice. Le sue osservazioni hanno portato la sterlina a scendere drasticamente a poco meno di $ 1,30. Ma per i parlamentari del governo non è altro che propaganda contro la Brexit.

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