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Carri armati verso l’Ucraina, navi nel Mediterraneo, maxi manovre in Siberia: la Russia mostra i muscoli

Dozzine di carri armati russi T-62 sono stati visti deviare la loro rotta ferroviaria verso la Siberia, dove avrebbero dovuto partecipare alla gigantesca esercitazione Vostok-18, che coinvolgerà migliaia di unità militari dei distretti orientali e centrali. Dalle analisi delle fonti aperte i carri avrebbero preso una strada diversa, scendendo a sudovest verso l’Ucraina.

Tracciati già nei pressi di Volgograd, le ultime immagini li danno a Kamensk-Shakthinsky, a 20 chilometri dal confine ucraiano e 40 chilometri da Lugansk, la capitale di una delle due autoproclamate repubbliche in mano ai ribelli separatisti.

Secondo alcuni esperti, potrebbero scendere ancora, fino a Rostov sul Don, e da lì imbarcarsi in cargo verso la rotta siriana: potrebbero essere rinforzi per gli assadisti che si stanno preparando alla presa di Idlib; oppure serviranno a rifornire i separatisti ucraini (sono ipotesi, non si conoscono i reali intenti russi, e chi parla preferisce non essere citato).

Ian Bond, direttore del Centro per la politica estera del londinese Centre for European Reform, si chiede su Twitter: se Mosca avesse deciso di spostare quei carri armati per poi passarli ai ribelli filo-russi ucraini, allora la Nato e l’Ue sarebbero pronti ad aumentare il proprio livello di coinvolgimento sul dossier e ad avanzare altre misure contro Vladimir Putin?

In questi giorni la Russia è impegnata in altri importanti spostamenti di mezzi militari: c’è Vostok-18, che sta attirando l’attenzione internazionale, e poi c’è l’esercitazione navale nel Mediterraneo che inizierà domani, primo settembre, fino all’8. Attività che secondo gli esperti potrebbero anche nascondere spostamenti di mezzi per fini diversi; vedere il caso della deviazione ucraina dei tank T-62.

Anche per questo, il viceministro degli esteri russo, Mikhail Bogdanov, ha già provato a mettere le mani avanti, dichiarando che le imminenti esercitazioni nel Mar Mediterraneo non sono collegate alla situazione di Idlib in Siria, ma si tratta di manovre pianificate. Però il portavoce del Cremlino, il potentissimo Dmtri Peskov, ha detto chiaramente che lo spostamento di navi nel Mediterraneo orientale (il più massiccio dall’ingresso in guerra in Siria del 2015) s’è reso necessario perché i gruppi ribelli di Idlib (tra cui ci sono migliaia di militati dell’ex al Nusra, ossia al Qaeda, che là erano stati confinati proprio dai russi) si rifiutano di fare un accordo di resa.

Saranno impegnate le Flotte russe del Nord, del baltico, del Mar Nero e del Caspio, oltre ad aerei da trasporto e militari a lunga distanza: in tutto saranno oltre 25 le navi, guidate dall’incrociatore lanciamissili “Maresciallo Ustinov sceso da Severomorsk  (Murmask), e 30 i velivoli che prenderanno parte alle manovre (tra questi i bombardieri strategici T-160, e i caccia multiruolo Su-33 e Su-30).

Da tenere in considerazione anche la guerra informativa attorno a questi spostamenti: il ministro della Difesa ha mostrato i muscoli su Vostok-18, definendola la più grossa esercitazione dai tempo della Guerra Fredda (in un momento in cui le tensioni con gli Stati Uniti sono piuttosto alte e in cui. con la riforma delle pensioni sebbene edulcorata, serve tenere la presa interna), mentre i media governativi russi hanno anticipato lo schieramento navale nel Mediterraneo diffondendo disinformazione su possibili attacchi chimici “false flag” organizzati dall’Occidente (di questo collegamento ne ha parlato esplicitamente il Moskovsky Komsomolets, per esempio).

“Non speculeremo sulle intenzioni della flotta russa, ma è importante che tutti gli attori della regione esercitino moderazione e si astengano dal peggiorare una situazione umanitaria già disastrosa in Siria”, ha affermato Oana Lungescu, portavoce principale della Nato.

 

 

 

 

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