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Conte, con tutto il garbo del “Vorrei ma non Posto”

conte fitch

…Poi, lo sai, non c’è
Un senso a questo tempo che non dà
Il giusto peso a quello che viviamo
Ogni ricordo è più importante condividerlo
Che viverlo
Vorrei ma non posto…

Così J – AX & Fedez nel loro successo del 2016 e così (almeno un po’) anche il nostro premier Conte nella lunga intervista di oggi al Corriere della Sera.

La contromossa del governo sulla revoca delle concessioni autostradali? “Non la anticipo sui giornali, ma questo governo farà in modo che il concessionario non possa trarre ulteriori vantaggi economici”.

C’è un dossier per le penali? “È nella mia borsa e sta viaggiando con me in questi giorni”.

Intendete nazionalizzare la rete? “Valuteremo in questi giorni la modalità migliore per soddisfare l’interesse pubblico”.

Chi farà il nuovo ponte? “Abbiamo già ricevuto offerte”.

Quando si decide su TAV? “Stiamo completando un’approfondita analisi”.

Reddito di cittadinanza e Flat Tax? “Sono riforme di ampio respiro (…) conserveranno tutto il loro impatto radicale anche se contempleranno meccanismi graduati nella fase di attuazione”.

I vincoli europei? “Andremo per gradi. La prima cosa è far capire all’Europa il significato e la portata delle nostre riforme”.

Il gasdotto TAP si farà? “Il dossier TAP è ora a Palazzo Chigi e sto ultimando gli approfondimenti, dopodiché riunirò i ministri competenti e faremo la sintesi finale”.

Vorrei essere chiaro: il premier non dice cose sbagliate, guidato dalla prudenza tipica del bravo avvocato.

È sempre ragionevole, pacato, morbido.

E siccome il governo sul fronte delle “sparate” a caldo è già ampiamente dotato, la pacatezza di Conte può essere una risorsa.

Al tempo stesso però è leggero come una piuma, quasi come se sentisse sua la missione di mettere in bella copia ed in versione “garbata” le tensioni che attraversano il governo con micidiale evidenza.

Si prenda il caso di nave Diciotti e della evidente discrepanza di condotta tra il ministro Toninelli e il ministro Salvini, o l’uscita della stesso Salvini sul servizio di leva, immediatamente contestata dalla sua collega della Difesa Trenta.

C’è confusione nel governo, anche perché in molti evitano di attenersi alla regola fondamentale per il buon funzionamento di un esecutivo, cioè parlare solo delle materie di competenza.

Cosi, tanto per fare un esempio, il ministro leghista Fontana se ne esce con una stravagante riflessione sulla legge Mancino, prontamente smentito da Di Maio e dal premier Conte: c’è troppa voglia di dire (più che fare) su ogni materia in questa compagine di governo.

Settembre però è ormai alle porte, con tutte le imponenti decisioni da prendere.

C’è un “poker” in ambito di politica industriale che rappresenta il più rilevante messaggio al mondo economico-finanziario del nostro Paese da molti anni a questa parte: Alitalia, Ilva, TAP e TAV sono dossier che non possono attendere oltre.

In queste settimane ne abbiamo sentite di tutti i colori, ma adesso sta per arrivare il punto di non ritorno. TAP e TAV sì o no? E se si, come? Alitalia pubblica o in vendita? Ilva ad Arcelor Mittal o si ricomincia da capo (che potrebbe voler dire chiudere)?

E poi c’è una manovra economica da costruire, con dentro le ambiziose promesse della campagna elettorale.

Pace fiscale, Flat Tax, abolizione della Fornero, reddito di cittadinanza, IVA.

Tutte materie delicatissime con enorme impatto sul sistema di finanza pubblica, cui si aggiunge la gestione della tragedia di Genova, i cui 43 morti sono perenne monito alla trascuratezza con cui si gestisce il territorio dalle nostre parti (lo dimostra anche l’escursione con oltre dieci morti di ieri in Calabria).

È la nazionalizzazione della autostrade la risposta al disastro del ponte Morandi?

A mio avviso aggiungeremmo un infausto ritorno al passato ad una privatizzazione troppo sbilanciata in favore del concessionario (ma fino al 13 agosto quasi nessuno avanzava contestazioni di sorta).

Possiamo riportare migliaia di chilometri di autostrade dentro l’Anas proprio mentre il ministro Tria va in Cina a cercare sostegno per l’acquisto dei nostri titoli di debito pubblico (a fine anno si estingue il Quantitative Easing di Mario Draghi), con il fondo sovrano cinese tra i primi azionisti di Atlantia?

Il mondo è interconnesso in modo micidiale, fingere di non saperlo è oggi manifestazione di puro autolesionismo che porta a prezzi salati da pagare in tempi brevi.

Ne tenga conto anche il nostro educato premier, a breve la leggerezza estiva smetterà di essere una risorsa.

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