Skip to main content

Perché quello di De Gasperi deve essere un patrimonio politico comune

Alcide De Gasperi il 19 agosto 1954, 64 anni orsono, completava a Borgo Valsugana il suo viaggio terreno. È considerato il più importante statista dell’Italia repubblicana e il più autorevole riferimento del cattolicesimo politico. Egli, con don Sturzo e altri amici fu artefice della nascita del Partito Popolare Italiano nel 1919, primo partito di cattolici.

La storia dell’Italia del dopoguerra è intimamente legata alla vita di quest’uomo politico di elevate virtù. De Gasperi, andato in crisi il fascismo mussoliniano, si dedicò alla ricostruzione del “popolarismo”, progetto politico interrotto dalla violenza fascista nel 1925, fondando nel 1943 la Democrazia Cristiana. Fu considerato statista in Italia e in campo internazionale. Le sue grandi doti morali, spirituali, culturali sono sempre vive tra coloro che hanno approfondito il suo impegno: la fede nella libertà e nella giustizia sociale in particolare, l’amore per la democrazia, come metodo per la partecipazione dei cittadini alla vita dello Stato.

De Gasperi, cristiano che intese la politica come servizio verso il prossimo, che così l’interpretò sempre. Carattere mite, ma tenace e determinato combatté battaglie a favore dell’Italia e degli italiani. Due volte gli toccò l’umiliazione del carcere: in giovane età in Austria e nel 1928 ad opera dei fascisti. Lo statista democristiano seppe affrontare queste terribili esperienze con animo sereno, con dignità. Anche se offeso e perseguitato dai fascisti resistette alle più avverse circostanze, senza mai nutrire odio o rancore nei confronti dei suoi nemici. Tali dolorose esperienze rafforzarono la sua fede nella libertà e nella democrazia. Finita l’esperienza del fascismo il 25 luglio 1943, De Gasperi si adoperò per riprendere il progetto politico del Partito Popolare Italiano. Riavviò i contatti, ancora nella clandestinità, coi vecchi amici, guardando soprattutto al coinvolgimento di quei giovani che non avevano vissuto l’esperienza del PPI e che si erano formati politicamente lottando il fascismo e partecipando alla Resistenza. Fu capace di mettere insieme le due generazioni e dar vita a un nuovo partito di cattolici, pur sacrificando qualche pezzo di storia del vecchio “popolarismo”. L’obiettivo era quello di unificare i cattolici nell’impegno politico.

Il 15 giugno 1944, dopo l’uscita dalla clandestinità, nella prima corrispondenza avuta con don Sturzo, ancora in esilio negli Usa, così raccontava i suoi sforzi: “Tutto oggi è ancora in flusso, perfino il titolo del partito, e son ben lieto che tu approvi l’epiteto D.C. ch’io ho provvisoriamente scelto per venire incontro ai giovani che non vivevano le battaglie popolari, e per ottenere così la fusione delle due generazioni(…) Ed in verità nel periodo cospiratorio ho dovuto esercitare una dittatura morale che la bontà degli amici mi ha riconosciuto.” Bisognava mantenere l’Italia nella sua collocazione naturale del mondo occidentale; contrastare il marxismo ateo della sinistra social-comunista; iniziare con rapidità la ricostruzione del Paese dopo la fine del tragico conflitto. La DC sostenne l’opera del suo leader e conquistò la maggioranza assoluta nelle prime libere elezioni repubblicane del 1948.

De Gasperi non tradì la fiducia degli italiani, impegnando tutto se stesso perché l’Italia fosse ricostruita velocemente. L’adesione al Patto Atlantico, l’ingresso nel consiglio d’Europa, il ritrovamento di giacimenti petroliferi nella pianura Padana ad opera dell’ENI, la nazionalizzazione dell’IRI per favorire la ricostruzione e lo sviluppo dell’Italia, la riforma agraria, la nascita della Cassa per il Mezzogiorno, che permise di recuperare condizioni di sviluppo anche nell’area più povera della penisola, il piano casa di Fanfani che consentì di alloggiare  in poco più di sei anni 550000 italiani, tanto che l’Italia veniva considerata la nazione europea più operosa nella ricostruzione furono atti dei governi guidati da De Gasperi. Convinto sostenitore dell’unità europea, lavorò in questi anni a stretto contatto con Adenauer e Schuman, che condivisero con lui una comune formazione culturale mitteleuropea, e sostenne la costituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), della cui Assemblea venne eletto presidente.

Oggi, a distanza di più di sessanta anni, la figura dello statista trentino rimane una pietra miliare nella storia del cattolicesimo politico: esempio a cui guardare come cristiano, che visse la politica sempre laicamente, tanto da mantenere con convinzione e caparbietà l’idea della aconfessionalità della Democrazia Cristiana. L’esempio degasperiano non può essere solo ricordato, deve tramutarsi in azione politica, non necessariamente prerogativa di una forza politica. Il lascito dello statista democristiano è ormai diventato patrimonio comune.


×

Iscriviti alla newsletter