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Nave Diciotti, se l’ultimatum di Salvini mette l’Italia in imbarazzo

salvini

Una nave militare italiana è di fatto ostaggio dello scontro politico tra Italia, Malta e Unione europea. Un caso forse ancora più eclatante rispetto a quello dello scorso luglio quando la stessa Nave Diciotti della Guardia costiera, oggi ferma da giorni al largo di Lampedusa con 177 migranti a bordo, rimase bloccata nel porto di Trapani e solo l’intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sbloccò un imbarazzante stallo costringendo di fatto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ad autorizzare lo sbarco che non voleva il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

L’attuale gestione dell’immigrazione resta dunque concentrata sull’evitare a ogni costo l’ingresso in Italia dei migranti, anche se una nave militare italiana è territorio nazionale, ed è particolarmente aspro lo scontro con Malta. La tensione è ulteriormente salita quando Salvini ha dettato una sorta di ultimatum: “O l’Europa decide seriamente di aiutare l’Italia in concreto, a partire ad esempio dai 180 immigrati a bordo della nave Diciotti, oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare”. In altri termini, l’Ue dovrebbe trovare di nuovo la disponibilità di altre nazioni ad accoglierne una quota anche se Salvini sa bene che l’alternativa minacciata costituirebbe un respingimento collettivo che, piaccia o meno, il diritto internazionale vieta.

Il governo di Malta stavolta sembra intenzionato a non mollare sostenendo che è Lampedusa il porto sicuro più vicino e che in questo caso la Guardia costiera italiana avrebbe effettuato una “intercettazione” di un’imbarcazione non in pericolo e non un “salvataggio”. Una posizione che il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, definisce inqualificabile. Mentre la diplomazia si è messa in moto per cercare una soluzione condivisa attraverso i contatti del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, il capogruppo di Leu, Federico Fornaro, sollecita un intervento del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta: la Guardia costiera dipende infatti dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ma è un corpo della Marina militare. Quel che è certo è che non può essere il Capo dello Stato ogni volta a sbloccare situazioni del genere né un costante braccio di ferro con l’Ue può essere garanzia di migliore collaborazione nei prossimi mesi. Una nave militare “ostaggio” da giorni non si era ancora vista e, anche se tutti gli interlocutori vorranno gridare vittoria, è urgente una mediazione che faccia uscire l’Italia dall’imbarazzo.



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