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Perché le coste (del Mediterraneo) sono una risorsa da non lasciarsi scappare

Di Raffaele Mancini
Mediterraneo
Sin dai tempi più antichi, il mare Mediterraneo è stato cruciale per le economie degli Stati e delle comunità costiere. Oggi, sia i settori tradizionali sia quelli emergenti del settore dell’Economia blu mostrano un potenziale enorme capace di generare prosperità e una crescita inclusiva, un potenziale però legato inestricabilmente alla nostra capacità di applicare delle pratiche gestionali in grado di mantenere l’integrità degli ecosistemi marini.
Se ci concentriamo sul settore più emblematico della regione mediterranea, si prevede che il turismo costiero e marittimo rappresenti il 12,5% del Pil dei Paesi mediterranei entro il 2026 e il 12,5% dell’occupazione totale. Relativamente alla costa sud del Mediterraneo, il contributo del turismo al Pil è destinato a raggiungere il 10% entro il 2027, mentre, in termini di occupazione, esso potrebbe arrivare a rappresentare 2,8 milioni di posti di lavoro.
Esaminando gli altri settori della Blue economy, ci accorgiamo che il comparto delle navi da crociera sta crescendo significativamente e che il mercato del Mediterraneo è ora il secondo più grande del mondo. La flotta commerciale marittima che opera nel Mediterraneo consiste in più di 8mila imbarcazioni, che generano circa il 20% del commercio mondiale via mare. Inoltre, con un valore corrente di più di 4,1 miliardi di euro e 353mila posti di lavoro creati, le industrie della pesca e dell’acquacoltura nel Mediterraneo sono tra i settori più promettenti in termini di crescita e occupabilità.
Sebbene poco sviluppata, l’energia eolica off-shore potrebbe raggiungere una produzione di 40 Gigawatt entro il 2050 nei Paesi Ue del Mediterraneo e ancora di più nella regione del Mediterraneo orientale e meridionale, dove il potenziale annuale di produzione di energia eolica è 34 volte più alto che nei Paesi settentrionali. Si tratta quindi di un enorme “potenziale blu”, che può essere sfruttato appieno e in modo sostenibile se i Paesi del Mediterraneo e i loro stakeholder costruiranno e renderanno operativi dei meccanismi di governance per assicurare dialogo e collaborazione tra loro.
A questo fine, sebbene ci sia ancora molto da fare, sono state lanciate, o sono in fase di definizione, diverse iniziative panmediterranee. Tra queste ricordiamo l’iniziativa per lo sviluppo sostenibile dell’Economia blu nel Mediterraneo occidentale (Westmed initiative) nel cui quadro i governi di Algeria, Francia, Italia, Libia, Malta, Mauritania, Marocco, Portogallo, Spagna e Tunisia cooperano in vari settori, affrontando le sfide e le opportunità per gli investimenti sostenibili e la creazione di posti di lavoro. O, ancora, il pilastro Blue growth della strategia Ue per la regione adriatica e ionica (Eusair), che mira a rafforzare la ricerca, l’innovazione e le opportunità di business nei settori della Blue economy promuovendo la produzione e il consumo sostenibile di prodotti ittici e migliorando la governance dei bacini marittimi.
Merita, inoltre, una menzione l’iniziativa di ricerca e innovazione Bluemed, che promuove l’Economia blu nel bacino del Mediterraneo attraverso la cooperazione ed è ora aperta anche a Paesi non-Ue del Mediterraneo. Infine, c’è la dichiarazione MedFish4Ever, firmata nel 2017 con l’obiettivo di accrescere il benessere economico ed ecologico della regione, con la consapevolezza che oltre 30mila persone sono direttamente impiegate nei pescherecci e molti altri lavori che indirettamente dipendono dal settore.
Nel 2015, i ministri dell’Unione per il Mediterraneo (Upm) hanno sottolineato il bisogno per la regione mediterranea di sfruttare al meglio la capacità dell’Economia blu di promuovere la crescita, l’occupazione e gli investimenti e di ridurre la povertà. Per assicurare delle strutture di governance appropriate, l’Upm ha stabilito un framework per un dialogo dinamico sull’Economia blu sostenibile e sulla coordinazione delle politiche marittime. Come parte di questo processo, la prima Conferenza Upm regionale degli stakeholder sull’Economia blu è stata organizzata a Napoli alla fine del 2017 con l’obiettivo di creare e consolidare una comunità regionale dell’Economia blu che lavori a soluzioni di sviluppo sostenibile per la regione e alla creazione di partnership e iniziative per sfruttare il potenziale della Crescita blu. Un certo numero di iniziative promettenti, progetti e tecnologie già esiste e potrebbe portare frutti nel corso dei prossimi anni.
Oltre a questo enorme potenziale, l’Economia blu pone delle sfide di sostenibilità che richiedono capacità istituzionali e manageriali, investimenti significativi in ricerca e innovazione e una nuova governance regionale basata su una responsabilità realmente condivisa rispetto alle risorse marine e marittime del mar Mediterraneo.
(Articolo pubblicato sul numero 136 della rivista Formiche)

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