Su Formiche.net lo storico Alberto Melloni ha sostenuto che, rispetto all’attuale contesto politico, una delle alternative che la Chiesa potrebbe mettere oggi mettere in campo è quella di lavorare a un disegno unitario. Da parte sua Mario Giro, viceministro degli affari esteri del governo Renzi e del successivo governo Gentiloni, proveniente dall’esperienza cattolica della Comunità di Sant’Egidio, ha lanciato il suo partito, che forse si chiamerà Democrazia Solidale, e che prenderà il via con un’assemblea a metà settembre a Roma.
Lei parla di una nuova proposta politica che riunisca i cattolici, la cito testualmente, “che nasce dal vissuto della società e non dal ceto politico, contro nessuno ma per unire, non per urlare ma per dialogare”.
Si tratta di cominciare dalle realtà che esistono, quindi dal basso, non pensiamo di riciclare un vecchio ceto politico ma di ritessere una rete vitale nella società. Penso innanzitutto alle amministrative, ci sono molte esperienze locali interessanti che però non vogliamo che finiscano solo lì, ma che innervino una rete più ampia. Non si tratta poi solo di cattolici ma di tutto ciò che la società oggi offre. Si dice il partito dei cattolici, ma la nostra si presenta come una forza più ecumenica, dove ci sono esperienze cattoliche, protestanti, laiche, di varia provenienza. Quando abbiamo fatto l’esperienza a Roma di Centro Solidale l’abbiamo fatta insieme alla comunità ebraica.
Mi spieghi meglio.
Pensiamo che la nostra società italiana così vitale e piena di iniziative sia stata umiliata da una politica troppo concentrata su di sé, sul proprio ceto politico, in cui tutti gli argomenti vengano utilizzati come arma per sconfiggere gli avversari invece che guardarli in maniera sia ideale che pragmatica allo stesso tempo per poterli risolvere. Come la decennale polemica sui migranti, che andrebbe affrontata in maniera bi-partisan perché si tratta di un problema strutturale, e non utilizzata come una clava tra destra, sinistra e Movimento 5 stelle.
Una forza non solamente cattolica quindi, ma ecumenica.
Che rifletta la vitalità e la realtà della società, gente vera e impegnata in particolare nel sociale, nelle questioni ambientali, nella lotta contro le diseguaglianze e sui grandi temi della vita quotidiana: anziani, disabili, sanità, famiglia, questione demografica…
Come vede il futuro del centrodestra e del centro sinistra in Italia, ovvero delle forze e delle culture politiche tradizionali?
Vedo che non hanno creato una vera cultura politica ma si sono scontrati fino ad oggi, e infatti la nascita dei 5 stelle è una reazione anche a questo. Si tratta di confrontarsi con una politica che sia legata alla realtà, che voglia risolvere i problemi a partire da certi valori, come quello della Costituzione o dell’unità, per esempio, mentre adesso sembra che prevalgano altri tipi di valori. Nell’unicità della persona umana, del fatto che ogni persona ha diritto al rispetto, e non ci sono differenza in questo. Crediamo nel valore della comunità, perché la società è una comunità che va difesa. Non ci sembra che centro destra o centro sinistra, in particolare in questi ultimi dieci anni, abbiano espresso una qualunque cultura politica, ma soltanto una polemica politica.
Lei viene da un’esperienza di centro sinistra, non all’interno del Pd ma nel governo Letta-Renzi-Gentiloni. Alcuni retroscena parlano di un piano guidato dal presidente del parlamento europeo Tajani per consegnare Forza Italia a Renzi, che ha il suo culmine nella vicenda di Marcello Foa alla Rai.
È una lettura tutta interna al ceto politico, politicistica, che tra l’altro non mi sembra neanche vera ma che è scollegata dalla realtà quotidiana. Queste cose non ci interessano. Ci interessa tutt’altro, il vissuto vero della società, con le sue contraddizioni: crediamo nel dialogo, nel compromesso, e non pensiamo che dialogo sia inciucio, che è un’altra delle trappole della non cultura politica di questi anni. Tutto parte sempre dallo scontro polemico, per cui si sta in campagna elettorale tutta la vita, e tutto si giudica a partire dallo scontro polemico. Noi in questo non ci crediamo.
Lei parla infatti di un partito “contro nessuno”, eppure sui giornali alcuni hanno scritto di un raggruppamento di cattolici anti-Salvini. Non pensa che si calzi in maniera un po’ esagerata su questo atteggiamento antagonistico, nel creare un partito contro qualcuno o qualcosa?
Infatti noi non lo facciamo, non bisogna stracciarsi le vesti sulla politica attuale di Salvini nei confronti dell’immigrazione perché è la prosecuzione di quella precedente di Minniti. Non lo facciamo in maniera contrapposta, siamo disponibili a dialogare con tutti ma abbiamo le nostre idee e i nostri valori. Certamente c’è stato un cambiamento di stile nei confronti soprattutto del linguaggio, che può avere sicuramente irritato molte persone. Non crediamo ad esempio che si possa pensare che qualcuno sia il parassita della società, questo è un linguaggio di altri tempi. Ma certamente sì, noi non nasciamo in contrapposizione a nessuno, non è il senso della nostra avventura.
Cioè, sull’immigrazione?
Mi piacerebbe non parlare solo di questo, perché ne ho parlato tanto, ma di anziani, di come vengono gestiti gli ospedali, di disabili, di Alzheimer, di malattie rare, di famiglie abbandonate a sé stesse, di assistenza domiciliare.
Come valuta la scelta della Lega di creare un ministero della Famiglia, con a capo una figura che si richiama ai valori dell’elettorato cattolico?
Non è una novità assoluta, c’è già stata in passato, dipende da quello che fa. Non ci facciamo abbagliare dai verbalismi e dai nominalismi: vedremo. Certamente siamo molto sensibili alle politiche di sostegno alla famiglia, perché viene utilizzata come ammortizzatore sociale di ricambio, mentre invece ha bisogno di essere sostenuta. Quindi ben venga un ministro della famiglia se si occupa di questo. Ma non se diventa l’ennesima clava per dividere invece che per unire.
Sul lavoro, pensa che l’impostazione del nuovo governo sia positiva oppure no?
Sicuramente la lotta al precariato e alla disoccupazione, che non si generalizzi il lavoro precario e che non diventi l’unica forma, uno dei temi cioè dei cinque stelle, ci trova consenzienti. È una delle preoccupazioni che il Pd ha avuto poco: bisogna difendere il lavoro che c’è, i posti che ci sono, bisogna cercare di non precarizzare la società. Le risposte che sono state date, sia in campagna elettorale che nel decreto dignità, sono tutte da verificare, e bisogna essere più creativi e andare contro la polemica sul reddito di cittadinanza, che non è sicuramente la soluzione perché non ci sono i soldi. La risposta non ci sembra convincente ma la domanda è pertinente.
Si parla molto in questi giorni di un’emergenza razzismo in Italia, la vede una cosa verosimile oppure si tratta di una percezione gonfiata?
Sono molto preoccupato perché si sta avvelenando la società, dividendola, per cui si sono stati questi episodi di razzismo, che sono stati tanti e che non possono essere celati. Quindi sono d’accordo con il messaggio di Mattarella.
Lei viene dall’esperienza della Comunità di Sant’Egidio. Come valuta l’atteggiamento che la Chiesa sta cercando di portare avanti nei confronti del governo?
Sicuramente sono d’accordo con il Cardinale Bassetti quando chiama a “rammendare”, con questa parola molto bella, la società, che è quello che dico io quando parlo di unire e ritessere con vitalità tante esperienze, chiamando a un soprassalto di responsabilità anche da parte dei cattolici. Io questo lo condivido molto, conosco la nostra società che è molto composita e articolata, quindi lo traduco, per quanto posso e possiamo, e lo traduciamo in questa forza ecumenica che vuole unire e condividere, che vuole fare leva sul noi e non sui tanti io che urlano a cui ci siamo abituati in questi anni.
Quale dovrebbe essere a suo parere la missione di una forza politica cattolica oggi, nell’attuale scenario politico?
Ecumenica, nel nostro caso. Penso che si tratti di testimoniare la vitalità della società e le tante esperienze, a partire dalla famiglia, e da una società che è stata troppo umiliata da una politica tutta concentrata sulla propaganda e sulla polemica, dando rappresentanza alle tante associazioni, alle Ong, ai tanti sforzi che la nostra società ha fatto in questi anni per non essere inghiottita dallo scontro e dalla contrapposizione.
Gli ultimi venti o trent’anni della storia italiana dovrebbero insegnare qualcosa…
Certamente. Ci siamo sempre detti di avere una società molto vitale che bisogna fare esprimere. Abbiamo un problema anziani e un problema giovani che non possono essere messi uno contro l’altro, ad esempio quando si parla di pensioni. O come il discorso ambientale che non si può affrontare a colpi di contrapposizioni. Noi vediamo come il clima sta cambiando e dobbiamo sapere che c’è un problema comune, che si affrontano con una logica comune.
Sulla legge Fornero condivide l’approccio del nuovo Governo?
La scelta sulla legge Fornero è stata presa in un momento di grande emergenza finanziaria in Italia, adesso sembra che ce ne siamo dimenticati, che l’Italia nel 2011 stava fallendo. Abbiamo anche la memoria corta. Oggi sembra come se fosse calata da Marte. Ma naturalmente le cose vanno viste, valutate secondo il buon senso e non l’emotività del momento, quindi è da vedere.
Sul discorso ambientale lei invece è quindi d’accordo con il Papa, con i suoi appelli e le sue encicliche.
Certamente il Papa con le sue encicliche e con le sue lettera ci mostra una via, dall’Evangelii Gaudium, sia sull’eguaglianza che sul rispetto di tutti nella società, e anche sul tema dell’ambiente.